Lunedì 21 novembre, dopo 23 anni e un totale di 1.221 settimane, Sergio Garcia è uscito dai primi 100 giocatori del mondo.
L’ex enfant prodige del golf abbandona così un record di presenze che risale all’età di 19 anni.
Era infatti il 4 luglio 1999 quando Garcia, al suo sesto torneo da professionista nell’allora European Tour, conquistò il suo primo titolo nel Murphy’s Irish superando di tre colpi Angel Cabrera.
Quella vittoria segnò ufficialmente l’ingresso nei primi 100 giocatori del World Ranking.
Lo spagnolo è stato tra i protagonisti in campo e sempre in cima alle classifiche mondiali per ben quattro decenni negli anni ’90, 2000, 2010 e 2020 come lui solo Phil Mickelson e Vijay Singh. Il mancino di San Diego detiene il record assoluto con 1.439 settimane tra i primi 100 dell’ordine di merito mondiale (più di 27 anni). Singh è stato stabilmente in questa classifica da novembre 1989 a gennaio 2011, per un arco complessivo di 1.105 settimane consecutive.
Per Garcia ora però la battuta d’arresto
Una caduta in parte auto-afflitta quando ha scelto di abbandonare i due massimi circuiti, PGA e DP World Tour, e “arruolarsi” nel LIV Tour, capeggiato da Greg Norman. La scelta di giocare stabilmente nella superlega araba gli impedisce di conquistare punti preziosi per l’OWGR. Il 42enne ha giocato infatti giocato l’evento inaugurale, il LIV Golf Invitational a giugno ed era ancora al 55° posto. Ma da allora, pur scendendo in campo in otto tornei, non è riuscito a mantenere lo status di recordman precipitando alla 103esima posizione in classifica.
Non è chiaro quindi se e quando l’ex campione Masters potrà rientrare tra i 100 migliori giocatori del mondo. Le competizioni del LIV Golf non offrono punti per il World Ranking nonostante le continue richieste da parte di Norman e dei giocatori stessi.
Garcia è stato bandito dal PGA Tour e non detiene più la carta di membro del DP World Tour perdendo, di fatto, la possibilità di un posto in squadra sia come giocatore che come futuro capitano della Ryder Cup.
E tutto questo per cosa? Per un conto in banca più cospicuo di quello che ha già? Per noia?
Quello che è certo, è che la carriera de El Niño, lo spagnolo che dopo Seve Ballesteros era il pilastro del golf ispanico, sta lentamente andando alla deriva.