Per capire bene lo swing di Hideki Matsuyama credo sia importante avere l’occasione di vederlo dal vivo.
Lo ‘slow motion’ rende ovviamente poco percepibile il timing dello swing, che in questo caso risulta essere la caratteristica principale di Hideki, il cosiddetto marchio di fabbrica, aspetto talmente particolare da poterlo definire unico se andiamo a osservare gli altri top player.
La differenza di timing fra il backswing e il downswing è davvero impressionante.
Matsuyama ‘carica il colpo’ come si suole caricare un potente arco da tiro, pronto prima di sganciare una freccia.
Il suo back è infatti lentissimo e assomiglia al gesto con cui si tende appunto la corda dell’arco e, dopo una piccola e atipica pausa all’apice, oggi molto meno accentuata rispetto a qualche anno fa, il suo corpo scatta verso il bersaglio alla velocità di una freccia acuminata.
Da notare nello swing di Matsuyama la notevole ampiezza del backswing, nonostante il corpo non compia alcuno spostamento laterale e il bastone non raggiunga il parallelismo con il terreno, segno che il neo campione Masters gode di una straordinaria flessibilità corporea.
All’apice Matsuyama si presenta infatti molto stabile con la parte bassa del corpo, che rimane ben piantata al terreno, ma con le braccia e le mani molto lontane dalla palla che creano un enorme arco dello swing.
A questo punto, Hideki fa partire la parte bassa del corpo a una velocità impressionante, e lo spostamento e la rotazione dei fianchi verso il bersaglio creano una potenza straordinaria.
A metà downswing ha infatti incrementato di molto la differenza di angoli tra spalle e fianchi; la fibbia della cintura è quasi girata verso il bersaglio mentre le spalle non sono ancora arrivate in posizione parallela alla linea di tiro.
L’unico inconveniente è che, così facendo, il bastone non riesce a pareggiare la velocità del corpo e rimane leggermente in ritardo costringendolo a recuperare con un rilascio anticipato che spesso gli causa qualche rotazione di troppo della faccia del bastone attraverso l’impatto.
Ma la forza fisica di questo giocatore fa sì che queste rotazioni non prendano il sopravvento sul suo gioco; le potenti braccia tengono ben saldo il bastone nelle fasi post impatto e a volte il braccio sinistro rimane addirittura al di sopra del destro, quasi sino al finish.
In tutto questo la testa non si muove di un centimetro e fissa a lungo il punto d’impatto, nonostante la palla sia già in volo da parecchio tempo.
Flessibilità, velocità, potenza e stabilità: tutte doti innate che Matsuyama utilizza al meglio e che gli permettono lunghezza e precisione.