Una delle grandi questioni del golf è il tempo di svolgimento delle gare: dal grande DP World Tour europeo alla semplice gara di circolo, rimanere sul percorso più di cinque ore è diventata la regola. E a poco sono servite tutte le iniziative prese dai circoli per limitare questa vera e propria piaga.
Marshal in campo, cartelli sparsi sul percorso con l’indicazione dei tempi ideali di transito, minacce di penalità per gioco lento (peraltro raramente applicate): tutto inutile.
“Sul Tour – ci dice Sebastiano Torrisi, Referee dello European Tour Group – da qualche tempo abbiamo adottato un sistema di rilevamento del transito dei giocatori. Ad ogni buca c’è un addetto che immette manualmente su un palmare i vari tempi di chiusura della buca stessa.
Questi dati vengono trasmessi in tempo reale a un server centrale e così sui tablet dei singoli arbitri appare immediatamente la posizione di ciascun team in campo. Questo permette di tenere sotto controllo la situazione complessiva e intervenire in maniera mirata e certa”.
Tale concetto cala adesso sui Circoli e sulle gare nazionali italiane. Infatti stanno arrivando sul mercato prodotti nuovi, diretti derivati di quello in uso nel Tour, con adattamenti e implementazioni utili alle necessità dei circoli e senza alcun intervento dei giocatori.
In Italia il primo ad averli adottati è il Royal Park di Fiano: si tratta del Tagmarshal, un prodotto sudafricano che Marco Aquilino, giovane e attento amministratore delegato del bellissimo club torinese, ha avuto modo di conoscere nel suo recente viaggio al PGA Show 2022 a Orlando (Florida).
“Ne avevo sentito già parlare da Jano Torrisi e avevo avuto la fortuna di vederne il funzionamento durante una gara del Tour. Sicuramente la nostra decisione finale è avvenuta dopo aver esaminato l’ultimo aggiornamento durante il PGA show di gennaio”.
Innovazione tecnologica
All’apparenza sembra di avere in mano il telecomando del nostro garage. In realtà è un concentrato di tecnologia che permette non solo di controllare la velocità di gioco di ciascun team in campo, ma di trasmettere una serie di dati che vengono memorizzati nel programma. Così facendo si crea nel tempo una banca dati costantemente aggiornata, con elementi che si riferiscono al giocatore singolo, al tipo di gara, alla combinazione di giocatori, ai problemi sul campo che provocano ritardi.
Ci dice infatti Marco Aquilino: “Noi consegniamo a ogni team un piccolo GPS da attaccare alla sacca. Lo strumento viene impostato precedentemente dalla segreteria con l’inserimento dei componenti del team, dell’orario di partenza e i tempi di gioco. Una volta che il team è sceso in campo, il GPS traccerà l’andamento della squadra, segnalando al comitato i tempi di uscita da ciascun green”. Per il giocatore ci sarà anche il vantaggio, cliccando un tasto sul dispositivo, di chiamare un arbitro per un ruling, evitando quindi il problema di telefonare che spesso non è così agevole.
Si ottimizzerà quindi la qualità del lavoro di marshal, arbitri e addetti. Con tale sistema si individueranno immediatamente i team lenti e il personale potrà aiutarli a recuperare prima che il ritardo diventi eccessivo, con tutti i problemi conseguenti. Uno dei punti di forza è che tutto questo sistema è controllabile non solo dalla segreteria ma anche da ogni singolo tablet o smartphone, tutto questo direttamente dal campo.
Ma l’elettronica viaggia a velocità sorprendenti e Marco Aquilino ci segnala ancora: ”Il sistema è in piena evoluzione e già ci sono, in molti campi esteri, modelli ancora più avanzati con, ad esempio, dei piccoli monitor che danno più informazioni al giocatore, fra cui distanze e tempi. Noi, da pionieri in Italia ma amministratori prudenti, vogliamo cominciare dall’inizio e un po’ alla volta ci evolveremo in funzione delle nostre esigenze e di ciò che il mercato ci offrirà”. In ogni caso, sarà un grosso passo in avanti anche nel rapporto con il giocatore perché egli saprà che in ogni momento c’è qualcuno che sa sempre dov’è.
Gestione della privacy
Argomento spinoso è quello della privacy: i dati non spariscono a fine gara ma vengono tenuti in memoria e costituiscono, come detto, un bagaglio di nozioni importanti. “La privacy è tutelata al 100% – dice Marco -. Nella gestione della singola giornata nulla cambierà in quanto il GPS manderà un segnale riferito al singolo team, mentre nella banca dati sarà possibile oscurare il nome del giocatore che non desidera avere le proprie statistiche conservate, come già avviene nelle gare attuali”.
Oltre che alle gare di Circolo questo sistema verrà applicato a tutte le manifestazioni più importanti: Campionato Internazionale d’Italia Femminile, Trofeo Memorial Renato Piragino, la Saranno Famosi… Sarà una grossa novità che permetterà di tenere d’occhio la situazione anche nelle buche più nascoste e difficili da controllare. Ci saranno problemi per gli arbitri nell’uso di questo nuovo mezzo?
Nessun ritardatario
“Credo – dice ancora Marco Aquilino – che non sia uno strumento che possa sostituire il lavoro dell’arbitro; può tuttavia essere un grande aiuto per avere sempre la situazione dei tempi sotto controllo. Credo che, come tutte le novità, ci sarà un momento di transizione per cui gli arbitri continueranno a utilizzare i metodi tradizionali per la gestione della gara ma che, in tempi brevissimi, il timing sheet potrebbe subire un’evoluzione importante, se non addirittura essere messo nel cassetto delle reliquie del golf del passato”.
Servirà anche per evitare richiami sbagliati e, dall’altra parte, goffe giustificazioni (“È tutta la gara che aspettiamo”, quando magari la squadra ha due buche vuote davanti)?
“Sicuramente – conclude l’amministratore del Royal Park – sarà più difficile per i giocatori bluffare e inventarsi strane scuse ma allo stesso tempo sarà anche più facile misurare le performance dello staff in campo, ricordandoci però che lo spirito alla base del sistema è lo stesso che muove l’arbitro: aiutare il giocatore, non punirlo”.
Il Tagmarshal al Royal Park dovrebbe diventare operativo da fine marzo. Verso fine aprile o inizio maggio si dovrebbero già avere un minimo di statistiche per verificare l’impatto con i tempi di gioco. Potremo dire addio al golf lento?