Lucrezia Colombotto Rosso è volata da poco a Tokyo ed è pronta a scendere in campo nella sua prima Olimpiade. Un sogno che si realizza, non c’è che dire, ma anche la consapevolezza di essersi conquistata questa qualificazione con il duro lavoro. Per un Olimpiade ci si preparare praticamente da una vita, rappresenta il punto più alto nella carriera di un atleta.
E non ha importanza se il golf sia entrato tra i Cinque Cerchi dal 2016 dopo una pausa lunga oltre un secolo. L’emozione è identica a quella di tutti gli altri atleti delle diverse discipline olimpiche.
Ti sei qualificata per le Olimpiadi. Un traguardo o un punto di partenza?
Ti direi entrambe le cose. Un punto di partenza perché di certo non ho nessuna intenzione di fermarmi qui. Questo è solo un pilastro di quello che voglio realizzare nella vita. Nello stesso tempo, un grande traguardo perché giocare un Olimpiade è l’obiettivo di ogni atleta.
Vado ai Giochi Olimpici… continua tu la frase
E cercherò di rappresentare l’Italia nel migliore dei modi e sfruttare questa enorme opportunità che mi è stata concessa. Sono cinque anni che mi preparo per questo momento e non vedo l’ora di mettere la pallina sul tee della buca 1.
Cosa ti aspetti da questa esperienza, ti sei data un obiettivo?
L’obiettivo è sempre la vittoria e, in questo caso, una medaglia olimpica. Sono certa che quella di Tokyo sarà un’esperienza unica. Poter rappresentare il proprio Paese riempie di orgoglio e anche se quest’anno non ci sarà il pubblico dietro le corde a seguirci, l’atmosfera che si respirerà sarà ugualmente speciale.
Raccontaci chi è Lucrezia fuori dal campo da golf?
Sono una ragazza molto solare e positiva. Amo stare con la famiglia che da sempre è il mio porto sicuro. Il golf è la mia vita e la mia grande passione ma cerco di non focalizzare tutte le energie su questo sport. Nelle settimane di riposo dai tornei cerco di distrarmi il più possibile e stare in compagnia degli amici e fare tanto movimento. Sono iperattiva, per me stare ferma e non fare nulla è un vero e proprio strazio.
Quanto sono importanti le nuove attrezzature per una proette del tuo livello?
Tantissimo. Da due anni gioco TaylorMade e ammeto di essermi allungata parecchio rispetto agli anni passati. Spesso giochiamo su percorsi molto lunghi e avere metri in più in sacca è fondamentale. Non sono una ragazza particolarmente alta ma sono riuscita a guadagnare quei metri preziosi e rientrare nella media delle giocatrici.
Com’è composta la tua sacca TaylorMade?
Gioco driver, legni, ibrido e ferri SIM2, putter Spider FGC e palline TP5.
Qual è il tuo punto forte?
Il putt ma devo migliorare intorno al green. Spesso, il più grande ostacolo che riscontro in campo sono proprio io, riesco a mettermi troppa pressione da sola.
Questo vuol dire che in gara l’aspetto mentale fa più della metà del lavoro?
Assolutamente sì. Negli anni sono cresciuta molto sotto questo punto di vista. Leggo molti libri di diversi mental coach e cerco di mettere in pratica in campo quello che c’è scritto sulla carta.
Sono estremamente perfezionista e uno dei lavori più importanti che ho fatto su me stessa è stato quello di accettare e amare la mia imperfezione. Ho imparato ad accettare l’errore, ad avere pazienza e riuscire a fare score non giocando colpi perfetti. Il segreto è tutto qui: accettarsi, incitarsi e volersi bene. Insomma, devo essere la cheerleader di me stessa.
Parliamo di tornei misti, cosa ne pensi?
Se organizzati bene possono essere un bel punto di svolta per il golf del futuro. L’esperienza che ho vissuto in Svezia nello Scandinavian Mixed è stata molto costruttiva e avvincente. Giocando con gli uomini ti rendi davvero conto di quanto, pur tirandola veramente storta, riescano ugualmente a fare score. Ho imparato a non mollare mai e non dare nulla per scontato. Noi giocatrici siamo troppo autocritiche con noi stesse, spesso giochiamo troppo conservative e pensiamo al risultato finale.
Tutti ci criticano perché solitamente partiamo 30 metri avanti agli uomini. In quella gara com’era stato preparato il set up del percorso?
Credo che nelle gare miste sia fondamentale che tutti i giocatori, maschi e femmine, abbiano la possibilità di giocare lo stesso ferro dal fairway. E durante lo Scandinavian Mixed è stato proprio così. Davide Lantos, il direttore di torneo del Ladies European Tour, aveva preparato un percorso assolutamente perfetto. Annika Sorenstam durante la prova campo si era lamentata di alcuni tee di partenza troppo arretrati e nei giorni da gara il set up ha rispecchiato perfettamente le sue richieste.
Hai accusato il passaggio dal mondo amateur a quello professionismo?
I primi tre anni sono stati difficili, non lo nego. Nessuno ti prepara a cosa succede “dopo”. Negli anni della nazionale sei coccolata e protetta, devi solo pensare a divertirti e giocare a golf. Poi improvvisamente sei catapultata nel mondo dei circuiti europei e devi imparare a gestirti. Bisognava prendere le misure su una vita fatta di valigie, viaggi, trasferimenti e tensione pre gara. Con l’andare avanti dei tornei inizi a ingranare, chiedi consiglio alle veterane del Tour e impari a organizzarti.
La stagione scorsa ti ha regalato grandi soddisfazioni
Sì, per me il 2020 è stato un bell’anno, avevano congelato tutte le graduatorie causa Covid e ho giocato libera da pressioni. Mi sono allenata duramente nei mesi di lockdown e mi sono fatta trovare pronta alla ripresa delle gare. Sono stata costante raggiungendo ottimi obiettivi e giocando moltissimi tornei, molti di più rispetto agli anni precedenti.
Nei momenti di difficoltà in campo come ritrovi l’equilibrio?
Cerco di lavorare sulla visualizzazione del colpo e focalizzarmi su un punto preciso. E poi, come dicevo poco fa, sto imparando ad accettare l’errore. Non sono una persona molto paziente ed è necessario fare dei grandi respiri profondi e andare avanti, colpo dopo colpo. In questo lo yoga mi aiuta moltissimo. Soprattutto quando sono in giro per tornei praticare questa disciplina è fondamentale per me, è il mio momento di pace.
Vivi a Monaco ma sei italiana al 100%. E in cucina come te la cavi?
Direi molto bene, nessuno si è mai lamentato e poi faccio un tiramisù che dovresti provare…
Qua la domanda è d’obbligo: savoiardi e pavesini?
Savoiardi tutta la vita