I bambini sono il termometro della popolarità degli sportivi. Oggi pensare di “detronizzare” Cristiano Ronaldo nell’immaginario di ogni ragazzino e nella sua voglia di imitarlo credo sia impossibile.
Da padre vivo quotidianamente sulla mia pelle le dinamiche di osannazione da parte dei miei figli, Matilda e Tancredi, verso youtuber e atleti.
Mentre mia figlia, ormai quasi dodicenne, impazzisce per “trapper” e blogger, il nano distruttore Tank donerebbe tutti i suoi giochi per poter conoscere l’asso portoghese, e magari poter scambiare dei palleggi con lui.
Immaginate la sua faccia quando, durante lo scorso Natale, grazie a un amico sono riuscito a fargli avere la maglia di CR7 autografata. Il cinque volte Pallone d’Oro è famosissimo, il più seguito sui social, è un atleta, è forte, è figo, è altruista e generoso. Difficile non idolatrarlo.
La grande novità, come un fulmine a ciel sereno, è giunta qualche giorno fa.
Mi trovavo con la famiglia a Terre dei Consoli, come ogni domenica. Mia moglie a lavorare con i social, mia figlia a studiare e a giocare con una amica, io e Tancredi a praticare.
Così come insegue il pallone e vuole dribblare pure i muri, Tancredi adora anche il golf e si diverte a tirare bombe con uno dei suoi driver, coinvolgendo gli altri per ammirare la sua potenza.
Ovviamente alla fine del suo show cerca di ‘ingarellarsi’ e competere con gli altri soci del circolo.
Così come avviene nelle sfide, spesso al parco o in riva al mare, dove due bambini decidono di contendersi il titolo di più forte a calcio personificando i bomber del momento, anche nel golf è avvenuto il miracolo.
“Io sono Molinari e tu Tiger”. Queste sono le parole uscite dalla bocca di mio figlio all’inizio della contesa.
Qualche sera dopo incontro per caso un vecchio amico che non vedevo da anni.
Si rivolge a Tank e gli dice:”So che sei fortissimo a golf, ti vedo su Instagram che sfidi tuo papà e lo batti”. Tank senza neanche aspettare un secondo gli risponde: “Io sono forte come Molinari”.
Per le premesse di cui sopra capite bene che un bambino di sei anni, se potesse attaccare due poster in camera (come facevamo noi, anche se io, oltre a quello di Platini, avevo Samantha Fox) metterebbe CR7 e Chicco Molinari.
È ovvio che nascere in una famiglia dove tuo padre è professionista di golf e General Manager di un circolo induce un figlio a sapere di più su questo sport cosi ingiustamente vituperato.
Ma quello che ogni genitore, nonno, zio o amico potrebbe o dovrebbe fare è prendere il nanetto di turno e coinvolgerlo, non solo nel fargli vedere le imprese del nostro Chicco ma portandolo in un circolo e organizzandogli giornate in compagnia di altri coetanei con lo scopo di farlo divertire.
Continuo a sostenerlo da tempo che la crescita e la popolarità di questo sport dipenda solo ed esclusivamente da noi, in tutte le sue forme e dinamiche.
Troppo facile puntare il dito e trovarsi degli alibi, scaricando la colpa sulla Federazione o sui circoli rei di far poco o usare strategie sbagliate.
Ogni giocatore di golf dovrebbe essere il biglietto da visita di questo gioco che amiamo cosi tanto.
E il punto di partenza sono proprio loro, i piccoletti. Non sperando nelle loro azioni di persuasione nei confronti dei loro compagni di scuola, ma rendendoci disponibili in quello che loro stessi ci chiedono quotidianamente, e cioè giocare.
La differenza sta nel dove e quando.
Sostituiamo i soliti luoghi di aggregazione e divertimento con il campo da golf e con la struttura del circolo.
Facciamoli scatenare in zone all’interno del club, portateli in campo pratica, magari in un’area dove possono essere bambini, senza che qualcuno continuamente gli ricordi di fare silenzio.
Vedrete che si divertiranno, giocheranno e inizieranno a tirare le bombe con un driver qualunque.