Il suo talento non è mai stato in discussione, il fisico invece lo ha costretto a una dura batta­glia personale, nella speranza di tornare un giorno a poter fare ciò per cui è nato, vincere.

Dietro al pieno recupero di Tiger Woods come giocatore ad alti livelli c’è un aspetto che forse più di ogni altro è stato determinante: la sua straor­dinaria caparbietà a non mollare, mai, nemmeno quando tutto sembrava ormai perso.

Per analizzare quanto sia determinante la forza deIla mente nella vita agonistica e nei suc­cessi di uno sportivo abbiamo chiamato Saman­tha Bernardi, psicologa e psicoterapeuta da anni impegnata nell’ambito golfistico, a contatto con amateur e professionisti.


Qual è il segreto di questo miracolo sportivo a suo parere?

“In molti mi hanno chiesto se sapessi dire cosa c’è nella mente di Tiger che lo rende un’atleta così speciale.

Una domanda da un milione di dol­lari, quasi fosse la richiesta che si fa al medico affinché ci prescriva la medicina per iniziare a vincere.

Purtroppo non ho la bacchetta magica ma questa domanda mi permette di mostrarvi una nuova prospettiva, quella con cui ogni gior­no lavoro, seguendo la performance e la vita cli giocatori di golf di diverso livello, dai bambini ai professionisti.

Spesso si sente dire che il golf è molto simile alla vita, ma è anche vero il contrario e cioè che “È la vita a essere simile al golf’.

Golf e Vita come Corpo, Mente e Ambiente non sono entità distinte ma sono sempre in interazione l’una con l’altra, per questo diventa impossibile pensare che a golf vince solo chi è tecnicamente perfetto.

Quanto è importante quindi allenare la mente per un golfista?

Tanti sanno che questo sport richiede non solo un allenamento tecnico ma anche uno mentale, ma pochi realmente lo mettono in pratica.

I più cercano scorciatoie per avere un risultato nel bre­ve tempo, altri seguono la moda del momento e altri ancora si ostinano a voler risolvere problemi che riguardano la sfera emotiva-mentale, ricer­cando la perfezione nella tecnica.

Scegliere di giocare a golf è inconsapevolmente scegliere di fare un percorso dentro se stessi.  Un percorso di crescita personale.

Possiamo comprendere que­sto partendo da un aspetto fondamentale; il golf il più delle volte non prevede avversari, nemmeno il campo è considerato tale (chi lo pensa, sbaglia!), l’unica vera sfida è con se stessi ogni volta, ogni giorno, ogni momento.

Ci fa conoscere chi siamo, ci mostra i nostri limiti e i nostri punti di forza e per questo non possiamo certo dimenticarci che ogni atleta porta con sé una storia, la sua storia fatta di relazioni e di persone, che non sono ininfluenti sulla performance che viene messa in scena colpo dopo colpo.

Quindi la crisi agonistica di Woods era anche legata a quella personale?

Se pensiamo a Tiger notiamo che il suo momento più buio a livello golfistico coincide con una serie di eventi della propria vita privata (infortuni, interventi chirurgici, separazione dalla moglie, la morte del padre, l’arresto), una ognuno di noi, a seconda dell’età, debba affronta­ re momenti difficili o felici, a fare scelte impor­tanti a livello scolastico, lavorativo o sentimen­tale.

Questi nel mio gergo tecnico sono definiti dei ‘Turning Point’ esistenziali, che rimettono in discussione l’intera persona e i suoi orizzonti/ obiettivi.

Durante questi periodi la prestazione sportiva ne risente a tal punto che l’atleta vive, si allena e compete in un’atmosfera negativa o positiva, che come un vortice lo può trascinare sempre più giù oppure lo fa performare in modo ottimale.

Provate a pensare a quante volte nono­ stante tantissime ore passate in campo pratica, lezioni con il vostro coach, non riuscite a capire perché non siete in grado di tirare un drive o un ferro in gara.

Oppure per quale motivo non riu­scite a recuperare un colpo sbagliato e il vostro score ne risente.

O perché non siete in grado di gestire l’emozione post birdie che vi fa sentire onnipotenti sul tee della buca successiva.

Cosa distingue un mental coach da uno psicologo?

A differenza dei menta! coach il mio ruolo di psicologa/psicoterapeuta mi permette di lavorare con l’atleta a 360° a seconda delle esigenze del momento, aiutandolo a gestire parallelamente sport e vita, a partire da colloqui in studio, pas­sando per il campo pratica e arrivando fisicamen­te in campo durante le gare, lavoro con gli atleti per far sì che riescano in primis a conoscersi e a strutturare la propria identità di giocatore.

Cosa insegna quindi la vittoria di Tiger al Masters del 2019?

A volte è necessario fare un passo indietro e rimanere nell’ombra per avere la possibilità di concentrarsi su se stessi.

Tiger molto probabil­mente è risalito da un baratro ricostruendosi pezzo dopo pezzo.

E questo è possibile solo se ci si allontana dalle logiche del mercato e dalle mode, per avere la possibilità di concentrare il proprio focus non sul risultato, ma sul processo che porta a essere un golfista unico e irripetibile, come unico è lo swing di ognuno di noi.

È necessario partire da se stessi per raggiun­gere quella consapevolezza che crea le fonda­menta della costanza.

Solo così si può arrivare come Tiger a firmare ogni colpo e a raggiungere i propri obiettivi.


Chi è Samantha Bernardi

Laureata in Psicologia Clinica nel 2011, dal 2015 è Cultore della Materia in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Pavia.

Nel 2017 si è specializzata in Psicoterapia cognitivo­ neuro-psicologica presso la Scuola Lombarda di Psicoterapia (SL OP).

Nello stesso anno consegue il titolo di Dottore di Ricerca presso l’ Università degli Studi di Pavia.

Diversi sono i contributi scientifici a convegni e su riviste specializzate a livello nazionale e internazionale da lei realizzati.

Durante la sua carriera universitaria, decide di specializzarsi in Psicologia dello Sport  e  da cinque anni lavora in esclusiva nel settore del golf, collaborando con diversi professionisti.

Dal 2018 è collaboratrice del Comitato Regionale Emilia Romagna.