I più attenti appassionati del Grande Golf se lo ricorderanno. Brooks Koepka, fresco vincitore del PGA Championship 2019, è “nato” golfisticamente in Europa. Era l’estate del 2012 e Big Brooks passa al professionismo, decidendo di partire dal Challenge Tour del Vecchio Continente. A settembre vince il suo primo torneo, il Challenge de Catalunya, al Golf La Graiera, di Tarragona.
Si ripresenta al via nella stagione successiva e ottiene tre successi in poco tempo. Il primo batte bandiera tricolore: è infatti il Montecchia Golf Open, disputato sul celebre percorso padovano, cui fanno seguito il Fred Olsen Challenge de España e lo Scottish Hydro Challenge (record del torneo a -24 e dieci colpi di vantaggio sul secondo). A questo punto ottiene di diritto la carta dell’European Tour per il resto del 2013 e per tutto il 2014. Subito dopo si qualifica per l’Open Championship e debutta con un ottimo 12° posto allo Scottish Open.
Negli straordinari successi del 29enne di West Palm Beach (Florida) c’è perciò molta Europa e anche un pezzettino d’Italia. Una storia singolare e quasi unica, visto che sono davvero pochi i giovani americani che vengono a svezzarsi oltre oceano.
Brooks Koepka: “Il momento più entusiasmante della mia vita”
Il suo successo al PGA Championship 2019 sembrava quasi banale e ineluttabile a otto buche dalla fine. Sei colpi di vantaggio, un’enormità. Poi la luce si è spenta e sono arrivati quattro bogey consecutivi. A quel punto, sul tee della 15, il distacco da Dustin Johnson era ridotto al minimo: una sola lunghezza. Ma a quel punto è successo qualcosa. “Ho sentito la gente che cominciava a cantare ‘DJ’ e questo mi ha davvero aiutato – ha detto Koepka in conferenza stampa -. Credo fosse la cosa migliore che potesse succedermi.”
La risposta è stata un drive a centro fairway della 15, cosa riuscita a pochi nell’ultimo giorno, e il par (primo dalla buca 9) ha rimesso in corsa Brooks. Quell’incitamento verso il suo avversario, dopo che per quasi quattro giorni tutto il pubblico newyorkese era stato per lui, gli ha dato la scossa per riprendersi. Anche se in realtà, come ha dichiarato senza mezzi termini, perfino nel momento più difficile “non ho pensato per un istante di poter mancare il primo posto”:
“Questi due anni, dalla prima vittoria in un major (U.S. Open 2017, ndr), sono stati fantastici. È incredibile quello che è successo – ha confessato Koepka – Non avrei mai immaginato di raggiungere tali risultati in così poco tempo. Ma devo dire che ‘quattro su otto’ suona davvero benissimo, anche se è roba da perderci la testa.”
“Nell’ultimo giro del PGA Championship lo stress è progressivamente cresciuto, per merito di Dustin Johnson. Ma forse proprio per questo, l’arrivo sul green della 18 è stato il momento più entusiasmante della mia vita.”
“Fin dal campo pratica, con il vento teso fra 10 e 20 miglia, sapevo che sarebbe stata una giornata molto impegnativa. Ho lasciato il green della 10 tranquillo e in pieno controllo, ma dopo quello della 14 non mi sentivo così bene. Tutto, su un campo da golf come questo, può cambiare molto, molto velocemente.”
“Fondamentale chiudere la gara alla 18. E sono stato proprio felice di non dover giocare ancora, per uno spareggio. Di questo potete essere certi.”