Oltre al Marco Simone, campo che ospita la prima storica Ryder Cup italiana, l’offerta golfistica del Lazio è di primissima qualità e molto articolata.

Vi portiamo alla scoperta dei campi della capitale e dell’intera regione, una guida utilissima per ogni appassionato.

Acquasanta

Un viaggio sui green romani non può che cominciare dal Circolo Golf Roma, più familiarmente Acquasanta.

Il campo, il più antico d’Italia ha come data di nascita il 1903, anche se probabilmente già prima diplomatici inglesi e americani calpestavano i prati delle ville romane con sacca al seguito.

Il percorso diventa ufficiale con la firma del contratto di affitto dei terreni di proprietà dei principi Torlonia. I soci si impegnano a versare 2.900 lire all’anno. Un affare, visto che nel contratto era contemplata anche la rendita da pascolo e foraggio.

Ma ciò che affascinò i primi giocatori e continua ad ammaliare anche oggi i loro epigoni è l’ambiente: la vista sull’acquedotto Claudio e sulla tomba di Cecilia Metella, San Giovanni in Laterano e il Cupolone.

All’Acquasanta (il nome si deve alla fonte dietro al tee della buca 3, a lungo luogo sacro per i romani) si gioca nella storia. Fino al 1912, il campo era di nove buche, l’anno successivo, acquisiti nuovi terreni e nuovi soci, il percorso passò a 18.

Il vero boom avvenne nei primi anni del secondo dopoguerra e trasformò il circolo in uno dei luoghi simbolo della mondanità romana, ma anche in una delle scuole di golf più rinomate d’Italia.

Merito dei campioni nati su questi green, da Franco Brevione a Isabella Goldschmid, che facevano man bassa di premi sui campi di tutto il Paese, e del prestigio del centro di formazione per professionisti di golf, intuizione di Pietrino Manca. che trasformò frotte di caddie in apprezzati maestri poi partiti a predicare il verbo golfistico nei campi del Nord.

Il percorso si sviluppa nella campagna romana, tra olmi e pini marittimi. Occhio a non farsi distrarre dagli scorci paesaggistici: le buche richiedono sempre particolare attenzione e una strategia adeguata. A partire dalle prime due che sulla carta risultano facilmente addomesticabili, ma spesso puniscono chi le affronta con superficialità.

Parco de’ Medici

Sempre all’interno del raccordo anulare, procedendo verso Fiumicino, il Parco de’ Medici è molto più giovane, ma non per questo meno intrigante.

Nato verso la fine del secolo scorso, negli 85 ettari della tenuta offre 27 buche divise su tre percorsi (Bianco, Blu e Rosso) dove bunker insidiosi e ostacoli d’acqua problematici mettono a repentaglio il vostro score.

Anche qui la storia è a portata di drive. Il nome deriva dal vicino Castello dei Papi che Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico salito al soglio pontificio con il nome di Leone X, elesse a sua dimora campestre, abbellita dall’apporto di Bramante, Giuliano da Sangallo e Raffaello.

Il complesso odierno è frutto di un’imponente bonifica che ha trasformato in un centro turistico la spianata che doveva accogliere l’idroscalo di Roma, opera mai finita e poi del tutto abbandonata.

È qui che David Mezzacane, il progettista dei percorsi Bianco e Blu, si è sbizzarrito a seminare ostacoli d’acqua, green veloci e fairway movimentati. Tutti i par tre richiedono particolare attenzione, la nove bianca è per stomaci forti. Più facile, ma non per questo meno divertente, il percorso Rosso, opera dell’architetto Fabiano Rebecchini.  

Parco di Roma

Ancora senza uscire dal Grande Raccordo Anulare, il Parco di Roma è un campo tecnico e affascinante.

Situato all’interno del Parco di Veio, colmo di storia, di verde e di bellezze archeologiche, è frutto della matita e dell’esperienza di P.B. Dye, l’architetto statunitense che ha firmato progetti sontuosi dagli Usa ai Caraibi, dall’America Centrale all’Europa.

