Alla vigilia del DS Automobiles 79° Open d’Italia parla il capitano, Luke Donald che dopo l’edizione dello scorso anno torna a Roma con un nuovo ruolo e un obiettivo molto preciso: riportare la coppa d’ora a casa. In carriera Donald ha giocato quattro Ryder Cup (2004, 2006, 2010 e 2012), collezionando altrettanti successi. Ha ricoperto inoltre il ruolo di vicecapitano due volte: nel 2018 e nel 2021.
“Sono davvero felice di essere qui a Roma, città che tra l’altro amo e che non manco mai di visitare con la mia famiglia. Già l’anno scorso il campo mi aveva stupito in positivo ma oggi si presenta davvero in perfette condizioni. Ho avuto modo di parlare con alcuni top player tra i quali McIlroy e Hovland e ho ricevuto le stesse sensazioni”.
Partiamo subito con il chiederti di Francesco Molinari e il suo ottimo 9° posto a Wentworth
È una grande gioia rivedere Francesco Molinari giocare e colpire la palla come solo lui sa fare. Ho giocato con lui i primi due giri del BMW PGA Championship ed è proprio tornato il giocatore di un paio di anni fa, il miglior modo di iniziare la qualifica di Ryder Cup.
Che similitudini trovi tra il Marco Simone e gli altri percorsi che hanno ospitato la Ryder Cup?
Per certi aspetti il percorso romano ricorda molto il Celtic Manor soprattutto come visuale dal tee di partenza e trovo sia simile anche a Le National di Parigi per i gran palcoscenici naturali che si stagliano sopra i green e i fairway. Spazi utilissimi anche per il pubblico creando grandi anfiteatri naturali. Sono certo quello del prossimo anno sarà un grande spettacolo.
Quale pensi possa essere la buca chiave l’anno prossimo in Ryder?
Direi che il punto di svolta si avrà alla 16. Dal tee si hanno due opzioni di gioco e ti permette di tirare direttamente al green.
Da capitano, cosa pensi dei tantissimi giovani che si stanno affacciando e si stanno facendo largo sul DP World Tour?
I giovani sono il mio grande obiettivo finale per l’appuntamento con Roma 2023 e voglio vedere dove potranno arrivare. Mi piacerebbe avere una squadra di freschi talenti, c’è una nuova generazione di giocatori da tenere d’occhio e sicuramente voglio dar loro tutte le possibilità per emergere.
Stai già iniziando a lavorare con Edoardo Molinari? Cosa pensi del metodo di Statistic Golf?
Conosco Edoardo da tanti anni, abbiamo giocato insieme la Ryder del 2010 e avevo già iniziato ad apprezzarlo. Sta facendo un gran lavoro, il suo metodo analitico sta dando i suoi frutti e i risultati di Fitzpatrick e Hovland ne sono una gran dimostrazione. Il suo supporto non solo statistico sarà di gran aiuto nella selezione dei giocatori e negli accoppiamenti delle coppie per i match-play.
Che tipo di capitano pensi di essere?
Sicuramente non mi sento arrivato, devo ancora imparare molto su questo ruolo, ho giocato tante Ryder, è vero, e prenderò tutto ciò che di buono mi hanno dato i capitani delle passate edizioni ma, nello stesso tempo, credo che cercherò di costruirmi la mia immagine. Bisognerà lasciare da parte gli individualismi propri dei giocatori di golf e fare squadra, e noi europei siamo molto bravi in questo.