Si sa: i soldi non faranno la felicità, ma la povertà non è che migliori il carattere. Eppure, nemmeno la possibilità di intascare i 10 milioni di dollari spettanti al vincitore della FedEx sembrerebbe smuovere più di tanto l’imperturbabilità dei campioni di golf impegnati in quel di Atlanta nella finalissima del Pga Tour. Semplicemente, loro, gli dei del fairway, ai soldi non ci penserebbero proprio. Anzi.
La morale, secondo i big del torneo, sarebbe facilmente riassumibile così: i trofei restano, ma i soldi vanno e vengono. Ma probabilmente vanno perché qualche volta vengono, verrebbe da suggerir loro, ma tant’è, noi comuni mortali ai quali i soldi più che altro vanno via, ci si arma del sorriso di circostanza e si va avanti con le domande, nonostante tutte le perplessità del caso.
Per esempio, Jason Day, uno che per non saper né leggere né scrivere ha appena siglato un contratto milionario con la Nike per l’abbigliamento, dice che non saprebbe proprio cosa comprarsi con quei famosi 10 milioni: “Se li vincessi non cambierebbe poi un granché – sostiene – certo, sarebbe bello, anzi bellissimo, ma la verità è che l’unica cosa che voglio adesso è siglare il mio nome sul trofeo della FedEx. Voglio vincere il torneo, ai soldi non ci penso proprio. Per me vincere resta molto più eccitante di qualsiasi altra cosa che gira intorno alla gara”. Peccato che poi comunque abbia dovuto ritirarsi al termine della buca 7 del secondo giro, per problemi alla schiena, gli stessi che lo avevano messo fuori gioco anche due settimane fa durante il BMW Championship. E c’è già che ritiene di aver visto Day in campo per l’ultima volta in questo 2016…
Stesso tono per Adam Scott, che rincara con tracotanza: “Dieci milioni sono tanta roba, ma in fondo giochiamo per molti soldi ogni settimana e personalmente ho sempre cercato di non pensarci perché sarebbe una distrazione”.
Una bella distrazione, tutto sommato.
“Ok, certo –aggiunge Patrick Reed- Tutti sappiamo che alla fine per chi vince il Tour Championship c’è in ballo un bottino da quasi 11 milioni di dollari, ma sai cosa? Alla fine della giornata l’unico mio pensiero è andare in campo e giocare il miglior golf possibile, con la stessa attitudine mentale che ho anche nel resto della stagione. I milioni? Sono l’ultima cosa che ho in testa, davvero”.
C’è poi chi come Brandt Snedeker quella decina di milioni se li è già intascati anni fa vincendo la FedEx, ma che non ha saputo farci nulla di meglio che comprarsi una macchina per fare il ghiaccio: “La adoro: ce l’ho ancora a casa – racconta – certo, quando il bonifico mi è apparso online sul conto corrente è stato meraviglioso, ma in fondo non è cambiato granché. Anzi, l’unico pensiero che avevo in testa era programmare il mio lavoro per fare in modo di non diventare il protagonista di una storia triste, quella di un giocatore di golf che all’improvviso aveva imboccato la strada sbagliata. Per questo non ho voluto dar peso alla cosa”.
Morale: se sul Tour chi semina, sembrerebbe non avere interesse a raccogliere e nella vita reale chi semina di solito invece non raccoglie proprio, significa solo che la favola dell’happy ending che garantisce il nesso tra il seminare e il raccogliere non esiste proprio.
Mai una gioia, verrebbe da pensare.