Dal 2028 entrerà in vigore il Rollback per i professionisti, ossia delle limitazioni sulla pallina da golf che porterà a una diminuzione della distanza.
Ma è davvero necessario ricorrere a questi stratagemmi?
La decisione è stata presa, R&A e USGA hanno emesso il loro verdetto: nel 2028 entrerà in vigore per i professionisti la “Golf Ball Rollback Rule”.
I dilettanti dovranno adeguarsi nel 2030 e avranno quindi due anni in più di tempo per abituarsi alle nuove distanze.
Il 2028 e il 2029 si prospettano quindi abbastanza complicati e sul mercato vi sarà una bella confusione e un gran numero di tipologie di palle con caratteristiche diverse.
La regola del Rollback
Nel dettaglio, con le nuove regole non vedremo più volare la pallina oltre le 317 yard, 320 per correttezza (292 metri), perché ci saranno tre yard di tolleranza.
Una palla per essere omologata dovrà infatti passare il test del robot computerizzato che, muovendo il bastone a una velocità di 125 miglia orarie, non dovrà farla volare a distanze superiori alle già citate 320 yard.
Sulla carta, le caratteristiche delle future palle dovrebbero quindi penalizzare in particolare i picchiatori.
I giocatori in possesso di velocità del bastone superiori alle 125 miglia orarie che, secondo i calcoli degli esperti, si “accorceranno” di circa 15/20 yard (13/18 metri).
I pro meno potenti dotati di velocità intorno alle 115 mph dovrebbero, al contrario, perdere soltanto 8 yard (7 metri).
Le caratteristiche del Rollback
La nuova pallina molto probabilmente avrà più spin e per i giocatori sarà quindi più facile imprimere l’effetto desiderato.
Allo stesso tempo, sarà molto più difficile gestirla nelle giornate di forte vento.
Le palle utilizzate dai professionisti in questi ultimi anni hanno infatti reso più facile il gioco nelle giornate in cui Eolo ha fatto da padrone e ha messo a dura prova i giocatori.
In questo momento, l’aerodinamica e gli innovativi materiali utilizzati per la costruzione del nucleo interno hanno sicuramente contribuito a un fattore.
La palla attuale viene meno influenzata dal vento laterale e ‘buca” con più facilità la Buriana che ti soffia dritta in faccia.
A quanto pare il nuovo prodotto dovrebbe perdere queste caratteristiche.
Sarà quindi ancora più importante saper imprimere l’effetto opposto alla direzione del vento laterale se si vorrà veder volare la palla più dritta e farla cadere dolcemente in green.
Il futuro del Rollback
Tutto fa pensare che dal 2028 in poi saranno leggermente più avvantaggiati i giocatori che avranno il talento e la capacità di saper lavorare bene la palla, ovvero gli “Old Style Players”.
Detto questo, non è per nulla facile prevedere con esattezza quello che succederà con l’introduzione di questo regolamento, c’è solo da aspettare e vedere.
Ma non è la prima volta che si cerca di mettere dei limiti alla potenza.
Se ben ricordate nel 2008, per diminuire le distanze dal battitore.
Fu messo un limite ben preciso al coefficiente di restituzione delle teste dei driver che fu fissato in 830.
Parecchi bastoni vennero banditi e tolti dal mercato perché troppo “esplosivi” e non conformi al nuovo regolamento.
Nonostante ciò, la lunghezza dei giocatori è continuata ad aumentare di anno in anno.
L’imputato è la palla da golf
Sono davvero curioso di vedere quali soluzioni troverà l’Intelligenza Artificiale per ottimizzare le performance di questa nuova pallina tramite nuove teste di driver e, probabilmente, differenti tipologie di scanalature sui ferri.
Perchè il Rollback?
Le motivazioni messe sul tavolo per ottenere l’approvazione di questa Rollback Rule sono fondamentalmente due.
Il fatto che i campi siano ormai diventati troppo corti per i giocatori attuali e gli score di conseguenza molto bassi.
Secondo, diminuire i costi della manutenzione dei percorsi.
La necessità di allungare le buche costringerebbe, infatti, i greenkeeper a dover utilizzare più acqua per dissetare il manto erboso.
A dire la verità, entrambe le motivazioni sono discutibili.
Per quanto riguarda il primo punto, sono ormai parecchi anni che si parla delle spropositate lunghezze dei professionisti.
Molti di loro arrivano con troppa facilità vicino a quella che era definita la meta irraggiungibile dei 60 colpi.
In realtà, questi punteggi non si verificano mai quando un percorso è preparato in maniera professionale.
A dimostrazione del fatto che la difficoltà di un campo non derivi dalla sua lunghezza ma, piuttosto, dalle sue caratteristiche.
La storia tra presente e futuro
La storia ci insegna che fairway stretti, rough punitivi e green duri sono sufficienti a rendere difficile qualsiasi percorso.
Prendiamo come esempio l’Augusta National che intorno al 2006 è stato allungato di oltre 300 metri.
Per contro, negli ultimi anni, non è mai stato tirato a lucido come si faceva negli anni ‘90.
I green erano praticamente duri e secchi come un parquet e gli avant-green non trattenevano mai la palla facendola rotolare in acqua o scivolare indietro di una cinquantina di metri.
Risultato: a detta di campioni come José María Olazábal e Nick Faldo, il campo era molto più difficile e punitivo quando giocava più corto.
Di positivo c’è solo il fatto che dal 2028 molti magnifici golf club storici, definiti ormai obsoleti per il fatto che non hanno avuto a disposizione gli spazi o le possibilità economiche per costruire dei nuovi back tee, probabilmente ritorneranno a essere giocati in maniera più simile a come erano stati progettati.
Per quanto riguarda la manutenzione, non credo che il risparmio d’acqua derivato dalle eventuali 15 yard in più a buca possano avere un impatto ambientale così devastante per il nostro pianeta.
Se ci sono delle zone che non hanno bisogno di manutenzione, di acqua o di trattamenti particolari sono proprio quelle che dividono i back tee dei pro dalle bocce bianche dei dilettanti.
In quei 40 metri si può davvero mettere di tutto, anche un’arida waste land, se il problema principale fosse davvero sprecare meno acqua. S
e si vuole risparmiare su questa voce e facilitare la manutenzione, ci sono mille altri modi più semplici e intelligenti senza dover limitare la lunghezza della palla.
Siamo già caduti nel ridicolo con l’assurdo divieto d’utilizzo della chimica sulle irrisorie superfici dei green.
Proibizioni che in Italia hanno messo in ginocchio la maggior parte dei nostri circoli dal punto di vista del trattamento del manto erboso e, di conseguenza, del turismo.
Morale, c’è davvero qualcosa che non mi torna nella logicità di queste regole.