La domanda è: ma Rickie Fowler è davvero in crisi?
La risposta sembra essere positiva. L’americano sta facendo parlare di sé non per le sue imprese ma per la mancanza di risultati che da ormai più di un anno a questa parte sta registrando.
Fowler, che firmò il suo primo successo sul PGA Tour nel 2012 nel Wells Fargo, passato al professionismo nel 2009 dopo essere stato anche il numero 1 del World Amateur Ranking, sembra aver smarrito la sua classe. Una parabola discendente quella del campione californiano.
Da grande promessa a delusione
Non giocava così male dal 2010. Con l’uscita al taglio all’AT&T Pebble Beach Pro-Am, torneo del PGA Tour di settimana scorsa, il 32enne di Anaheim (California) è scivolato dalla 63esima alla 66esima posizione del World Ranking. Non accadeva dall’aprile 2010, quando Fowler sprofondò al 68° posto prima di balzare, una settimana dopo, al 51°. Da quel momento non andò mai oltre la 56esima piazza.
Il vero problema è intorno sul green
Rickie Fowler, uno dei più forti puttatori sul PGA Tour, ha guidato la classifica nel 2017 come media putt a giro e nel 2019 è rientrato nei primi 15. Ora sembra aver perso il suo tocco magico.
Classe 1988, Rickie Fowler è certamente uno dei volti più noti e amati del golf professionistico mondiale. Quest’anno festeggia la sua dodicesima stagione da professionista, una carriera che ad oggi gli ha regalato 9 successi, 5 sul PGA Tour, due sull’European Tour, uno sull’Asian Tour e la vittoria nell’Hero World Challenge, il torneo di Tiger Woods, nel dicembre del 2017.
Il suo ultimo successo è giunto a febbraio nel Waste Management Phoenix Open.
Sempre più vicino ad essere un major winner
Impressionante il numero di volte che il talento californiano è andato vicinissimo a cancellare quello scomodo zero dalla casella di successi in un major; Fowler conta ben tre secondi posti (U.S. Open e Open Championship 2014 e Masters 2018), un terzo (PGA Championship 2014) e un totale di 9 Top 10.