A tenere banco nei giorni di Ryder Cup è stata la volontà di Patrick Cantlay di non indossare il cappellino. Una polemica che nel corso dei tre giorni di gara è stata gonfiata fino a diventare un vero e proprio caso.
Ma partiamo dal principio e cioè dalla presunta mancanza di Cantlay di far parte del gruppo. Come prova c’è l’assenza alla cena di gala alle Terme di Caracalla e, voci di corridoio ma sottolineiamolo solo voci, dicono che negli spogliatoi si sia seduto in disparte dal gruppo.
Quando poi sabato sera sul green della 18 Cantlay ha imbucato il putt per vincere il match contro Rory McIlroy e Fitzpatrick e il suo caddie Joe La Cava ha iniziato a sventolare il cappellino e inveire contro il pubblico gli animi si sono accesi.
Prima giustificazione
“Perché non indosso il cappello? Semplice, perché non mi calza. Non mi andava bene a Whistling Straits e non i va bene nemmeno ora”.
Seconda giustificazione
Ma dietro questa sarcasmo si cela probabilmente la frustrazione per non essere pagato rifiutandosi così di indossare l’accessorio legato Ryder Cup.
Ennesima dimostrazione di come manchi totalmente lo spirito che da sempre dovrebbe guidare i giocatori impegnati nella biennale sfida tra Europa e Stati Uniti. Non si gioca per un montepremi finale ma per l’onore, per la propria bandiera, i propri compagni di squadra, la famiglia e l’intero Paese che si rappresenta.
Valori che sembrano mancare al campione californiano.
Terza giustificazione
Ma non è finita qua. In conferenza stampa, a seguito della plateale sconfitta, Cantlay ha aggiunto polemica su polemica chiedendo stizzito ai giornalisti presenti se ancora volevano sapere di questa sua scelta. “Bene, mi sposo e non volevo avere il segno del cappello”.
Ora, noi potremmo anche credergli e fargli le congratulazioni per i fiori d’arancio, ma come si giustifica la scelta di non indossare il cappellino nei singoli di domenica in giocatori come Justin Thomas, Collin Morikawa e Xander Schauffele? Sono tutti già alle secondo nozze?