Come per tutta la nostra vita, è un momento difficile anche per il golf italiano. Un piccolo passo alla volta, stiamo percorrendo la strada per il ritorno verso una parziale normalità. Ma qual è la situazione ad oggi? Per chiarirci un po’ le idee, abbiamo telefonato al numero uno del nostro sport in Italia, Franco Chimenti. Ecco il riassunto della lunga chiacchierata con il presidente della Federgolf dal 2001, nonché vicepresidente del Coni dal 2013.
Con lunedì 18 maggio anche i golf club in Piemonte e Lazio riprendono la loro attività. Un segnale importante?
Certo, importantissimo per tutto il golf italiano. Purtroppo bisogna capire le differenze fra regione e regione, dovute a ordinanze non omogenee su tutto il territorio nazionale. Il prossimo passo avanti lo avremo il prossimo 3 giugno, con la riapertura della libera circolazione fra le nostre regioni (e delle frontiere Schengen, secondo l’ultimo DCPM, ndr).
Con la ripresa dell’attività di ristoranti e bar, automaticamente disco verde anche per la riapertura delle clubhouse?
Sì, tra il 18 e, al massimo, il 25 maggio, anche ristorazione e struttura ricettiva dei circoli potranno riprendere a funzionare. Naturalmente sarà indispensabile rispettare in maniera perfetta le direttive di decreti ministeriali e ordinanze regionali. Ma sono certo che entro pochi giorni le nostre clubhouse ritorneranno a vivere.
Da questo via libera sono al momento esclusi gli spogliatoi?
No, sta per ripartire anche l’utilizzo di quel tipo di servizi. I Circoli dovranno preparare le aree degli spogliatoi in modo da assicurare il rispetto delle distanze e contenere il numero contemporaneo di frequentatori. Le prenotazioni per il gioco, più rigide che in passato, via telefono e app, possono dare una mano a rispettare queste norme.
Come sono state accolte dai club le nuove regole di comportamento in campo?
Direi senz’altro molto bene. Dovunque tutto è stato preso molto seriamente e con grande compostezza. Abbiamo avuto tantissime conferme che le regole di sicurezza in campo vengono rispettate dovunque.
E, in base ai riscontri pervenuti in Federazione, come l’hanno presa i giocatori?
In maniera quasi sorprendente. Dal punto di vista della disciplina devo ringraziare pubblicamente tutti i golfisti italiani: sono stati esemplari. Non abbiamo avuto dai Circoli nessuna notizia di reazioni negative o di insofferenza da parte dei nostri giocatori. È un punto di grande merito per tutto il movimento golfistico.
Il primo weekend di maggio è stato anche il primo di apertura al gioco in molte regioni italiane. Il bilancio?
Credo di poter parlare di “tutto esaurito”. La voglia di scendere in campo, dopo oltre due mesi di quarantena, era moltissima. I golf club sono stati costretti a fare gli straordinari, con inizio delle partenze al mattino presto, continuate poi fino a quando le condizioni di luce sono state sufficienti.
Un fondamentale passo avanti quello di riaprire i percorsi. Ma adesso ne serve uno altrettanto importante per la vita dei Circoli. Quando potranno ripartire le gare?
È senz’altro un tasto dolente. Stiamo portando avanti, quotidianamente e con la massima determinazione, tutte le istanze possibili a qualsiasi livello dello sport e della politica italiana. La difficoltà sta nel far capire che quelle di Circolo non sono “gare” ufficiali ma solo allenamenti con una classifica. Che differenza c’è fra un giro in campo e uno dei nostri tornei amatoriali? Nessuno, se si eccettua la scorecard in tasca.
E le prospettive quindi?
Durante una Consulta del Coni in video conferenza, abbiamo avuto un bell’intervento del presidente della Federtennis a nostro favore. Davanti a tutte le massime cariche dello sport italiano, Angelo Binaghi ha detto con molta decisione: “Ma com’è possibile che il golf non abbia diritti analoghi alla corsa nei parchi? È lo sport in cui per definizione il distanziamento è naturale e non ha bisogno di regole aggiunte.” Sappiamo tutti fin troppo bene che una gara di Circolo è naturalmente molto più sicura di una partita di calcio, per i problemi di contagio. Noi stiamo giocando tutte le carte che abbiamo per fare passare questo concetto e ridare il via libera ai tornei di club e al golf italiano. Spero ce la faremo in tempi brevi.
Prima dell’inizio del lockdown, c’è stata una discussione anche accesa fra Federgolf e Golf Impresa, il Consorzio che rappresenta 64 Circoli italiani. Come si è evoluta la situazione?
Abbiamo avuto un chiarimento riguardo le rispettive posizioni. Abbiamo organizzato un incontro a distanza con i responsabili di Golf Impresa e abbiamo trovato numerosi punti di contatto. I toni sono stati quelli di una discussione pacata e concreta. Il bilancio è sicuramente positivo.
Chiudiamo con l’Open d’Italia. Quali sono le prospettive?
L’European Tour deve chiarire, credo nel giro di pochi giorni, quali siano le sue intenzioni riguardo tornei e calendari. È evidente che siamo di fronte a una situazione difficile e al tentativo di recupero di una stagione già quasi dimezzata. Per il momento abbiamo una certezza: l’Open d’Italia avrà la sua sede, come lo scorso anno, all’Olgiata.