Congratulazioni, Bernhard, una settimana da incorniciare quella del Masters 2020: sei diventato il più anziano giocatore a superare il taglio e hai addirittura chiuso il torneo al 29° posto, davanti nientemeno che a Bryson DeChambeau. Come sono stati gli ultimi due giri?
Le persone che non hanno mai giocato all’Augusta National non possono capire quali e quante emozioni ti possa regalare il Masters.
Sono stato accoppiato sabato con Rory McIlroy e domenica con Bryson DeChambeau, due dei grandi favoriti della vigilia e veri mostri di lunghezza. È stato incredibile vederli colpire la palla a ogni colpo, si ha la stessa sensazione di quando vedi partire un razzo!
Ogni volta che sia io che loro effettuavamo dei buoni drive, come secondo al green io mi trovavo a giocare spesso un ibrido, mentre Rory e Bryson tiravano fuori il wedge… una differenza abissale.
I loro drive erano regolarmente più avanti del mio di oltre 70 metri, quindi è chiaro che al green giocassero molti bastoni in meno del sottoscritto. Provate a pensare a questo moltiplicato per 72 buche: è un altro sport. Ma mi sono divertito, ho cercato di fare del mio meglio e non ho sfigurato. E in più mi sono goduto lo spettacolo di vederli giocare da molto vicino.
Ci fai un esempio della differenza tra te e DeChambeau prendendo una buca specifica, tipo il par 5 della 13?
Ho giocato un buon drive dal tee ma con il secondo non potevo raggiungere il green, ero troppo lontano, per cui con il ferro 4 mi sono messo a circa 60 metri per attaccare l’asta. DeChambeau ha giocato driver, ferro 9 in bandiera e ha sfiorato per un nulla l’eagle…
Spesso sceglie linee di gioco sopra gli alberi che io neanche immaginavo quando ero giovane, tagliando i dogleg con una facilità irrisoria, è davvero impressionante vederlo giocare. Un altro esempio è il par 5 della 2: io ho giocato drive, ibrido 2 e avevo ancora 70 metri al green, lui drive e ferro 7 in asta…
Hai chiuso 29° con 285 colpi, tre sotto il par, il tuo miglior punteggio dal Masters del 2004, che terminasti con lo stesso score. Cosa ti soddisfa di più della tua prestazione?
La cosa più gratificante è stata quella di giocare 72 buche e finire ancora sotto il par, un ottimo risultato considerando che non è stato per nulla semplice, anzi, il campo in autunno è decisamente più morbido quindi nettamente più lungo che ad aprile.
In primavera la palla rotola molto di più mentre questa volta la trovavi spesso sporca, l’erba era bagnata e pesante e ho dovuto tirare fuori bastoni che non avevo mai giocato fino ad ora ad Augusta.
I green invece erano nettamente più morbidi e sono riuscito a controllare meglio i colpi: erano molto simili a quelli che mi sono trovato quest’anno a giocare sul Champions Tour, quindi non è stato drammatico, anzi.
Vi racconto un piccolo aneddoto: un caro amico aveva scommesso prima dell’inizio del torneo che avrei fatto meglio di Phil Mickelson. Lefty è ancora un ottimo giocatore e possiede un drive potente ma alla fine l’ho battuto di sei colpi e ho fatto vincere la scommessa al mio amico…
Hai anche battuto DeChambeau di due colpi nell’ultimo giro. Cosa ne pensi di come ha giocato?
Con in mano il driver è piuttosto dritto seppur la tiri così forte. Sono rimasto sorpreso da questo, e lo stesso si può dire di McIlroy, sono entrambi particolarmente precisi dal tee. DeChambeau ha dovuto sudare con i ferri, ha perso alcuni green nel punto sbagliato subendo inevitabili bogey. Era parecchio frustrato.
Non ha giocato con grande strategia a mio avviso ma imparerà a gestire meglio l’Augusta National nelle prossime edizioni. Aveva una chip da eseguire alla buca 7 con tre opzioni diverse di colpo: ha scelto quella peggiore e gli è costato un colpo. Con la mia conoscenza del percorso probabilmente avrei giocato in modo completamente diverso, risparmiando alla fine un colpo.
È così che va ad Augusta: devi giocare un certo numero di volte prima di saperlo interpretare davvero bene, soprattutto nei giri non particolarmente brillanti. Ogni volta che ci tornerà capirà qualcosa di nuovo imparando dai propri errori. Il modo migliore per crescere è capire cosa si è sbagliato.
Dopo due giri hai detto che Dustin Johnson era l’uomo da battere, anche quando la classifica era ancora cortissima. Cosa ti ha colpito della sua performance?
Prima di tutto DJ è uno che non si innervosisce molto facilmente. Tira drive lunghissimi ed estremamente precisi ed è un ottimo giocatore di ferri. La settimana precedente aveva già sfiorato il successo allo Houston Open ed è in una forma strepitosa.
Ho parlato con lui un paio di volte in campo pratica e sembrava molto rilassato ma allo stesso tempo estremamente concentrato. Si capiva che aveva il guisto approccio con il torneo e non si è fatto sopraffare dall’emozione.
Apparentemente non mostra molte emozioni ma è proprio questa uno dei suoi punti di forza, sa gestire bene la pressione nei momenti decisivi. È il numero uno del mondo e negli ultimi sette tornei ne ha vinti tre, è arrivato secondo in altrettanti e sesto allo U.S. Open. È un risultato davvero impressionante, se lo merita.
Qual è adesso il prossimo record che Langer vuole battere, firmare uno score in 63 come i tuoi anni?
Esatto, questo è il mio obiettivo da circa un anno. Ho una scommessa in corso con Scott McCarron: nel 2019 ne avevo 62 e mi sono avvicinato a questo score un paio di volte ma non ce l’ho fatta per cui gli devo una cena. Abbiamo però rilanciato la scommessa al 2020 e ci sto provando ancora. In questo momento non posso pagare il mio debito in quanto viviamo nella bolla del Tour ma appena finirà lo farò senz’altro.
Alla recente Schwab Cup ci sono andato vicinissimo: ho girato in 64, uno in più! Prima o poi succederà: è una di quelle cose che diventa più facile con l’avanzare dell’età. Vuoi mettere quando ne avrò 72 o 75? L’importante è mantenersi in forma.
Jason è uno di quei giovani golfisti, come molti al giorno d’oggi, che ama colpire la palla più forte che mai?