Il risultato è un campo dal design moderno, con green ariosi e pendenze da interpretare. Quanto al panorama, immerso nelle colline romane tra la Cassia e la Flaminia, il percorso permette di spaziare su tutto lo skyline della Capitale fino a San Pietro.

Occorre però restare concentrati sul gioco: ogni buca è diversa dalle altre, alcune impegnative anche per i golfisti più scafati, altre più abbordabili grazie a fairway ampi e invitanti.

Olgiata

Salendo verso Nord Est e seguendo la Cassia, si approda all’Olgiata, un altro dei santuari del golf romano.

Su questi prati hanno lasciato il segno gli Etruschi, gli imperatori romani, le famiglie della antica nobiltà locale: Anguillara, Orsini, Chigi.

Ma fu una famiglia di banchieri comaschi, gli Olgiati, ad acquisire attorno al ‘500 la tenuta e a chiamarla Olgiata.

La storia di quest’area è stata tormentata da vendite, bancarotte, fallimenti e successive aste fino a che il marchese Incisa, che l’aveva ricevuta in dono di nozze dalla madre, dopo essersi trasferito con la moglie pensò di trasformarla in un’azienda agricola con coltivazioni di lino, orzo, avena e grano.

Sul finire degli anni ‘50 del secolo scorso i campi coltivati e le piste di allenamento della razza Dormello-Olgiata, dove erano cresciute stelle dell’ippica internazionale, da Nearco a Ribot, lasciarono spazio a un centro residenziale con campo da golf, piscine e campi da tennis.

l campo si sviluppa su due percorsi: quello Ovest (18 buche, inaugurato nel 1961) e il più recente percorso Est (9 buche par 36) disegnati dall’inglese C. Kenneth Cotton e rivisitati una decina di anni fa dall’americano Jim Fazio.

Dai tee neri (ogni buca ha sette battitori) per un medio dilettante è una sfida persa in partenza, dai gialli o dai rossi resta un campo lungo e impegnativo, con green veloci e curatissimi. Se ci arrivate per pranzo o per cena, il vero birdie sono gli spaghetti alle vongole che si gustano in club house: frotte di non golfisti si spingono fin qui dal centro di Roma attratti dalla fama del piatto.

Terre dei Consoli

La via Cassia è una specie di golf road. Puntando verso Viterbo, lasciata l’Olgiata, una tappa a Terre dei Consoli è obbligatoria.

Non solo per la simpatia e la competenza di Ascanio Pacelli, il general manager del Circolo, ma per la bellezza delle 18 buche uscite dalla penna di Robert Trent Jones Jr., un nome una garanzia.

Il percorso si adatta perfettamente al paesaggio naturale della grande vallata nella quale è adagiato e ne valorizza il tasso tecnico con ostacoli intriganti e spettacolari.

Nella mente del golfista che la affronta per la prima volta resta a lungo impressa la buca nove, “The Island”, dove il green sembra emergere da uno specchio d’acqua.

Accanto alle 18 buche da campionato, il Family Course, (9 buche, par 32; 1885metri), consente ai meno esperti di prendere confidenza con fairway e green, ma garantisce divertimento e interesse anche agli handicap più bassi.

Golf Nazionale

Da una faccia arcinota del golf italiano a un altro personaggio che ha scritto pagine importanti del nostro sport.

Alessandro Rogato, giocatore sul Tour Europeo a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, poi organizzatore delle tappe italiane dei circuiti internazionali, Open d’Italia compreso, da qualche tempo è presidente del Golf Nazionale, prestigioso percorso alle porte di Sutri.

Campo tecnico (chiedere conferma agli aspiranti pro che qui si giocano ogni anno l’ammissione alla scuola) è caratterizzato da un fosso che in pratica lo attraversa a ferro di cavallo e ha dato a George e Jim Fazio e a David Mezzacane l’ispirazione per immaginare le 18 buche tra le querce della campagna romana.

