Quando a giugno scorso, dopo oltre un anno di scontri dentro e fuori dai tribunali, i due circuiti di golf professionistici più chiacchierati, PGA Tour e LIV, avevano annunciato di volersi unire, i tifosi di tutto il mondo hanno tirato un sospiro di sollievo.
Dopo l’accordo, il processo verso un unico Tour mondiale ha rallentato, creando confusione tra i giocatori del massimo circuito americano divisi tra favorevoli e contrari.
Le parole di Jay Monahan, commissario del PGA Tour
Le parole di Jay Monahan, commissario del PGA Tour, avevano spazzato i dubbi e fatto ben sperare:
“Da qui in avanti i fan potranno star certi che manterremo collettivamente la promessa che abbiamo sempre fatto: promuovere la competizione dei migliori atleti del golf professionistico e che saremo sempre impegnati nell’assicurare e sviluppare il futuro di questo sport”.
Da allora sono passati parecchi mesi durante i quali nulla apparentemente si è mosso.
O meglio, i sauditi hanno proseguito nel loro cammino di conquista del mondo del golf mettendo in difficoltà, dollaro dopo dollaro, gli statunitensi.
A gennaio il Fondo di Investimento Pubblico dell’Arabia Saudita (PIF) ha avuto il via libera per un investimento sul PGA Tour grazie alla creazione del PGA Tour Enterprises, nuova società nata con l’intervento di Strategic Sports Group, consorzio che racchiude imprenditori nel mondo dello sport a squadre americane.
Gli annunci che hanno fatto più clamore però sono arrivati da questa parte dell’Oceano, perché il LIV ha proseguito nella propria espansione dentro e fuori dal campo.
Jon Rahm dal PGA Tour al LIV Golf
Il nuovo anno ha portato altre stelle alla Superlega, come Adrian Meronk, Tyrrell Hatton e quella che ha fatto il maggior clamore, Jon Rahm.
Lo spagnolo, che ha vinto il Masters nel 2023, è passato a sorpresa al LIV a dicembre dopo essersi dichiarato in precedenza un fedelissimo del PGA Tour:
“I soldi sono fantastici ma nel golf esiste altro e io voglio che il mio nome sia legato alle imprese del circuito dove giocano i migliori: il PGA” – aveva chiosato nel 2022.
Con queste premesse il dietro front ha fatto ancora più clamore.
I soldi hanno sicuramente giocato un ruolo importante nella scelta di Rahm, visto che il suo ingaggio è stato di 450 milioni di dollari:
“È cambiato il modo in cui i giocatori vengono remunerati, al LIV vengo pagato molto di più per praticare lo stesso sport – ha dichiarato lo spagnolo -.
Inoltre, ho molto più tempo per me e la mia famiglia, aspetto non certo irrilevante. Da quando avevo fatto le dichiarazioni di fedeltà due anni fa alcune circostanze sono cambiate. PGA Tour e PIF sono arrivati a un accordo quadro per lavorare insieme in futuro.
Questo mi ha aperto la mente, facendomi rendere conto di essere un po’ troppo chiuso nei confronti del LIV. Così, come atleta e uomo di spettacolo, ho deciso di guardare l’altro lato della medaglia dandomi un’opportunità”.
Rahm, chiaramente consapevole dell’impatto che la scelta di unirsi alla superlega araba avrebbe avuto sul golf mondiale, ha confessato di essere stato nervoso per le possibili reazioni.
Quando ha firmato ha avvisato personalmente i suoi amici e colleghi più cari.
Il pensiero di Rory McIlroy
Rory McIlroy, che in passato si era dichiarato apertamente intransigente verso il tour saudita, ha difeso sia privatamente che pubblicamente la decisione dell’amico rivale.
“Penso che ora del 2025 sia molto probabile che i criteri di ammissione per la Ryder Cup verranno modificati” – questa la preoccupazione del nordirlandese.
Il silenzio di Tiger sulla diatriba LIV Golf e PGA Tour
Chi non ha espresso opinioni è stato Tiger Woods.
Il Fenomeno durante il PNC Championship era stato vago:
“Nel corso degli anni si è parlato molto della partenza di alcuni giocatori, più per speculazione che per fondatezza. Voci che si sono rincorse sino a quando questo è realmente avvenuto”.
Del passaggio al LIV di Rahm, Tiger ha dichiarato di non aver risposto al messaggio dello spagnolo che lo avvisava di come questa fosse stata una scelta personale.
È noto che il Fenomeno abbia rifiutato l’offerta di un miliardo di dollari e che sia un fermo oppositore della fusione.
Al Genesis Invitational non ha risparmiato qualche frecciatina a Jay Monahan: “Una situazione del genere non si era mai presentata e alcune risposte non sono state né pronte né chiare.
Nuovi scenari e futuro incerto
I tre miliardi di dollari arrivati dal Strategic Sports Group sono più che sufficienti per permettere di continuare a mantenere il PGA Tour; quindi, dal punto di vista finanziario non è necessaria alcuna fusione”.
Non è però tutto vero.
A giugno sono state sotterrate le asce tra i due circuiti e con esse le denunce e le carte bollate.
Il PIF sta pensando di investire sul PGA ma, in caso di mancato accordo, la battaglia ricomincerà e la sensazione è che senza il supporto dei petrodollari il massimo circuito americano sia destinato a perdere la guerra.
Questo probabilmente è uno dei motivi che ha spinto McIlroy stesso a dichiararsi a favore della fusione.
I giocatori ora sono divisi tra favorevoli e contrari alla fusione.
Il PGA Tour ha chiesto ad alcuni sponsor di aumentare i montepremi provocando un irrigidimento, quando non addirittura il rischio di un’uscita, come fatto trapelare da Farmers Insurance non inclini nel rinnovare il proprio contratto.
Il PIF si è detto aperto nell’investire sul PGA Tour ma, nel caso la fusione fallisse, probabilmente farebbe un passo indietro convogliando i propri investimenti sul LIV e aumentando ulteriormente i montepremi e gli ingaggi.
Questo sarebbe letale per il circuito americano, a meno che sotto la cenere della brace non ci sia un piano alternativo, piano che altro non potrebbe ruotare che intorno a Tiger Woods, che diventerebbe salvatore del Golf e della sua tradizione ancora una volta.