Alla vigilia del PGA Championship il favorito è sempre lui, Rory McIlroy.
Non passa major senza che il nordirlandese sia dato tra papabili vincitori e quest’anno a rafforzare questa convinzione c’è un motivo in più. Rory è sembrato provenire da un altro pianeta domenica sera, 12 maggio, lungo i fairway del Quail Hollow Club quando in poche buche ha letteralmente demolito un povero Xander Schauffeule che nulla ha potuto fare davanti allo strapotere di McIlroy.
E così, a pochi giorni dall’inizio del 106° PGA Championship, Rory arriva a Valhalla con una fiducia e uno spirito diverso.
Il suo smisurato talento è però spesso stato surclassato dal peso delle aspettative che da 10 anni a questa parte aleggia sopra la testa del ragazzo di Holywood.
Da quel fatidico 10 agosto 2014 Rory non alza al cielo un trofeo major chiudendo al secondo posto nel 2018 al Masters, nel 2022 all’Open Championship e nel 2023 allo U.S. Open.
Ma nonostante questo continuo mancare l’obiettivo, non c’è storia che Rory sia indiscutibilmente la voce del golf nel mondo.
E non parliamo solo delle vittorie e titoli che da 10 anni a questa parte ha conquistato sul circuito americano ed europeo.
Parliamo anche e soprattutto dell’impegno che il nordirlandese ha sempre dimostrato nei confronti del board del PGA Tour. Non dimentichiamoci che si è fatto portavoce dei giocatori, dichiarando eterna fedeltà al massimo circuito americano e mettendo la propria faccia contro l’avanzata saudita.
E invece, a pochi giorni dal Well Fargo Championship della scorsa settimana, Rory è stato messa letteralmente alla porta nientemeno che da uno dei suoi migliori amici: Tiger Woods. La sua offerta di tornare nel consiglio da cui si era dimesso all’inizio di quest’anno è stata respinta lasciandogli la nomina di semplice membro senza diritto di voto. “Penso che due amici possano avere opinioni diverse – ha detto Rory su Tiger a margine del primo giro del Wells Fargo Championship – ma l’amicizia resta. Venerdì scorso abbiamo avuto una bella chiacchierata di 45 minuti su un mucchio di cose diverse. No, non c’è tensione”.
McIlroy insiste che “non ci siano rancori”, ma dovrebbero esserci.
Nessun giocatore ha lavorato più duramente per il proprio sport quanto lui negli ultimi anni a discapito spesso del proprio tempo e delle proprie performance in campo. È indubbia che a livello generazionale Rory sia la forza e la voce del golf.
E in campo dimostra il suo strapotere non solo mediatico. Oltre al Wells Fargo ho ottenuto un’altra vittoria allo Zurich Classic in coppia con l’amico e compagno di Ryder Shane Lowrie.
Da pochi mesi a questa parte stiamo assistendo a un’evoluzione di McIlroy. E la dimostrazione ci arriva direttamente dalle sue parole:
Rispetto al 2014 so di essere un giocatore migliore. Magari non ho ottenuto titoli nei major a sostegno di ciò, ma ho vinto e fatto la mia parte per il bene del golf
Chi abbiamo davanti è un Rory diverso, più legato al presente e a ciò che davvero conta nella vita. Ovvio, nessuno si aspettava che dal 2014 il suo conteggio nei major restasse a zero, ma nel 2024 ci troviamo davanti a un giocatore. tutto tondo, fuoriclasse indiscusso, talento supremo ma anche marito e padre. el 2014 un McIlroy fresco 25enne era l’indiscusso numero uno al mondo e attualmente è secondo dietro a Scottie Scheffler. In tutte le classifiche di fine anno degli ultimi dieci anni è rimasto comodamente tra i primi 10. Unica variante l’11° posto alla fine del 2017.
Oggi, 3.500 giorni dall’ultima volta, Rory si ripresenta a Valhalla, in Kentucky, sede di questa 106° edizione con all’attivo una vittoria la settimana precedente. Il caso vuole che nel 2014, sempre a Valhalla, aveva vinto il suo secondo major stagionale dopo le vittorie all’Open Championship e al World Golf Championships-Bridgestone Invitational.
Che questo sia un chiaro segno del destino?