Lunedì 10 agosto, nella sua casa di Arma di Taggia (Imperia) e all’indomani del suo 89° compleanno, ha chiuso per sempre gli occhi Marco Mascardi, per anni grande collaboratore di Golf & Turismo. Il golf italiano con lui ha perso una delle sue penne più argute, ironiche e profonde, un vero capostipite ed esempio per tutti i giornalisti di golf e per tutti quelli che il golf lo amano sul serio.
Nato a Genova nel 1926, è stato per tanti anni reporter e inviato di prima fila. Dal Secolo XIX al Corriere della sera, al Corriere Lombardo, al Giorno, poi articolista di punta in Mondadori, ha visto scorrere tra le dita e la tastiera della macchina da scrivere e poi del pc mille fatti e aspetti della vita, occhio e mente sempre accesi da curiosità e passione per la professione. A lungo Mascardi è stato anche l’iconico presidente dell’Associazione Italiana Giornalisti Golfisti, che aveva contribuito a fondare oltre 40 anni fa.
Marco ha sempre interpretato il Golf con classe e stile irripetibili, con grande rispetto e un piccolo tocco di snobismo. Ha tradotto in italiano il Gioco dei Re e la sua secolare tradizione, diventando poco alla volta una cosa sola con la passione della sua vita. Dopo aver girato il mondo con la Lettera 22 in una mano e la sacca nell’altra, Mascardi ha dedicato le giornate a scrivere di etichetta, di bon ton, di usi e costumi, del fascino che avvolge la storia del Golf. Prima da Milano e poi da Sanremo, ha intrapreso un lungo, meraviglioso dialogo con il Gioco attraverso le pagine di Golf & Turismo. Storici personaggi e gesta da leggenda, racchiusi in avvincenti e dettagliatissimi articoli da leggere tutti d’un fiato. Accanto a queste pagine, il suo “scherzoso taccuino”, in cui glorificava o condannava mode e modi incontrati fra fairway e green. Un’imperdibile rubrica (pubblichiamo qui accanto l’estratto di una delle pagine più belle), in cui ironia, cultura e fair play si univano come in un perfetto Martini cocktail. Mescolato, naturalmente, non agitato. Ciao, Marco.
FG
Autunno 2010. Ho perduto il mio compagno di Gioco, il migliore di quanti ne abbia mai avuti. Il preferito di tutta una vita di Golf. Abbiamo giocato insieme per anni e anni.
Un po’ ovunque, nel mondo. In Europa, in America, in Africa. Ma sempre per passare il tempo un po’ meglio, senza fare del turismo, che ci avrebbe obbligati a sopportare tanta gente intorno, di cui non si sapeva nulla, intenta solo a fotografare. Noi, insieme, preferivamo goderci la vita con le cose che ci erano davvero care, che ci piacevano.
Devo ammettere, e lo faccio con una certa invidia, come questo compagno avesse davvero un grandissimo stile. (…) In particolare, trovava insopportabili i nuovi ricchi. Mi diceva: “Noi siamo dei vecchi poveri. Che soltanto adesso stanno un po’ meglio. Ma non è il caso di farlo sapere in giro.” E trovava addirittura insopportabili quelli che avevano cominciato a giocare a Golf senza conoscere gli antefatti. Da Tom Morris in giù. (…) Non aveva mai perduto il gusto della sfida, questo mio compagno di gioco.
Il Golf, si dice, è molto simile alla vita, con le sue trappole, le difficoltà improvvise, le situazioni ardite, le penalità, la riuscita del colpo, talvolta persino la vittoria. Era un giocatore serio, di qualità. Non amava perdere. (…) Firmò con un sorriso appena accennato, complice, il suo ultimo score. Mi fece capire con l’aria di chi, in fondo, è abbastanza contento: “Non abbiamo giocato male, nemmeno questa volta.”
Era davvero il mio compagno preferito. Ci divertiva entrambi, quello strano Gioco che è il golf, che è poi la vita, insieme da cinquantasette anni e otto mesi.
Era Enrica, mia moglie. Ora non c’è più. Se l’è portata via, nel vento, il suo ultimo swing.
Marco Mascardi