Dietro a ogni successo di un professionista si nascondono molti fattori determinanti. Tecnica, talento, forza fisica e mentale, capacità di gestire i momenti cruciali e le impreviste difficoltà.
Ma non è tutto: a fianco di un grande campione c’è sempre un grande caddie, ed è la storia del nostro sport a dirlo.
Se ci pensiamo bene, non esiste figura al mondo nello sport che sia così vicina all’azione come quella del caddie
Il suo ruolo è cruciale se non basilare sotto molti aspetti: bastoni a parte, è di fatto il diretto consigliere di ogni giocatore in campo, la persona non solo in grado di fornire ogni tipo di informazione sul percorso ma di gestire e accompagnare il golfista in ogni decisione, supportarlo nei momenti di difficoltà e stimolarlo in quelli decisivi.
Tra i due quindi la chimica deve scorrere a fiumi, in una sorta di simbiosi che va ben oltre le 18 buche. Giocatore e caddie vivono all’unisono legati da un sottile equilibrio, simile per certi versi a quello che lega un allenatore di calcio alla sua squadra. La fiducia e la stima reciproca, insieme ai risultati, hanno permesso a molti caddie di conquistare popolarità e stima pari e a volte superiori ai loro datori di lavoro.
Il nostro viaggio attraverso le figure più celebri di questo nobile ruolo inizia ad Augusta, Georgia
Nella parola Masters echeggia subito la figura dei caddie, che dal 1933 erano vestiti tutti allo stesso modo: cappello verde e divisa bianca, tutti rigorosamente di colore. All’inizio degli anni ‘80 alcuni top player chiesero di poter usare i propri caddie e non quelli dell’Augusta. La decisione venne ufficializzata nel 1983 e pose fine a una tradizione lunga 46 anni. La maggior parte degli oltre 90 caddie di colore del circolo perse il lavoro, l’unico giocatore che volle ancora il suo fidato collaboratore con la tuta bianca fu Ben Crenshaw, che con Carl Jackson formò per ben 39 anni una delle ‘coppie’ più affiatate della storia del golf. Amici dentro e fuori dal campo, vinsero due edizioni del Masters nel 1984 e nel 1995. Nell’ultimo disputato da Crenshaw, nel 2015, i due furono celebrati da un’impressionante standing ovation alla 18. Lo scorso aprile, per giocare il Par 3 Contest, Crenshaw ha voluto ancora una volta al suo fianco il fedele Carl, trasformando le sette buche giocate prima dell’interruzione per maltempo in un applauso senza fine alla loro straordinaria storia.
Michael Cowan, da tutti conosciuto come “Fluff”, se lo ricordano praticamente tutti
I suoi leggendari baffetti finirono in mondovisione quando un ventunenne californiano di nome Tiger Woods vinse nel 1997 il Masters, primo afro-americano a riuscirci. Classe 1948, ha iniziato a portare la sacca sul PGA Tour nel 1976 e ancora oggi, 46 anni dopo e a 74 suonati, segue fedelmente Jim Furyk, con cui condivide gioie e dolori dal lontano 1999. Fluff ha portato Furyk al suo primo major nel 2003, lo U.S. Open all’Olympia Fields, ed era al suo fianco nel 2016 quando firmò il giro record in 58, il più basso nella storia del PGA Tour, al Travelers Championship. Con Tiger iniziò a lavorare nel 1996 dopo 18 anni al fianco del compianto Peter Jacobsen. Si narra che fu licenziato in tronco da Woods nel 1999 per un’intervista in cui aveva rivelato pubblicamente il suo stipendio: 1.000 dollari a settimana + bonus fino al 10% sulle vincite.
Woods lo rimpiazzò con Steve Williams, destinato a diventare al suo fianco il caddie più famoso e celebrato dell’era moderna.
Nato a Wellington, in Nuova Zelanda, nel 1963, Williams ha lavorato al fianco di Tiger nell’epoca d’oro del Fenomeno, dal 1999 al 2011, con cui vinse ben 63 tornei del PGA Tour tra cui 13 major
Prima di lui era stato caddie di Greg Norman (dal 1982 al 1989) e di Raymond Floyd (1989-1999). A soli sei anni già portava la sacca nel club della sua città natale, a 13 era diventato un ottimo 2 di handicap “Ma mi divertivo più a fare il caddie che a giocare” – come ha più volte ricordato.
Williams ha messo insieme negli anni al fianco di Tiger guadagni iperbolici al punto da diventare l’uomo più ricco della Nuova Zelanda. Generalmente un giocatore riconosce al proprio caddie una percentuale variabile delle sue vincite che va dal 5% per il passaggio del taglio, al 7 per una Top 10 sino al 10% per la vittoria. I caddie percepiscono inoltre un minimo salariale concordato, visto che non tutti i giocatori possono assicurare guadagni certi a ogni torneo.
Chiusa l’era Woods, Williams è passato al fianco di Adam Scott, con il quale ha vinto un WGC e un Masters. Nel 2001 ha dato vita alla sua fondazione per assistere i giovani golfisti nella sua terra natale, e nel 2007 è stato nominato membro dell’Ordine al merito della Nuova Zelanda per i suoi servizi allo sport giovanile e alla ricreazione. Dopo oltre quarant’anni di onorata e pluripremiata carriera, si è ufficialmente ritirato nel 2022.
