Il 4 settembre prossimo compirà 70 anni.
Thomas Sturges Watson, in arte semplicemente Tom Watson, una delle grandi icone del golf moderno, ha detto basta dopo 48 anni di professionismo. Lo ha fatto là dove ha costruito la sua leggenda, in terra britannica, nel Senior Open al Royal Lytham & St Annes.
Per uno scherzo del destino e per il forte maltempo, il comitato organizzatore ha deciso di giocare l’ultima giornata del major senior britannico con doppie partenze e così Watson ha chiuso con il golf giocato alla buca 9 anzichè alla 18 di Lytham & St Annes.
L’omaggio della sua gente
Ma nessuno, proprio nessuno, ha voluto perdersi quel momento magico, il giusto omaggio a un campione che ha alzato la Claret Jug ben cinque volte in carriera e che ha rischiato di vincere la sesta a quasi sessant’anni nel 2009, sconfitto solo al playoff da Stewart Cink.
La tribuna della 18 di Lytham si è improvvisamente svuotata e tutti sono accorsi intorno al green della buca 9, la più lontana dalla clubhouse, per omaggiare ‘Gentle Tom’ con una doverosa standing ovation.
Visibilmente commosso e fradicio per la costante pioggia che ha colpito l’ultima giornata del Senior Open 2019, Watson ha chiuso in par e salutato il suo pubblico, quello che lo ha amato come fosse uno di loro.
Una carriera da favola
Dal 1971 al 2019 Watson ha conquistato 70 vittorie in carriera, 39 sul PGA Tour (11° di tutti i tempi), 4 sul Japan Tour, uno sul PGA of Australasia, 14 sul circuito Senior statunitense e altri 12 in giro per il mondo.
Otto i major in bacheca: due Masters (1977 e 1981), uno U.S. Open (1982) e ben cinque Open Championship (1975, 1977, 1980, 1982 e 1982). Non riuscì per un soffio a completare il Grande Slam alla carriera, giungendo secondo nel PGA Championship del 1978, l’unico major che non vinse mai.
Entrato nella World Golf Hall of Fame nel 1988, ha vinto la money list del PGA Tour per cinque anni ed è stato nominato Player of the Year del circuito a stelle e strisce per sei volte.
È stato definito il giocatore americano che meglio ha saputo interpretare i links nella storia del golf e proprio all’Open Championship ha costruito la sua leggenda.
Vero gentleman dei green ha vinto e tanto nell’epoca più difficile, quella di Nicklaus e Palmer, di Player e Trevino, gli anni d’oro del golf moderno pre era Tiger.
Il rimpianto di Turnberry
Difficile pensare di avere rimpianti davanti a una carriera simile ma Watson, in un’intervista rilasciata nel 2012, ammise che il fatto di essere stato a un passo dalla sua sesta Claret Jug a Turnberry nel 2009, persa per un putt, fu una delusione tremenda, come se qualcuno gli avesse strappato le viscere su quel green.
Gli bastava un par alla 18 per diventare, oltre al più anziano vincitore di un major, il giocatore con più titoli all’Open Championship nella sua storia ultracentenaria, andando a pareggiare un mito come quello di Harry Vardon campione nel 1896, 1898, 1899, 1903, 1911 e 1914.
Quel putt mancato da circa due metri alla 18 fece svanire il sogno di Watson e di centinaia di migliaia di appassionati ma rafforzò la sua già incredibile leggenda. Mai un comportamento fuori dalle righe, mai una reazione scomposta, classe, eleganza e un talento sopraffino hanno caratterizzato le sue gesta per mezzo secolo sui campi di tutto il mondo.
Ci mancherai grande Tom, grazie per averci regalato mezzo secolo di emozioni.