In occasione della presentazione delle novità 2025 di Srixon/Cleveland abbiamo incontrato Shane Lowry, uno dei giocatori più amati dal grande pubblico, tra i grandi protagonisti della vittoria europea di Ryder Cup a Roma.

Ne è nata una piacevole chiacchierata su un presente di successo e un futuro ancora tutto da scrivere.Ci sono giocatori che, solo ad osservarli in tivù, catturano subito la nostra attenzione.

E non parliamo semplicemente del gesto tecnico o della loro eccezionale abilità nel gestire il gioco ma di quello che sono in grado di trasmetterci a livello emotivo. Shane Lowry è uno di questi.

Chi non ha tifato a squarciagola ed esultato per lui quando, nel 2009 ancora dilettante, trionfò nel torneo di casa, l’Irish Open, dopo tre estenuanti buche di playoff?

Solare, affabile, non manca mai di rivolgere una parola a chiunque, specchio di un popolo celebre al mondo per la sua cordialità così come per il suo calore, spirito e passione.

Una lunga collaborazione per Shane Lowry

Da quel 17 maggio di 15 anni fa Shane Lowry di strada ne ha fatta davvero parecchia ma una cosa è rimasta uguale, il suo modo di interpretare la vita e il golf.

Cinque titoli sul DP World Tour tra cui un major, ancora una volta a casa sua, l’Open Championship del 2019 al Royal Portrush, un WGC (Bridgestone Invitational), il primo successo sul PGA Tour quest’anno (Zurich Classic) in coppia con il suo grande amico Rory McIlroy, e due Ryder Cup disputate, l’ultima al Marco Simone, vinta da trascinatore assoluto, dentro e fuori dal campo.    

L’occasione di incontrarlo arriva dal suo sponsor tecnico, Srixon/Cleveland, con cui è legato sin da quel lontano 2009 che cambiò il suo destino. Quindici anni di fedele collaborazione che lo stesso Lowry, nel corso della presentazione dei modelli 2025 della Casa giapponese, ha così spiegato.

“Ho sempre pensato che Srixon/Cleveland producesse bastoni e palline di altissimo livello e dopo tanti anni posso dire di non aver cambiato idea, anzi.

Ogni produzione conferma la grande qualità dei prodotti e la continua ricerca di soluzioni innovative per permettere a noi ambassador e a tutti gli amanti di questo gioco di performare al meglio delle proprie possibilità.

Le novità di Srixon/Cleveland per il 2025

Ho visto già qualcosa delle novità del 2025 e devo dire che sono un ulteriore passo avanti in termini di potenza, controllo e feeling. La Srixon Z-STAR XV poi la considero senza dubbio la migliore palla sul mercato e quella che mi permette di performare al meglio in base alle mie caratteristiche tecniche”.

Srixon conta su un team di professionisti impegnati su tutti i principali circuiti internazionali, tra cui spiccano oltre a Shane Lowry stelle del calibro di Hideki Matsuyama, Brooks Koepka, Ryan Fox, Sepp Straka e Keegan Bradley. 

Siamo a Silvermere, uno dei complessi golfistici più frequentati dell’area sud-ovest di Londra, a mezz’ora da Wentworth, nei giorni che precedono il BMW PGA Championship, uno dei tornei iconici del calendario del DP World Tour che nel suo albo d’oro riporta anche il nome di Shane Lowry, vincitore del prestigioso titolo nel 2022.

“Per noi europei impegnati principalmente sul PGA Tour resta un appuntamento irrinunciabile – aggiunge l’irlandese -. Ha una grande tradizione e fascino, è un parkland stupendo che necessita grande controllo dei colpi e creatività.

Il successo di due anni fa è sicuramente uno dei ricordi più belli della mia carriera. Vincere sui grandi palcoscenici ti dà un’enorme fiducia e carica, la conferma di quanto di buono stai facendo e un’ulteriore spinta a voler fare sempre meglio”. 

Ad agosto a Parigi hai partecipato per la seconda volta alle Olimpiadi e hai avuto l’onore di essere il portabandiera irlandese insieme all’ostacolista Sarah Lavin. Cosa ti porti dentro da questa esperienza?

“Chiunque mi conosce sa quanto sia patriottico e quanto ami l’Irlanda. Rappresentare il tuo paese, a qualsiasi livello, è una grande responsabilità e un enorme orgoglio, qualcosa che si sogna sin da bambino.

Personalmente i dieci giorni trascorsi alle Olimpiadi sono stati tra i migliori della mia carriera, dal portare la bandiera nella cerimonia di apertura a indossare i colori del mio paese davanti ai tanti irlandesi che erano venuti a sostenerci a Le National creando un’atmosfera fantastica.