Restando in orbita Tiger, il post Williams ha portato alla luce un altro grande personaggio, Joe LaCava
Nato nel 1955 a Newtown, nel Connecticut, si è laureato in finanza presso la Western Connecticut State University nel 1986. Fin da giovane ha iniziato a praticare diversi sport ma il golf era la sua priorità. Dopo vent’anni al fianco di un’altra leggenda, Fred Couples, con cui vinse 12 tornei, e qualche anno come caddie sporadico di Dustin Johnson, nel 2011 LaCava ha iniziato a lavorare a tempo pieno per Tiger con cui ha ricreato una coppia da sogno, vincendo due WGC e il Players Championship nel 2013, un major (Masters 2019) e altri sette tornei del PGA Tour tra il 2012 e il 2019, risultati che hanno permesso a Tiger di pareggiare il record di vittorie di Sam Snead sul circuito americano, 82.
Uno degli elementi più sorprendenti del rapporto tra i due è stata la lealtà mostrata dal caddie. Durante il loro rapporto di lavoro, Woods ha dovuto fermarsi spesso per i suoi celebri infortuni. I guadagni di LaCava si erano così notevolmente ridotti, ma nonostante gli fosse stato suggerito dallo stesso Tiger di trovarsi un altro giocatore durante la convalescenza, lui è rimasto sempre fedele al Fenomeno, aspettandolo anche quando tutti lo davano per finito.
La grande rivalità tra Tiger Woods e Phil Mickelson ha segnato il golf de primi anni del Terzo Millenio. Lefty, seppur vincendo in carriera 45 tornei sul PGA Tour e 11 sull’European tra cui 6 major, non ha mai raggiunto il numero 1 del mondo. La sua spalla nei migliori anni della sua carriera è stato Jim Mackay, meglio conosciuto come “Bones”. Classe 1965, inglese di nascita ma americano d’adozione, Mackay ha seguito Mickelson dall’esordio tra i professionisti nel 1992 e per ben 25 anni. Il loro rapporto si chiuse nel 2017 e Bones decise così di entrare a far parte dei commentatori di Golf Channel. Nel 2018 tornò a portare la sacca al Sony Open, sostituendo l’infortunato Jimmy Johnson, allora caddie di Justin Thomas. Tra i due scattò una sintonia speciale al tale che, nel 2021, Mackay annunciò il suo ritorno a tempo pieno proprio al fianco di Thomas, con cui ha vinto il PGA Championship quest’anno a Southern Hills.
La lista dei caddie che hanno fatto la storia recente del golf potrebbe essere infinita ma una citazione speciale la merita la donna più famosa in questo ruolo, la svedese Fanny Sunesson, salita agli onori delle cronache per essere diventata la prima caddie a vincere un major, con Nick Faldo nel Masters del 1990. Insieme al campione britannico vinse altri tre Slam e molti importanti tornei in nove anni, prima di passare sotto Sergio Garcia, Fred Funk e Notah Begay III e poi essere riassunta dallo stesso Faldo. Ufficialmente ritirata dal 2012, si è data al mental coaching. Ogni tanto però la voglia di tornare in campo prende ancora il sopravvento: nel 2018 ha fatto da caddie ad Adam Scott all’Open Championship di Carnoustie, nel 2019 si è rivista al fianco del connazionale Henrik Stenson al Masters e quest’anno ancora una volta con Nick Faldo al 150° Open Championship di St Andrews.
Non si può dimenticare tra i caddie speciali Billy Foster
Oltre 40 anni di onorata carriera con leggende quali Seve Ballesteros, Tiger Woods, Darren Clarke, Lee Westwood e oggi al fianco di Matt Fitzpatrick, con cui ha finalmente vinto quest’anno il suo primo major, lo U.S. Open a Brookline.
E come non ricordare John ‘Long Socks’ McLaren, celebre non solo per i suoi sgargianti e coloratissimi calzini ma per aver accompagnato i più grandi successi di Luke Donald e di Paul Casey? Non tutti sanno però che la sua mania per i calzini non è stato un tentativo di fare tendenza ma una necessità: a causa di un incendio gli aveva procurato importanti bruciature, McLaren fu costretto a coprirsi le gambe per evitare l’esposizione al sole. Fu così che decise di indossare lunghi calzini che poi, nel tempo, sono diventati il suo marchio di fabbrica. Anche ‘Long Socks’ ha deciso quest’anno di appendere la tuta al chiodo e fare spazio alle nuove leve, come Harry Diamond, il caddie di Rory McIlroy.
I due lavorano insieme dal 2017 dopo che McIlroy mise fine alla sua storica partnership con un altro caddie leggendario, JP Fitzgerald, con cui conquistò quattro major in otto anni.
Rory e Harry prima di tutto sono amici di lunga data: il loro primo incontro fu sui green dell’Holywood Country Club, circolo della città natale di entrambi. Rory aveva 7 anni, Harry 12. D
a allora McIlroy considera Diamond non solo un caro amico, ma una sorta di fratello maggiore. Harry inoltre ha un ottimo background nel golf ed è considerato un giocatore eccezionale. McIlroy gli ha persino fatto da caddie ai tempi in cui i due stavano ancora affinando giovanissimi le proprie abilità. Sin’ora hanno vinto insieme nove tornei, tra cui un WGC, il Players e due FedEx Cup, e disputato due Ryder Cup. Il sogno di entrambi, manco a dirlo, è conquistare finalmente anche un major, che a Rory manca ormai da otto anni.
E visto quanto ha fatto quest’anno, con quattro top 10 negli Slam, c’è da giurare che faranno di tutto per rendere il loro 2023 indimenticabile.