Venerdì, con grande curiosità, mi sono seguito live l’intervista in sala stampa a Jason Day.
Si è parlato molto del suo Masters 2019 ma soprattutto delle condizioni di una schiena che non lo lascia tranquillo e che a pochi minuti dal via del Masters lo ha fatto pure pensare al ritiro.
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Visti i due score con cui hai aperto il Masters (70, 67 e co-leader dopo 36 buche), sembra che il tuo problema alla schiena sia in realtà rientrato. Hai mai avuto la sensazione di doverti ritirare prima del torneo?
“Sì, quest’anno ho tribolato molto con la schiena, specie dovendo giocare quattro tornei di fila. Sono andato avanti a infiltrazioni epidurali di cui l’ultima questa settimana che mi ha tolto molto il dolore fino a quando, prima dell’inizio del giro di ieri, dando un bacio a mia figlia un dolore acuto si è palesato nuovamente, anche se in un punto diverso. Qualche swing per vedere quando fosse realmente grave e poi via per il giro. Non nascondo che la morfologia del terreno non mi ha aiutato molto, anche se fortunatamente il clima caldo mi ha favorito. Giovedì mattina sul putting green ho detto al mio caddie che se il dolore non fosse diminuito mi sarei dovuto cancellare”.
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L’altro giorno hai confidato a Michael Campbell che i tuoi 31 anni ti sembrano a volte 50…
“Ogni tanto mi sveglio la mattina e mi sento come un cinquantenne, altre come se ne avessi settanta ma per fortuna spesso ho anche le sensazioni di un diciottenne. Sento che devo fare sempre di più per rimanere competitivo contro i giovani, specie con il mio problema alla schiena. Ho parlato a lungo con Tiger, del suo infortunio e della mia situazione. Non è un gioco e ci devo stare attento. Sono molti i giocatori che soffrono di “annular tears” (un problema discale della schiena e della sua membrana che vi si trova dentro). Il golf, specie al mio livello, non aiuta di certo a migliorare questa patologia”.
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Come prepari la tua giornata, visto il tuo dolore alla schiena?
A:La mattina quando mi sveglio faccio degli esercizi specifici per la gabbia toracica, soffiando fortemente in un palloncino, nel cercare di riallinearla.Ho notato con il mio fisiatra, che quando la mia “ribcage” è spostata, tutto il corpo ne risente, la spalla sinistra è più alta, ed i miei fianchi sono rialzati.Poi dedico 20 minuti al mio chiropratico, è molto doloroso, ma mi aiuta tantissimo.
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Sei sorpreso di esserti trovato co-leader dopo due giornate?
“Moltissimo, specie dopo l’episodio di giovedì mattina. Mi sentivo frustrato e nervoso perché sapevo che c’era il rischio di tornare a casa subito. Sono stato paziente, il mio gioco corto ha funzionato bene e ho approfittato dei par 5”.
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Pensi, un giorno, di ricorrere alla chirurgia?
“Assolutamente no. Cercherò di stare il più lontano possibile dalle sale operatorie. Una volta che intervieni chirurgicamente non torni più indietro. Questa è la regola numero 1”.
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Hai mai provato, oltre al chiropratico, i massaggi, le infiltrazioni o qualche metodo alternativo o strano?
“Penso che soffiare dentro un palloncino per cercare di abbassare la gabbia toracica sia abbastanza divertente e inusuale, specie quando mi tocca farlo negli aeroporti o in mezzo alla gente che mi guarda incuriosita o si gira dall’altra parte mettendosi a ridere. Immaginate quando lo devo fare con due palloncini e a fasi alterne uno si deve sgonfiare. Avete presente il rumore di quando lasciate volare un palloncino pieno di aria? Ecco, non aggiungo altro… Sono fortunato, ho una moglie che mi aiuta in ogni singolo momento della mia giornata “riabilitativa”. Chi fa il mio sport di mestiere sa che ci sono periodi di up e altri di down, parlo a livello emotivo. Ci sono momenti in cui ti senti depresso, e non vedi la fine di questo calvario fisico. Quando ti capita una cosa del genere pensi che il mondo stia finendo e che tu non possa più fare quello in cui hai investito tanto a livello di sacrifici, tempo e dedizione. Quando vivo queste emozioni negative, è veramente deprimente. Non sai se e quando finirà. Ogni tanto dovrei imparare a prendermi meno sul serio, conscio del fatto che ho una splendida famiglia, persone che mi supportano, a prescindere dal mio golf. Questa è la vera arma che uso, ogni volta che mi trovo in depressione a causa del mio dolore, ciò che mi permette di trovare la forza per superare le difficoltà di questo momento”.