È qualcosa che mi ha davvero toccato e che ricorderò a lungo. Non nego di essere deluso dal risultato (26°) e di non essere riuscito a portare a casa una medaglia, ma fa parte dello sport e bisogna saperlo accettare.

Che cosa mi porto dentro? Ho trascorso del tempo con altri atleti irlandesi, in particolare con Sarah Lavin. Sarah mi ha aperto gli occhi sul duro lavoro spesso mal retribuito di molte discipline considerate minori.

Ti rendi conto quindi di essere un privilegiato come golfista rispetto a tanti altri grandi sportivi. Sei a contatto con gente che lavora duramente una vita intera semplicemente per essere presente alle Olimpiadi. Un’esperienza che ti insegna quanto sia fondamentale essere umili e lavorare sodo per conseguire i propri obiettivi, una grande lezione di vita”.

Da qualche tempo vivi in Florida con tua moglie Wendy e le vostre due figlie, Iris e Ivy. Ti piace e quanto ti manca l’Irlanda?

“Devo dire di sì, stiamo bene e siamo molto felici. Le bambine vanno a scuola tutte e due e hanno il loro gruppo di amichetti, ci siamo integrati bene con la comunità. È un posto davvero unico per il golf e per allenarsi e in più abbiamo creato belle amicizie.

Stiamo cercando di dare alle nostre figlie un ambiente confortevole dove crescere anche se, prima o poi, torneremo in Irlanda. Casa è casa, anche mia moglie è irlandese e abbiamo parenti stretti con cui vogliamo trascorrere più tempo insieme.

Siamo ancora abbastanza giovani, ora la nostra vita è negli Stati Uniti per i miei impegni professionali ma in futuro è indubbio che ci piacerebbe tornare. Appena possibile voliamo in Irlanda a trascorre un po’ di tempo, in estate e a Natale ma a volte anche in altre occasioni”. 

Tornando alla gara olimpica: che ambiente si respirava a Le National, quella di un torneo tradizionale?

“L’impressione era quella di partecipare a un grande evento internazionale, più importante rispetto alle gare settimanali di circuito. Io personalmente l’ho vissuto come qualcosa di superiore addirittura a un major per il fatto che sentivo la responsabilità non solo individuale ma di rappresentare un intero paese.

È stato bello condividerlo con Rory McIlroy perché siamo molto amici anche fuori dal campo ed entrambi abbiamo approcciato il torneo con la stessa emozione e importanza.

È stata un’esperienza stupenda, uno dei migliori tornei a cui ho partecipato, su un grande campo. Il golf alle Olimpiadi sono convinto che avrà un grande futuro perché oggi tutti sono concordi sul fatto che sia un appuntamento irrinunciabile nella propria carriera professionistica.

E poi non dimentichiamoci che è stato un enorme spot per il golf: molte delle persone che ci seguivano in campo non erano golfiste e questo non può che fare bene alla sua promozione a livello mondiale”.

Shane Lowry alla Ryder Cup

Parliamo di Ryder Cup. È passato un anno dal Marco Simone e ne manca uno a Bethpage. Che cosa significa per te questo evento e cosa ti aspetti dalla prossima edizione? Senza dimenticare che tra quattro anni toccherà proprio alla tua Irlanda ospitare la sfida…

“La Ryder in Italia è stata una delle più incredibili esperienze della mia vita, vincere la coppa con alcuni dei tuoi migliori amici sul tour è qualcosa di veramente stupendo. Il modo in cui l’abbiamo ottenuta, davanti al nostro pubblico, a Roma, la Città Eterna, tutto è stato speciale.

Far parte di nuovo del team europeo a Bethpage tra un anno è uno dei miei grandi obiettivi. Credo di poter dare un contributo importante grazie all’esperienza maturata, amo i match play, mi piace la sintonia che si crea nelle gare a coppie e adoro l’adrenalina che ti trasmette questo evento magico.

Se giocherò le prossime due Ryder vincendole posso dire che la mia carriera sarà pressoché completa. Nel 2027 avrò 40 anni per cui se dovesse accadere vorrebbe dire che ho ottenuto tutto ciò che volevo, un major, tante vittorie importanti e la gloria eterna in Ryder”. 

Quale giocatore ti ha colpito di più tra quelli che si sono affacciati negli ultimi anni sul tour?

“Senza dubbio Ludvig Åberg. È impressionante, davvero. Non c’è una parte del suo gioco che non ti lasci a bocca aperta. Probabilmente è il giocatore che mi ha colpito di più vedere all’opera da quando sono ragazzo.

