Ogni volta che si avvicina il Saudi International, gara nata nel 2019 che si disputa in Arabia Saudita, le polemiche sono all’ordine del giorno.
Alla fine dello scorso anno l’European Tour decise di togliere il torneo dal suo calendario e il PGA Tour dichiarò che non avrebbe più consentito ai propri giocatori di partecipare all’evento.
Il motivo è legato al coinvolgimento diretto nel torneo del governo dell’Arabia Saudita, noto a livello internazionale per non rispettare i diritti umani all’interno del proprio paese, e per come questo utilizzi il golf e qualsiasi evento sportivo per ripulire la propria immagine a livello mondiale, ingaggiando a suon di dollari alcuni dei migliori atleti del mondo.
Nell’albo d’oro del Saudi International figurano Dustin Johnson (vincitore nel 2019 e nel 2021) e Graeme McDowell, per un field che ha sempre visto al via molti dei top player, attratti dai generosi ingaggi dei sauditi.
Dopo la rottura con DP World e PGA Tour, il torneo è entrato a far partel di dieci nuovi eventi dell’Asian Tour organizzati da Greg Norman e finanziati dal fondo di investimento privato del governo saudita, il Public Investment Fund, che ha messo sul piatto ben 176 milioni di euro per questa operazione.
Tra i top player che hanno confermato la loro presenza all’edizione di quest’anno, in programma dal 3 al 6 febbraio, c’è Shane Lowry. L’irlandese intende di base onorare un accordo di partecipazione al torneo saudita che firmò proprio dopo aver vinto l’Open Championship del 2019 al Royal Portrush.
Lowry e altri giocatori hanno recentemente ottenuto il via libera da PGA e DP World Tour per giocare il Saudi International anziché l’AT&T Pebble Beach Pro-Am o il Ras al Khaimah Championship, in programma nella stessa settimana sui due principali circuiti mondiali.
“Ho firmato un contratto triennale di partecipazione all’evento in Arabia Saudita – ha precisato in conference call Lowry – e ovviamente intendo rispettarlo. So che il mio agente ha dovuto chiedere un permesso al PGA e al DP World Tour. Non pensavo fosse un grosso problema per me a dire il vero: ho giocato in Arabia Saudita negli ultimi due anni e in passato ho preso parte anche all’Asian Tour. Sarei stato molto deluso se non avessi ottenuto il permesso di partecipare. Per anni i migliori giocatori del mondo hanno giocato gare anche dell’Asian Tour quindi non penso che la questione debba essere trattata in modo diverso”.
Molti giocatori hanno dovuto affrontare le critiche dei fan e dei media per essersi impegnati nel Saudi International, e Lowry è uno di questi.
“Quando faceva parte del Tour europeo aveva senso giocare tre eventi consecutivi tra Abu Dhabi, Dubai e Arabia Saudita e poi tornare in America. Oggi non è più una gara del DP World Tour ma dell’Asian ma io ho un contratto per giocare e non vedo alcun motivo per cui mi avrebbero dovuto vietare il farlo. Sono un giocatore professionista e faccio questo di mestiere, non sono un politico. Il mio compito è quello di fare del mio meglio in campo senza che la politica influenzi i miei giudizi. Mi guadagno da vivere giocando a golf, lo faccio per me stesso e per la mia famiglia e cerco di prendermi cura di loro”.
Oltre a Lowry hanno già confermato la loro presenza anche il campione in carica del torneo Dustin Johnson, Brooks Koepka, Tommy Fleetwood, Lee Westwood, Bryson DeChambeau e Paul Casey.
Insomma al Royal Greens Golf Club di Gedda il field sarà ancora una volta stellare, ma le polemiche di certo non si placheranno nemmeno questa volta…