Abbiamo ancora negli occhi le lacrime di gioia e i video diventati ormai virali sui festeggiamenti del Team Europe al termine di questa storica vittoria di Ryder Cup. Questa mattina capitan Luke Donald ha letto personalmente le pagine di tutti i quotidiani d’Italia dove si elogiavano le gesta dei suoi 12 giocatori. E non c’è che dire, l’Italia a Luke Donald porta proprio bene. Prima la luna di miele con sua moglie Diane e poi una leggendaria vittoria per quello che, a detta sua durante la cerimonia di inaugurazione di giovedì scorso, ha rappresentato il momento più alto nella sua carriera golfistica.
E gli americani?
Tante, tantissime le critiche piovute addosso a Zach Johnson al termine di questa sfida. In sala stampa al termine della sconfitta il capitano a stelle a strisce si è mostrato avvilito sì, ma cosciente del fatto che i suoi ragazzi abbiamo messo il cuore dal primo all’ultimo giorno e che il risultato finale sia dovuto principalmente al fatto che gli europei abbiamo imbucato di più sia sul green che con gli approcci.
E a vedere le statistiche non è proprio come ha affermato l’americano.
I numeri parlano chiaro. Il divario è stato netto, gli europei hanno preso più green e messo la palla molto più vicina alle aste. Ecco il motivo dei birdie. Inutile nascondersi dietro un dito, la squadra del Vecchio Continente si è costruita questo trionfo giorno dopo giorno e i foursome di venerdì mattina sono l’ennesima dimostrazione di come sui fairway del Marco Simone ci fosse da una parte una squadra unita dalla stessa bandiera e dall’altra 12 giocatori straordinari ma con sempre troppi individualismi.
Ci ricordiamo come sono entrati gli americani e gli europei sul tee della 1? I primi spesso da soli (riguardatevi l’ingresso d Homa e Harman), i secondi sempre insieme e abbracciati.
Ci verrebbe da chiedere a Johnson di quale cameratismo stesse alludendo quando durante l’intervista fatta a Golf&Turismo alla vigilia della Ryder Cup ha voluto sottolineare come mai come quest’anno la sua compagine fosse più unita che mai. Ci verrebbe da chiedergli dove fosse Koepka quando ha visto il suo compagno di foursome Scottie Scheffler in lacrime al termine della disfatta epocale di sabato mattina per 9 a 7 contro i giovanissimi Hovland-Aberg.
Donald, il prossimo capitano di Ryder Cup?
Su questa vittoria si è scritto ormai di tutto, abbiamo seguito da dentro le corde un evento epocale che difficilmente sarà dimenticato.
Iniziati i festeggiamenti i giocatori hanno iniziato a urlare a Luke Donald “two years”, sperando di averlo nuovamente come condottiero in terra americana alla prossima edizione del 2025 sul percorso di Bethpage Black.
Lui non si sbottona ma con gli occhi lucidi non fa ripetere quanto deve a questi 12 giocatori e a i suoi incredibili vice capitani.
E chiudiamo con un ringraziamento e un elogio ai nostri italiani Francesco ed Edoardo Molinari. Intervistati ancora in campo abbiamo visto un Edoardo euforico e consapevole di aver fatto un gran lavoro dietro le quinte. A lui il merito di aver voluto con tutto se stesso Ludvig Aberg in squadra.
Dall’altra parte Chicco Molinari come non lo abbiamo mai visto emozionato, con le lacrime che faticava a parlare ai microfoni.
“Non ho mai pianto su un campo di golf, questa è una squadra eccezionale”. Grazie Chicco, abbiamo pianto molto anche noi.