Questa mattina alle 6:35 è iniziato il 148° Open Championship, la sfida più affascinante, più dura, unica nel suo genere e per questo ancora più ambita.
Quest’anno insieme a Francesco Molinari, defending champion del torneo, scendono in campo altri due italiani, Andrea Pavan, alla seconda esperienza in un major dopo quella nell’U.S. Open del 2014 e Nino Bertasio, alla sua prima apparizione dopo essere entrato nel field con il quarto posto di domenica scorsa nello Scottish Open.
Erano tre anni che non si vedevano tre bandiere italiane sventolare in un torneo del Grande Slam e precisamente nel 2016 all’Open Championship con Chicco Molinari, insieme a Matteo Manassero e al dilettante Stefano Mazzoni, che aveva ottenuto il posto nel field per aver vinto il Campionato Europeo Individuale l’anno precedente.
Mentre ormai sappiamo tutto di Chicco Molinari, meno conosciuti sono Andrea e Nino, due ragazzi che quest’anno hanno dimostrato di poter competere accanto ai grandi campioni del golf mondiale.
Andrea Pavan, classe 1989, ha avuto una carriera costellata di “alti e bassi”, ma nel 2018 torna sull’European Tour dopo due anni di assenza.
L’anno scorso ha effettuato un’ottima stagione sul circuito maggiore, ottenendo anche la sua prima vittoria, che ha aggiunto alle quattro conseguite in carriera sul Challenge Tour.
Andrea infatti si era imposto ad agosto del 2018 nel D+D Real Czech Masters e aveva ottenuto altre quattro top ten: 3° Trophée Hassan II, 5° Alfred Dunhill Links, 6° Nordea Masters, 9° Rocco Forte Sicilian Open.
Il 2019 è l’anno della consacrazione con la meritata e attesa vittoria nel rinomato BMW International Open, superando al play off l’inglese Matthew Fitzpatrick.
Diverso il percorso di Bertasio che, a differenza di altri professionisti subito affermatisi fra i pro, è dovuto passare attraverso anni tormentati e prove difficili.
Fino all’esplosione di fine estate 2018 che, attraverso dieci tornei consecutivi, lo ha riconfermato tra i grandi permettendogli di mettere la Carta del Tour in cassaforte.
L’ottimo quarto posto allo Scottish Open del weekend scorso gli ha permesso infine di vivere questa nuova esperienza su un percorso che metterà a dura prova tutti i 156 campioni.
Per il successo finale bisognerà infatti fare i conti con le condizioni climatiche dell‘Irlanda del Nord capici di dettare prestazioni e risultati dei protagonisti, in bilico su quella sottile linea che divide la sconfitta dal sogno di portarsi a casa la Clare Jug, la brocca d’argento più antica e desiderata del mondo.