LET: in Arabia Saudita si abbattono le barriere del pregiudizio
Un fine anno davvero speciale per il Ladies European Tour. Dopo lo storico accordo con il circuito americano dell’LPGA, arriva un nuovo traguardo. Le proette giocheranno a marzo in Arabia Saudita nel primo torneo dedicato interamente a loro.
Il golf come strumento per promuovere i diritti umani
e lanciare il Paese verso il progresso
Sul percorso del Royal Greens Golf & Country Club dal 19 al 22 marzo 2020, 108 giocatrici scenderanno sui fairway del circolo arabo per contendersi un montepremi di 1 milione di dollari, cifra stellare se si pensa al circuito in rosa. Testimonial dell’evento le protagoniste del LET: da Amy Boulden a Rachel Drummond, da Camilla Lennarth a Isabella Deiler.
Nonostante le barriere poste alle donne in Arabia Saudita nella vita di tutti i giorni, l’evento sportivo ha riscosso molti apprezzamenti da parte di tutte le giocatrici, pronte a supportare il Paese nello sviluppo del golf con uno sguardo sempre più rivolto all’Occidente.
Il paese ha recentemente abolito la segregazione obbligatoria delle donne nei locali pubblici e nei ristoranti e ha permesso loro di guidare e viaggiare all’estero senza il permesso scritto del marito. Fatto che a noi occidentali risulta clamoroso ma per loro è una vera e propria svolta epocale.
“Siamo felici di fare la storia ospitando per la prima volta un torneo femminile” – ha dichiarato Yasir Al-Rumayyan, presidente della Saudi Golf Federation e Saudi Golf – “Spero che questa manifestazione possa ispirare molte donne e avvicinarle a questo bellissimo sport. Oltre che accogliere sempre più persone nella nostra terra e invitarle a scoprire i tesori che solo l’Arabia Saudita sa offrire”.
Il caso McIlroy
Il torneo si giocherà sullo stesso campo del Saudi International, gara dell’European Tour di gennaio nata tra le polemiche per la rumorosa assenza di Tiger Woods e Rory McIlroy.
L’Arabia Saudita ha recentemente ospitato numerosi eventi sportivi di livello internazionale e in molti hanno commentato tale decisione come una semplice manovra mediatica per distogliere l’attenzione sulle delicate questioni relative ai diritti umani, ben poco rispettati da quelle parti. E il campione nordirlandese ha deciso, per questa volta, di tirarsi indietro preferendo la moralità agli ingaggi stellari destinati ai top players.