Prima di raccontarvi questa storia partiamo da un assioma golfistico che va sempre ricordato, qualsiasi sia il vostro livello di gioco: leggete bene le regole locali prima di iniziare ogni gara.

Ne sa qualcosa Anthony Quayle, 30enne australiano che la scorsa settimana ha preso parte al Victorian PGA Championship, gara valida per il PGA Tour Australia. Impegnato principalmente sul Japan Tour, Quayle gioca anche alcune gare del circuito australiano, dove in carriera si è imposto in due occasioni nel 2016 e nel 2020.

Alla 15 del primo giro del Moonah Links, improvvisamente avuto un terribile dubbio: “Ma oggi si piazza su tutto il percorso?”. Questa era l’impressione che aveva avuto nel momento in cui, sul tee della 1, lo starter gli aveva consegnato le regole locali. Ma dopo che anche il suo compagno di gioco, l’americano Tyler McCumber, gli ha chiesto conferma, Quayle ha tirato nuovamente fuori il foglio, scoprendo invece che quel giorno era consentito piazzare solo su una parte del fairway della buca 3.

Mortificato dal fatto di essersi sbagliato per ben 15 buche, ha così immediatamente fatto chiamare il direttore del torneo, Heath McLeod. “Non ero a mio agio a tirare un altro colpo senza parlarne – ha dichiatato al termine -. Mi sentivo come se avessi fatto qualcosa di veramente sbagliato. Non appena me ne sono reso conto mi è venuto mal di stomaco, pensando che forse stavo giocando infrangendo le regole”.

Durante la conversazione con il direttore del torneo, Quayle ha velocemente ripercorso il suo giro, rendendosi conto di aver sollevato la palla due volte piazzandola a qualche centimetro da dove si trovava, una volta l’ha sollevata e piazzata più o meno nello stesso punto e un’altra non era del tutto sicuro di dove l’avesse posizionata.

Il direttore di torneo ha deciso così di dare a Quayle due colpi di penalità per tutte le volte in cui la palla non solo era stata sollevata ma anche giocata da un punto sbagliato (Regola 9.4), e un colpo di penalità quando l’ha rimessa nel punto corretto.

A conti fatti sette colpi di penalità, un vero disastro golfisticamente parlando. Sì perchè il suo score finale, comprensivo di quei sette colpi, è stato di 73. In campo Quayle ne aveva quindi tirati 66…

Seppur di fronte a una svista di tale dimensioni, l’australiano è stato franco al termine del giro riguardo all’errore commesso:

“I fairway erano decenti, forse in alcune situazioni si poteva piazzare perché c’erano diverse zone con divot non raccolti. Gli ultimi tre tornei avevamo giocato piazzando e quando ho guardato il foglio ho notato velocemente le parole “si piazza” senza soffermarmi più di tanto su tutto quanto indicato.

Ho fatto un errore da principiante, non c’è dubbio. Ho semplicemente dato per scontato che in questo tour spesso si piazza mentre sul documento c’era scritto che si poteva fare solo alla buca 3 nell’area segnata di blu”.

Così si è espresso il direttore del torneo, McLeod, sul fatto: “Siamo orgogliosi di come Anthony ha gestito la cosa. Non appena si è reso conto dell’errore mi ha chiamato e abbiamo esaminato la situazione sul green della 15. Si è assunto subito la responsabilità delle sue azioni e abbiamo cercato di ricostruire le quattro occasioni in cui aveva violato la regola, poi ha accettato senza problemi la penalità”.

Uno spiacevole incidente che avrebbe potuto costare carissimo a Quayle in ottica del risultato finale del torneo, ma alla fine così non è stato.

“Dopo aver avuto un po’ di tempo per elaborare quanto successo, ho capito che dovevo gestire questo episodio come se fosse un’ulteriore sfida. Se avessi superato il taglio con una penalità di sette colpi sarebbe stato qualcosa di straordinario”.

Detto, fatto. Nel secondo giro l’australiano ha firmato un brillante 67 superando il taglio. Ha poi proseguito il torneo chiudendo i due successivi round in 66 e 69, terminando il torneo addirittura terzo con un totale di -12, a soli due colpi dal vincitore, Cory Crawford.

“Dopo aver passato il taglio – ha dichiarato entusiasta al termine – mi sono detto che a quel punto dovevo dare tutto per finire più in alto possibile in classifica. Visto che un miracolo lo avevo già fatto, perchè non provare a farne un altro? Ho solo pensato: devo trasformare questa storia in qualcosa di mai visto, qualcosa che ricorderò a lungo”.

Beh, ci è riuscito in pieno. Se il suo non è un record, poco ci manca.

(Fonte Golf Digest)