La prima volta che ci ho giocato insieme è stato nel giro di pratica di martedì al Marco Simone prima della Ryder. Non sono mai stato così colpito nel vedere un giocatore come con Ludvig, e considera che conosco Rory McIlroy da oltre 15 anni…

È sicuramente il prossimo numero uno del mondo e vincerà molto presto un major, non solo per il livello del suo gioco ma per la sua straordinaria attitudine in campo e per la sua grande forza mentale. Sa perfettamente quello che vuole, è molto deciso e convinto.

È scandinavo, molto focalizzato su quello che sono i suoi obiettivi. Per noi europei è una grande fortuna, sono certo che diventerà una colonna portante della squadra di Ryder per molti anni a venire. Deve solo stare tranquillo, il suo momento arriverà presto”.

Matteo Manassero è tornato a giocare ad altissimi livelli dopo oltre dieci anni, rientrando nei top 100 del mondo, cosa ne pensi del suo percorso?

“È senza dubbio uno dei più stupefacenti ritorni al top del golf mondiale che abbia mai visto e per questo non posso che fagli i complimenti. So quanto lavoro c’è alle spalle, e la perseveranza di Matteo insieme al suo talento gli hanno permesso di tornare tra i grandi.

Chi non gioca sul tour non si immagina minimamente quanto sia duro rimanere ad alti livelli. È esploso davvero giovanissimo, ha vinto di tutto e aveva i riflettori del mondo puntati addosso.

Poi tutto improvvisamente si è inceppato e per lungo tempo è stato lontano dalle scene, ha dovuto ricostruirsi e lo ha fatto con umiltà e dedizione, e vederlo oggi di nuovo al top è qualcosa di veramente straordinario.

Poteva tranquillamente buttare la spugna ma non l’ha fatto, e questo è un grande merito e dimostra di che pasta è fatto. È ancora così giovane e sembra che sia sul tour da una vita. Ha ancora tanti anni davanti e si toglierà ancora molte soddisfazioni”. 

Cosa fa Shane Lowry nel suo tempo libero?

“Diciamo che oggi rispetto a dieci anni fa le cose sono piuttosto cambiate! Ora sono sposato e ho due bambine per cui passo il mio tempo libero principalmente con loro. Pranzi e cene con gli amici quando non ho tornei, qualche drink da buon irlandese, molto semplice direi.

Adoro lo sport in generale, mi piace quando sono in Irlanda andare a vederlo dal vivo, soprattutto il calcio. Sembra assurdo ma mi rilassa molto giocare a golf con gli amici, non sono un tipo stravagante, amo le cose semplici. La famiglia per me viene prima di tutto”.

Cosa vorresti da quest’ultima parte di stagione sul DP World Tour?

“Vincere. Ho conquistato un torneo in coppia con McIlroy ad aprile sul PGA Tour ma mi piacerebbe farlo a livello individuale. Se ci riuscissi prima della fine della stagione europea lo considererei un anno molto soddisfacente”. 

Ritieni di essere al picco della tua carriera professionistica?

“All’inizio della stagione la mia risposta probabilmente sarebbe stata diversa, ma dopo aver visto quanto ho fatto in questa annata sul PGA Tour (9° nella FedEx Cup, miglior europeo insieme a McIlroy) e nei major sono convinto che il meglio debbaancora venire. Perché?

Perché non mi sono mai sentito così bene sia a livello di gioco sia fisico e per questo sono convinto che qualcosa di importante arriverà presto. Devo solo essere paziente e prepararmi per questo momento”.

Che parte del tuo gioco alleni di più?

“Cerco di essere consistete in tutti gli aspetti del mio gioco, effettuo allenamenti sistematici e cerco di avere una vita regolare. Se devo analizzare  le mie performance di questo 2024 probabilmente il gioco corto, che è uno dei miei punti di forza,  quest’anno non è stato così brillante e decisivo come al solito.

Da maggio a settembre il putt è tornato a funzionare meglio ma non ho mai stravolto la mia routine di allenamento, cerco buone sensazioni e semplicemente lascio che il mio golf si esprima in modo naturale”.

La sacca di Shane Lowry

  • Driver: Srixon ZX5 MK2 9,5°
  • Utility iron: Srixon ZXU MK2 #3
  • Ferri: Srixon ZX5 MK2 4 e 5
  • Ferri: Srixon ZX7 MK2 dal 6 al PW
  • Wedge: Cleveland RTX 6 50 Mid, RTX 6 54Mid e RTX 6 FF58
  • Palla: Srixon Z-STAR XV