Da sempre casa della Federazione Italiana Golf, ospita la Scuola Nazionale Golf che ogni anno laurea i nuovi maestri, i segretari di circolo e i green keeper, ossia il futuro del golf italiano.

Il campo è tosto, con alcune buche che richiedono potenza e precisione (la 10 ha tormentato i sonni di molti dilettanti) per cui, se il vostro handicap è medio alto, meglio optare per i tee avanzati. I fairway sono in Bermuda grass, in ossequio alla massima ecosostenibilità dell’impianto. La comoda la foresteria del circolo offre 22 camere ai golfisti itineranti.

Fioranello Golf Club

Attraversata Roma verso Sud e raggiunta di nuovo la via Appia, una breve deviazione a Ovest conduce al Fioranello Golf Club.

Siamo a due passi da Ciampino, alle falde dei Colli Albani. Il club è nato nel 1979 nella tenuta che fu dei principi Boncompagni Ludovisi, ai confini con il Parco Archeologico dell’Appia Antica. 

Sfoggia 18 buche divertenti e ben tenute, non lunghissime ma dal contenuto tecnico molto interessante. Alla buca sette tirate fuori dalla sacca la macchina fotografica o il telefonino: la vista dei Castelli Romani merita una pausa di riflessione e uno scatto.

Da sottolineare il clima accogliente che il circolo riserva a soci e visitatori. Una caratteristica che ne fa un vero circolo di golf di campagna, piuttosto distante da quei club paludati dove il giocatore esterno è visto come un intruso e spesso mal sopportato.

Castelgandolfo

Avete mai giocato in un vulcano? Il golf di Castelgandolfo può colmare questa lacuna.

Robert Trent Jones, vedendo il cratere su cui si affaccia la villa fatta costruire dal cardinale Flavio Chigi, ha pensato bene di realizzare al suo interno un intrigante percorso di 18 buche disseminando il terreno, già di per sé mosso, di bunker (ce ne sono 93) laghetti (se ne incontrano tre), ostacoli artificiali e fairway che dribblano ulivi e pini mediterranei secolari.

L’area era coltivata dai tempi dei Romani che prosciugarono il lago formatosi al suo interno con una rete di canali e cunicoli che ancora oggi funzionano. Il disegno di Trent Jones ha conservato vigneti, cipressi, mimose, agrumi, roseti coltivati da secoli. Il risultato è un tracciato che appaga sia l’occhio che la tecnica.

Fiuggi

Il binomio golf/terme è apprezzato e collaudato non solo in Italia. Da Abano a Saturnia, un bagno rilassante dopo 18 buche è considerato un “must” golosissimo. Poteva Roma, culla della civiltà termale, non offrire un’opportunità del genere?

Basta un’oretta di macchina per raggiungere Fiuggi e per scoprire il campo che dal 1928 allieta le giornate di turisti e residenti. Fiuggi è uno dei primi campi pubblici italiani.

Dalle primitive nove buche è passato alle attuali 18 a fine anni ‘90. Lungo 5.864 metri è un par 70 e copre un’area di 73 ettari che si estende dalla Fonte Termale Bonifacio VIII fino al Lago di Canterno.

Movimentato e a tratti impegnativo (affronterete salite abbastanza importanti alla nove, alla 14 e alla 17) si snoda in un ambiente tranquillo e rilassante. Ma poi obbliga a colpi chirurgici. Ad esempio, alla 6 dove tra l’ostacolo d’acqua a sinistra e il bosco a destra, chi non controlla lo swing può dire addio alla pallina. 

Tutti gli altri circoli del Lazio

Archi di Claudio: 9 buche

Mare di Roma: 9 buche

Marina Velka: 9 buche

Rieti: 9 buche

Casalpalocco: campo pratica

Cassino: campo pratica

La Castelluccia: 9 buche p&p

Ciociaria: campo pratica

Simon’s Green: campo pratica

Tevere: campo pratica

Tiber 23: 18 buche p&p

Viterbo: campo pratica