In un’edizione del Masters senza giocatori italiani,a portare in alto i colori azzurri è stato Lorenzo Gagli,che ha contribuito, in veste di caddie, a far superareil taglio al campione spagnolo José María Olazábal.
Venerdì 12 aprile ad Augusta a riscrivere la storia non è stato solo Tiger Woods con il suo 24° taglio consecutivo passato al Masters, anche altri due veterani del golf hanno lasciato il segno.
Grazie a due ottime prestazioni nelle prime 36 buche in condizioni piuttosto proibitive per il vento forte il 61enne, ex numero uno del mondo Vijay Singh e il 58enne, due volte Masters Champion José María Olazábal, si sono aggiudicati la possibilità di scendere in campo nel weekend.
Un pò del merito nell’aver superato un taglio molto complicato da parte del campione spagnolo va all’unico italiano presente ad Augusta in occasione dell’88°Masters, Lorenzo Gagli.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Lorenzo di ritorno da Augusta per farci raccontare l’emozione di essere stato “sulla sacca” di un campione del calibro di Olazábal.
Lorenzo, come è nata la collaborazione con José María e da quanto tempo lo conosci?
Conosco Olazábal da moltissimi anni, grazie soprattutto all’amicizia in comune che abbiamo entrambi con Peppo Canonica. Nel 2011 abbiamo trascorso una settimana ad allenarci insieme a San Domenico.
Ho avuto modo di conoscerlo meglio durante le mie stagioni sul DP World Tour e da dieci anni mi invita sempre alla sua Pro-Am di beneficenza che organizza a Costa Navarino.
Proprio in occasione dell’ultima edizione alla fine dello scorso anno parlando con lui, con la sua manager e con Peppo Canonica, si è materializzata questa incredibile opportunità, che gli facessi da caddie per tre gare sul Champions Tour (una in Marocco e due in California) e al Masters.
Io non avevo gare in programma sul Challenge Tour fino a maggio e lui non aveva al momento un caddie, così è cominciata questa incredibile avventura.
Quali sensazioni hai provato all’arrivo ad Augusta?
Al termine della seconda gara in California, José María ha raggiunto direttamente Augusta, dove ha giocato il giovedì con suo nipote a una settimana dall’inizio del Masters. Io l’ho poi raggiunto il sabato.
Per me si trattava della prima volta ad Augusta. È stato come arrivare in paradiso. Mi sembrava di vivere un’esperienza ultraterrena. Attraversare Magnolia Lane, entrare in club house e arrivare in campo pratica…Non dimenticherò mai quei momenti.
Come sono stati i giorni di prova campo?
I giri di prova sono stati a dir poco emozionati e allo stesso tempo molto istruttivi e formativi: abbiamo giocato nove buche la domenica con Fred Couples, nove il lunedì con il dilettante messicano Santiago De La Fuente, con cui poi abbiamo giocato le prime 36 buche.
Martedì altre nove buche con Bubba Watson e, ciliegina sulla torta, nove il mercoledì nientemeno che con Sergio Garcia e il campione in carica Jon Rahm.
Venendo alla gara, puoi raccontarci cosa avete provato nel realizzare un mezzo miracolo, ovvero superare il taglio con delle condizioni climatiche davvero proibitive?
Il primo giro ritardato di due ore e mezza per il maltempo ha mischiato un po’ le carte in tavola e, nonostante una giornata non particolarmente brillante, abbiamo chiuso in 77 (+5).
Il vero miracolo però è andato in scena il venerdì. In una giornata caratterizzata da raffiche di vento fortissime e il campo al limite dalla giocabilità, Olazábal ha tirato fuori dal cilindro tutte le sue doti e le sue incredibili capacità, soprattutto per quanto riguarda il gioco corto, che ci hanno permesso di chiudere con un ottimo 73 (+1).
Uno dei risultati migliori dell’intera giornata, viste le condizioni proibitive del campo. Vi giuro che non ho mai visto in tutta la mia carriera approcciare in quel modo. Mi ha lasciato letteralmente senza parole.
Purtroppo una volta terminato il nostro giro eravamo quasi certi di aver mancato il taglio di un solo colpo.
Chema, abbreviazione spagnola del nome José María, nonostante questo era molto tranquillo e contento di come aveva giocato. Io, al contrario, ero molto triste e rammaricato, avevamo lottato e non volevo che quel sogno si interrompesse sul più bello.
Una volta tornati nella nostra casa, a dieci minuti dal campo, mi sono sintonizzato subito sul canale che trasmetteva il Masters per vedere gli ultimi giocatori in campo. Chema dal canto suo non guardava.
A quel punto sono successe cose incredibili. Justin Thomas che fa +7 nelle ultime quattro buche. Hideki Matsuyama che fa doppio alla 18. Da 54esimi, siamo passati a 53esimi, poi 52esimi, 51esimi. Ma non bastava. Dopo il putt mancato da Wyndham Clark per il par alla 17 e il par della 18 era fatta!
A quel punto abbiamo festeggiato con birre e champagne per celebrare quell’incredibile risultato. Fino a quel momento vi confido che José María non ha mai guardato la tivù.
Cosa ti ha colpito di più del gioco di José María Olazábal?
Questa impresa è resa ancora più unica e speciale dal fatto che Chema in moltissime buche, come la 1, la 14 e la 17, a differenza di tanti giocatori che utilizzavano il wedge come secondo colpo, tirava il ferro 4 o il legno 7.
Capite quindi voi la difficoltà e l’enorme differenza in campo. Ma come sappiamo nel golf non conta solo la potenza e la lunghezza.
José María oltre a un enorme talento e a delle mani fatate devo dire che è un’atleta a tutto tondo e, nonostante la sua età, posso assicurarvi che vive ancora letteralmente per il golf.
Un lavorate instancabile. Pensa al golf giorno e notte. È il primo giocatore che arriva in campo pratica e l’ultimo ad andare via. Il segreto della sua incredibile carriera e di questo ennesimo risultato è l’amore e la passione che mette in questo gioco.
Com’è stata questa tua prima avventura da caddie? Vedi questo lavoro anche in un prossimo futuro?
Nel mio piccolo ho provato ad aiutarlo in tutti i settori del gioco, da quello mentale e psicologico, caricandolo e incitandolo su ogni tee di partenza, all’aspetto più tecnico, come la scelta del bastone e la lettura dei green.
È stato un vero onore per me potergli stare accanto in questa che è stata sicuramente una delle settimane più memorabili di tutta la mia vita trascorsa su un campo da golf.
Sul mio futuro, vorrei ancora giocare.
Quest’anno farò alcune gare del Challenge Tour e mi allenerò per farmi trovare pronto per la prossima Qualifying School.
Poi chissà, se dovesse ricapitare l’occasione e una buona opportunità come caddie, mai dire mai…io nel frattempo mi sono goduto al massimo questa esperienza con un grandissimo del nostro sport.
Muchas gracias Chema!