Will Zalatoris sembra davvero essere il nuovo astro nascente del golf mondiale. Il secondo posto conquistato al Masters, in qualità di esordiente, lo ha velocemente inserito nell’élite del golf mondiale.

Alcuni giornalisti lo hanno definito l’ennesimo prodotto delle università americane. A essere sincero questa affermazione mi lascia alquanto perplesso.
Se dovessimo infatti tenere conto del numero di golfisti che studiano negli Stati Uniti e delle opportunità che questi ragazzi hanno a disposizione frequentando le loro splendide università, direi proprio che il numero dei fenomeni espressi negli ultimi vent’anni non sia poi così alto!

Questi giovani atleti giocano ogni settimana in percorsi straordinari con condizioni simili al Tour. Inoltre, si allenano in zone di altissima qualità e hanno a disposizione palestre con ogni tipo di attrezzatura.

Non c’è quindi da sorprendersi se ogni tanto esca un nuovo campione, sarei piuttosto molto più sorpreso se dovesse succedere il contrario.

La cosa più importante che ci ha insegnato la carriera di Zalatoris è che non bisogna aver fretta di arrivare

 

 

 

 

 

 

 

Quando hai il golf nel sangue e fin da giovane dimostri una forte predisposizione alla competizione, prima o poi arriverai sul Tour.

Il talento californiano, nonostante i successi ottenuti in giovane età, ha saggiamente deciso di non voler fare il passo più lungo della gamba. Si è iscritto all’università per continuare a giocare da amateur e ottenere un titolo di studio.

È chiaro che negli Stati Uniti per un golfista o per uno sportivo in generale questa scelta è molto più semplice da prendere rispetto a un ragazzo europeo.
Da noi, quando ti iscrivi all’università, devi il più delle volte smettere di praticare sport ad alto livello. Oltreoceano, al contrario, quando giochi per una squadra universitaria hai degli straordinari vantaggi sia economici che tecnici.

Finita l’università Zalatoris non è riuscito a ottenere la carta per il Korn Ferry Tour. Conscio però delle sue possibilità, non si è certo abbattuto e ha sfruttato ogni singola occasione che gli è stata proposta per scalare la classifica mondiale. Si è guadagnato così la carta del PGA Tour senza passare dalla difficile e imprevedibile Qualifying School.

Nell’era dei muscoli e dell’abuso delle proteine Zalatoris ha fatto valere testa, classe e puro talento

In breve tempo ci ha dimostrato che si può tirare la palla lunga e primeggiare nei major anche con un fisico ‘sotto peso’, 1,88 per 75 chili.

Per essere definiti degli atleti e rendere al massimo nel golf non bisogna per forza di cose avere grandi muscoli d’acciaio ma piuttosto un fisico allenato, efficiente e coordinato.

La tecnica e la precisione del punto di contatto garantiscono lunghezza e consistenza anche a chi non ha una muscolatura massiccia.

Possiamo affermare che il fisico del giovane Will assomigli molto a quello del noto “stravagante picchiatore” Bubba Watson: entrambi i giocatori infatti sfruttano al meglio la lunghezza delle loro leve per creare un arco molto ampio e ottenere potenza tramite la velocità delle braccia.

Da tee a green Zalatoris è davvero consistente, l’unico punto interrogativo per il futuro sarà a mio parere il rendimento del putt

Le caratteristiche tecniche del bastone e l’impugnatura adottata lasciano pensare a un rapporto non idilliaco con questo attrezzo.

È anche vero che, avendo passato egregiamente la prova del Masters dove l’abbinamento tensione e difficoltà green rappresenta il test più duro dell’anno, ha dimostrato di essere vaccinato e di poter quindi reggere ogni tipo di imprevisto futuro. Esaminando nei dettagli lo swing del giovane campione possiamo notare alcune particolarità tecniche.

Del backswing abbiamo già parlato in precedenza: le braccia creano davvero un’ampiezza impressionante. La transizione inizia con una notevole compressione del busto, che va ad abbassare il piano del bastone.

La parte bassa del corpo ruota velocemente verso il bersaglio mentre la parte alta non si fa trascinare e resiste in posizione. Si crea quindi una notevole differenza fra la rotazione dei fianchi e quella delle spalle.

In prossimità dell’impatto le spalle si presentano infatti pericolosamente chiuse e il bastone rimane quindi a lungo in ritardo ed esposto a destra rispetto al bersaglio.

La schiena, in particolare la parte lombare, viene di conseguenza sottoposta a una forte pressione, vista la velocità con la quale Zalatoris fa viaggiare il bastone.

I punti di forza di questa promessa del golf mondiale sono certamente l’età, la conseguente freschezza fisica e la voglia di emergere che hanno tutti i giocatori a inizio carriera.

La lunghezza dal tee e la precisione con i ferri rendono Will un’efficiente macchina da guerra: quando scalda il putt diventa davvero difficile da battere!

Gli unici punti deboli per il futuro potrebbero essere il rischio di avere problemi alla schiena e il rendimento del putt, che in molti casi dalla corta distanza evidenzia un ritmo non ideale.