Sono passati 19 anni, un’eternità dal punto di vista sportivo.
Nel 2000 Tiger Woods fu autore a Pebble Beach durante lo U.S. Open di una delle più impressionanti performance che la storia del golf ricordi. Uno dei suoi tanti record resiste ancora oggi; schiantò campo e rivali vincendo con 15 colpi di distacco sui secondi. Nessuno mai in un major è stato capace di tanto.
Quel torneo viene spesso ricordato come il vero capolavoro della straordinaria carriera del Fenomeno; a distanza di 19 anni e dopo aver rigiocato lo U.S. Open a Pebble Beach anche nel 2010 dove giunse quarto, la Tigre è ancora in campo e per nulla intenzionata a giocare un ruolo da comprimario, anzi.
Ad aprile ha messo il tassello numero 81 nelle vittorie sul PGA Tour nientemeno che al Masters, risorgendo dalle tenebre di una carriera che solo un anno prima sembrava ormai arrivata ai titoli di coda.
Da quel giorno di aprile ad Augusta Woods ha giocato poco ma le sensazioni e soprattutto i colpi che è in grado di tirare ancora fuori dalla sua sacca sono quelli di chi si sente più che mai in contention e tutt’altro che sulla via del declino.
Dopo Bethpage Black corsi e ricorsi storici invadono ora anche il mitico Pebble Beach, terra di conquista del miglior Tiger in carriera. Nel 2000 annichilì letteralmente il resto del field, giocando un torneo di un’altra galassia, chiuso con il distacco record in un major, ancora imbattuto, di 15 colpi sui secondi classificati.
A Pebble Beach Tiger va a caccia del suo quarto U.S. Open e del 16° major e, non ultimo, sollevare quel trofeo significherebbe anche raggiungere un’icona assoluta, Sam Snead, come giocatore più vincente nella storia del PGA Tour con 82 titoli.
Quello che da giovedì tenterà l’ennesimo miracolo sportivo di una carriera già leggendaria è un Tiger diverso, più forte mentalmente e con un fisico ricostruito dopo i tanti interventi alla schiena.
L’evoluzione della tecnolgia nei bastoni ha poi fatto il resto, permettendogli di coprire le stesse distanze e addirittura oltre rispetto a vent’anni fa. “Praticamente è come se giocassimo su un altro campo rispetto al 2000 – ha tenuto a precisare Woods -. Molto è cambiato da allora, le palline prima di tutto, poi le tecnologie applicate all’attrezzatura, che ci permettono performance molto diverse rispetto a vent’anni fa.
“Una cosa è rimasta però uguale a Pebble Beach – ha precisato Tiger -: è un campo dove devi essere sempre dalla parte giusta perchè se la sbagli, puoi essere punito severamente e trovarti a lottare per un doppio bogey molto velocemente. Se riguardo la mia prestazione nel 2000 posso dire con certezza di non aver preso tutti i green o i fairway ma ho sempre avuto l’angolo giusto per attaccare le aste o effettuare un buon recupero e così è stato. Il segreto per essere ancora là in cima a lottare per il titolo è in gran parte questo”.
Woods ha dimostrato al mondo di poter vincere ancora anche da quarantenne e lo ha fatto davanti a tutti i migliori. Dopo il periodo di recupero dalla quarta operazione alla schiena, quella della fusione delle due vertebre incriminate, è riuscito ha conquistare alla fine del 2018 il Tour Championship, andando a un solo colpo da portarsi a casa pure la FedEx Cup.
Poi il capolavoro del Masters, con il 15° major portato a casa e il ritorno definitivo sulle tracce del record storico dei 18 Slam di Jack Nicklaus.
I terribili piccoli green in poa di Pebble Beach saranno ancora una volta decisivi per il risultato finale.
“Bisogna puttare in modo diverso, spingendo di più il colpo. Con la poa può capitare che la palla non rotoli in modo sempre preciso e putt che sembrano destinati a entrare rimangono invece fuori di un nulla. Il trucco è quello di cercare di essere sempre a puttare sotto la buca; se putti in discesa è molto più complicato prevedere la direzione corretta”.
Pensare che Woods vinca come nel 2000 con 15 colpi di vantaggio è pura utopia ma immaginarlo sollevare il suo 16° major domenica pomeriggio non è poi qualcosa di molto lontano dalla realtà.
E il Tiger ultra quarantenne ai miracoli sportivi ormai ci crede, e parecchio.