Nella battaglia fra conigli e pecore, vinse il golf. I campi dove ora si stendono le buche di St Andrews, tra cui le 18 magiche dell’Old Course, sono stati a lungo combattuti fra gli allevatori locali. Alla fine, il Gioco con la G maiuscola mise d’accordo tutti, rubando poco alla volta spazio ai pascoli e conquistando la penisola a nord della cittadina scozzese.
Gli inizi del golf a St Andrews risalgono al 1400, quando nobili e common men cominciarono a picchiare palle improbabili con bastoni di incerta fattura. E ci presero davvero gusto, se nel 1457 re Giacomo II di Scozia fu costretto a proibirlo perché faceva perdere tempo ai giovani, che avrebbero invece dovuto impegnarsi con arco e frecce.
Solo un secolo dopo l’embargo venne cancellato, in quanto un altro re Giacomo (stavolta il quarto del suo nome) divenne un patito del gioco. La riforma protestante però si fece sentire anche in Scozia: la domenica il golf a St Andrews fu di nuovo bandito e nemmeno durante la settimana i perditempo con bastoni e palle erano visti di buon occhio. A proposito di palle, proprio nella Home of Golf vennero inventate le feathery, carissimi involucri di cuoio con interno in piuma.
E così arriviamo a una data fondamentale, quella del 1754, anno che vide la nascita della Society of St Andrews Golfers per mano di 22 “Noblemen and Gentlemen”.
Non fu la prima in assoluto, ma certamente quella che contribuì maggiormente alla diffusione del golf, fino a quel tempo sempre disputato con la formula match play. Lo stroke play arrivò solo nel 1759 e cinque anni più tardi l’Old Course di St Andrews accolse – novità assoluta – una gara su 18.
La generalizzata e disastrosa situazione economica a cavallo fra XVIII e XIX secolo aprì di nuovo la strada all’allevamento dei conigli. Nel 1821 però James Cheape, latifondista, ricco e golfista, decise di acquistare tutta l’area della penisola di St Andrews “per salvare i links” e riconsegnarli alla città e alla pratica di questo sport.
Il disegno dell’Old Course si era nel frattempo sviluppato in modo naturale e casuale, con gran parte di green doppi, caratteristica conservata anche oggi con l’eccezione delle buche 1, 9, 17 e 18. È del 1810 la costruzione del celebre e fotografatissimo Swilcan Bridge, ponticello sulla 18 che scavalca l’omonimo “burn” (ruscello). Mentre risale al 1834 il titolo di “reale” concesso da Guglielmo IV alla Society, da allora The Royal & Ancient Golf Club of St Andrews. Per gli amici, più semplicemente, R & A.
Fra queste date, nel 1821, la nascita di Thomas Mitchell Morris, Sr., meglio noto come Old Tom Morris, “inventore” del golf moderno. Figlio e gloria di St Andrews, ci visse e lavorò fino al 24 maggio 1908, giorno della morte, causata da una caduta dalle scale del New Golf Club. Di lui parlano interi libri, ma a noi basta ricordare che fu il miglior club maker di tutti i tempi. Lui ridisegnò l’Old Course dandogli l’attuale fisionomia, tracciò alcuni dei migliori percorsi di Gran Bretagna e Irlanda e vinse l’Open Championship quattro volte, l’ultima a 46 anni.
E, soprattutto, fu proprio lui, nel 1860, a tirare il primo colpo della gara più antica del mondo, 150 edizioni fa.