Sono bastate poche parole per creare già un delicato caso diplomatico. Nel corso di un’intervista alla vigilia del PGA Championship a Bethpage Black, Rory McIlroy ha ammesso che molto probabilmente prenderà parte alle Olimpiadi 2020 di Tokyo ma che gli piacerebbe farlo rappresentando i colori dell’Irlanda anzichè quelli della Gran Bretagna.
A Rio snobbò il ritorno del golf alle Olimpiadi
Il quattro volte campione major ha saltato nel 2016 quelle di Rio come molti altri suoi colleghi golfisti, tirando in ballo il timore del virus Zika e commentando che non avrebbe nemmeno guardato il torneo in televisione.
Questa volta invece sembra affrontare la questione Giochi in modo diametralmente opposto: “Sono entusiasta di andare alle Olimpiadi e di rappresentare il mio paese“ – ha detto McIlroy, descrivendo la sua decisione di voler giocare per l’Irlanda piuttosto che per la Gran Bretagna come “una scelta sensibile ma dovuta”.
Una questione non solo sportiva ma diplomatica
McIlroy è nato 30 anni fa a Holywood, sobborgo di Belfast, quindi in Irlanda del Nord, che politicamente parlando è parte integrante del Regno Unito, e non della Repubblica d’Irlanda.
“Da ragazzino è sempre stato il mio sogno giocare per l’Irlanda, volevo farlo ed ero molto orgoglioso di indossare la maglia o il blazer con il logo che la rappresentava. Ovviamente quando ti metti in gioco per le Olimpiadi e c’è una scelta da fare e devi davvero riflettere su quali sono le tue convinzioni e i tuoi valori. È una decisione non di poco conto, ti costringe ad andare un po’ più a fondo, è qualcosa in cui devi credere davvero”.
A Tokyo tutti i migliori, Tiger compreso
Dopo l’edizione sotto tono di Rio vinta da Justin Rose, dove il golf ritornò ai Giochi Olimpici a un secolo di distanza, quella di Tokyo del prossimo anno si preannuncia invece di grandissimo interesse; anche Tiger Woods ha infatti rivelato di voler prenderne parte se dovesse rientrasse tra i giocatori qualificati di diritto.
Il torneo di golf olimpico maschile si terrà sul campo di Kasumigaseki, alla periferia di Tokyo, dal 30 luglio al 2 agosto 2020.