Nessuno conosce Tiger meglio del suo primo coach, Rudy Duran
Su Tiger Woods si è detto e scritto di tutto.
C’è chi lo ha sempre idolatrato, chi lo ha rinnegato e poi rimesso sul piedistallo e chi, invece, resta in silenzio conservando nella memoria il vero Tiger, il ragazzino dalle mani d’oro e dalla tenacia di ferro.
Stiamo parlando di Rudy Duran, il primo coach che Tiger incontrò sul suo cammino.
Duran ha oltre 70 anni, ha imparato a giocare a golf nell’Aeronautica Militare negli anni ’70 e ricorda perfettamente quel fatidico giorno del 1980 quando un baby Woods gli si presentò davanti con le scarpe da golf ai piedi per avere lezioni ed entrare nella squadra junior allenata dal famoso coach dell’Heartwell Golf Course, un piccolo campo a Long Beach, in California.
Da quel momento, si instaurò un rapporto speciale tra l’allievo di quattro anni e mezzo e il suo maestro. Duran racconta con dovizia di particolari le interminabili giornate trascorse su quei par 3 dell’Heartwell Golf Course e di come abbia plasmato il gioco e la mente del giovane Fenomeno.
Gli ha insegnato la strategia da adottare in campo, la meccanica dello swing e gli ha regalato il suo primo ferro 1 che, secondo fonti certe, Tiger conserva ancora in casa.
Vent’anni dopo quell’incontro, nel gennaio del 2000, Rudy Duran ha vinto il Card Walker Award del PGA Tour per i l’insegnamento e la passione trasmessa ai giovanissimi campioncini di golf e Tiger era lì a dare un commovente elogio colmo di affetto all’uomo che ha contribuito a renderlo quello che è.
“È un mago nel giocare a golf”, afferma Duran.
“Lo è sempre stato.”
Duran sente ancora una profonda connessione con Tiger, anche se sono passati anni dall’ultima volta che hanno passeggiato l’uno accanto all’altro lungo i fairway.
Sono tantissimi i ricordi che conserva gelosamente nella sua mente. Come quando a 12 anni fece 15 putt sulle prime 9 buche del Navy Course a Cypress, in California.
Oppure quando a 5 anni segnò un 3 sullo score nel suo primo par 3 giocato con un lay-up da 50 metri.
“Dissi subito che quel bambino aveva dentro di sé una luce speciale ma nessuno, all’epoca, mi credette”.