E alla fine il match per la Ryder 2022 tra Italia, Germania, Spagna e Austria si è trasformato in una vera e propria partita di poker. Con tanto di lanci e rilanci.
Una partita dove l’Italia ha vinto a suon di milioni di euro sul piatto, ma nella quale la Spagna, con il suo PGA de Catalunya, è stata fino all’ultimo l’avversario più agguerrito.
Con buona pace di Austria e Germania (e dei loro potentissimi sponsor), che, un giorno sì e uno no, da almeno sei mesi a questa parte erano date dai bookmaker come le favorite assolute per la vittoria finale.
Ma andiamo con ordine.
La mossa vincente del presidente della Fig Franco Chimenti è stata rilanciare nei giorni di novembre con un’offerta che per i piani alti dell’European Tour è suonata come irrinunciabile: a partire dal 2017, sette anni di Italian Open con montepremi stellare da 7 milioni di euro, le cui garanzie economiche arrivano direttamente dai palazzi romani della politica. Più tutto il resto: vale a dire investimenti cospicui su Challenge e Senior Tour per le stagioni a venire.
Impossibile dire di no da parte di Keith Pelley, il nuovo CEO del circuito continentale. Soprattutto nel finale di una stagione economicamente tormentata, nel quale il Tour europeo si è visto ridurre a partire dal 2016 il numero delle ricchissime Final Four, che da quattro sono scese mestamente a tre. E dunque, a questo punto, non è detto che dal 2017 non possa essere proprio l’Italia una delle ambitissime tappe conclusive della stagione continentale.
Eppure, nonostante la pressione indiscutibile dell’offerta romana, la Spagna, che a differenza degli altri paesi in lizza una Ryder l’aveva già organizzata, fino all’ultimo secondo ha combattuto in silenzio la sua partita, forte, non solo del prestigio tecnico del campo e dall’appoggio dell’intera regione circostante, ma anche –si dice- di cospicui investimenti immobiliari che lo stesso European Tour avrebbe messo in moto all’interno di quello stesso consorzio del PGA de Catalunya che avrebbe dovuto ospitare la manifestazione del 2022.
Alla fine, però, come si tramanda da secoli, tutte le strade portano a Roma, o, come in questo caso, al golf del Marco Simone della famiglia Biagiotti che tra sette anni sarà dunque il teatro dell’attesa sfida tra Europa e Stati Uniti.