Emozioni da pelle d’oca al Masters. Il secondo giro ci consegna una classifica talmente ricca di argomenti e suggestioni da sperare solo che la terza giornata non si faccia attender troppo. Fra i tanti motivi che ci stanno facendo appassionare come forse mai prima d’ora arrivati alla boa delle 36 buche, in cima alla lista ci sono ovviamente Francesco Molinari e Tiger Woods. Per la prima volta un italiano (e che italiano!) è al vertice della classifica e a un solo colpo dai primi la Tigre è quanto mai a caccia del suo 15° major.
Ma assieme a Francesco viaggiano tre personaggi come Jason Day, Adam Scott e Louis Oosthuizen, che ci fanno venire in mente la celebre frase “a volte ritornano”. Tre major winner in grandissimo spolvero si aggiungono al nostro Chicco per affollare il primo posto: tanta esperienza e classe da vendere sono il loro marchio di fabbrica. Perciò siamo molto, molto curiosi di vedere come affronteranno il weekend del Masters.
A tener compagnia al quartetto dei leader, Brooks Koepka. Dodici chili in meno in pochi mesi (un servizio fotografico quasi osè per la ESPN sarebbe la causa della drastica dieta) e qualche metro in meno con il driver non sembrano creargli ora dei problemi, dopo un avvio di stagione in sordina. E se qualcuno l’avesse dimenticato, tre degli ultimi sei major brillano nel suo palmarès: non crediamo serva aggiungere altro. Sarà un cliente molto difficile, capace com’è stato venerdì di risollevarsi nel secondo giro dopo un avvio pessimo (due bogey e un doppio in cinque buche).
Chi fa meno errori al Masters? Francesco, naturalmente
Un dato interessante è quello dei bogey finiti sugli score dei primi in classifica. Nei due giri di Molinari, solo una buca sopra par e anche una sequenza di 25 buche senza errori, iniziata alla 12 del primo giro. Questo ritmo senza scossoni potrebbe diventare un’arma fondamentale quando gli swing si faranno roventi.
Dopo Chicco, il più regolare è Dustin Johnson (2 bogey), che si lascia alle spalle tutti i migliori. Fra i nove che segnano in classifica -7 e -6, il peggiore è senz’altro Schauffele, che per bilanciare i suoi cinque bogey più un doppio ha dovuto sudare non poco e portare a casa ben 13 birdie. In mezzo al gruppo Tiger (quattro buche no).
Appena meglio di lui hanno fatto Jason Day (tre errori) e Adam Scott. L’australiano Masters champion del 2013 per una sola buca è stato al comando con -8, dopo l’eagle alla 15. Il successivo bogey lo ha riportato in gruppo e fatto rientrare dal taglio ben nove giocatori. In totale, a entrare nella lista di partenza del weekend sono stati ben 65, record che supera i 64 del 1966. Da parte di tutti loro, grazie Adam!
Caro, inossidabile e incredibile Bernhard
Anche stavolta è riuscito a farcela. E per di più giocando uno sotto par. Alla tenera età di 61 anni, l’irriducibile Bernhard Langer, campione 1985 e 1993, ha passato un’altra volta il taglio senza problemi, con il suo 29° posto. Il segreto? 25 fairway presi su 28. “Ormai sono quasi 40 metri più corto di tutti gli altri. Se non la tiro dritta, non posso avere alcuna chance. Anche perché poi, per il tiro successivo, se in media si gioca un ferro 9, io devo tirar fuori un 4 dalla sacca. Come farei volentieri cambio della mia esperienza con un ferro 9…”
Erano sei i dilettanti in gara per la Silver Cup e ben quattro hanno passato il taglio. E anche in questo caso si tratta di un record. Ce l’hanno fatta il norvegese Viktor Hovland, U.S. Amateur Champion 2018, e lo statunitense da lui sconfitto in finale, Devon Bling. Gli altri due sono il messicano Alvaro Ortiz e il giapponese Takumy Kanaya. Out invece il sudafricano Jovan Rebula (nipote di Ernie Els e British Amateur Champion in carica) e Kevin O’Connell, campione americano Mid-Am.