Ingegnere come sta? Possiamo chiacchierare qualche minuto insieme?
Ma sì figuri, è un piacere immenso. Sono qui a casa, comodo. Ho solo perso il conto dei giorni, ma sono pronto.
Torno al tu come si faceva alle gare giovanili del ’95. Dodo, ti senti un po’ Checco Zalone? Campione di incassi sui social al tempo del Covid-19!
Non come lui ma non siamo andati male. Mi sono divertito a inventare la rubrica “Tour Talks” su Instagram, pensavo fosse giusto fare compagnia a chi fosse a casa con ospiti di alto livello golfistico. Abbiamo imparato molto dai nostri amici, spero anche gli utenti collegati.
Padraig Harrington, Matteo Manassero, Phil Kenyon, sono amici, conoscenti o colleghi?
Beh, molti sono amici, altri colleghi che stimo molto. Ho un grande rapporto con Padraig Harrington, professionista in tutto quello che fa. Non ti nego che spesso ci sfidiamo sugli approcci, un po’ come si faceva da ragazzini prima e dopo le gare.
Una curiosità: secondo te loro come ti vedono? Ti inviterebbero in un loro webinar? Sei anche tu un grande esperto di numeri.
Sì, è successo con Mark Broadie, ci siamo scambiati i favori. Lui è un grande guru della statistica, io ho circa 3 GB di file excel sul mio gioco e su quello degli altri da analizzare, studiare e spiegare. Sì, lo so, sono matto.
Quanto riesci a separare quel momento che intercorre tra “Faccio un colpo di feeling oppure mi affido a numeri e tecnica?”.
In allenamento numeri e statistiche li preferisco. In campo torna il gioco nella sua totalità, devi essere un giocatore e spesso affidarti a sensazioni e intuizioni. È difficile da spiegare quel momento in cui “ti senti un colpo”, lo devi eseguire e fidarti.
Dodo giocatore lo conosco bene e lo stimo molto, Dodo imprenditore che tipo è? Parlaci dell’uomo d’affari che c’è in te…
Imprenditore non esageriamo (ride), ma mi stai intervistando appena dopo aver finito una parte di un progetto futuro. Sarà una rivoluzione, anche nell’insegnamento ma non solo, vorrei dirti di più (mentre mima con le mani qualcosa che fluttua nell’aria) ma ti chiamerò più avanti.
Una domanda che hai fatto spesso in rete ai colleghi è: “Cosa hai sbagliato in carriera, cosa vorresti cambiare se avessi la lampada di Aladino?”.
Uuuh, quanti errori ho fatto. Ma li ho accettati tutti, lo hanno fatto prima di me grandi campioni e uomini di successo. Non cambierei nulla, credimi, devo solo continuare ad avere il coraggio di fare scelte ed eventuali cambiamenti.
E adesso raccontaci la più grande emozione che hai provato in carriera, a parte le interviste con me!
Niente è comparabile con una tua intervista. Dopo questa emozione forse la seconda è sempre un video con te (ride). Poi dopo queste, ma solo dopo queste, la vittoria con Chicco alla World Cup. Non ti dico cosa provavo sul tee della 18, meno male che toccava a lui tirare il drive, io e i caddie eravamo girati dall’altra parte, ma è andata bene.
Al Royal Park ci vivi, ci lavori, hai avuto più libertà degli altri in quarantena?
No, sono piemontese e sto alle regole, anche per me solo la rete in giardino.
E Anna? Come ha fatto a sopportarti visto che è abituata a vederti ad intermittenza? Santa donna…
Guarda, siamo ancora sposati quindi dovrebbe essere andata! Effettivamente erano anni che non stavo a casa così tanti giorni di fila.
Torniamo sul Tour, sei nel board? Su cosa si stava lavorando prima di questo periodo?
Si lavorava sui calendari, rendere più fruibili certi tornei per chi gioca anche sul Tour americano. Ora i problemi sono altri ma a breve qualche comunicato verrà rilasciato.
Formule magiche non esistono, ma come vedi il golf fra dieci anni?
Vedo un’unica organizzazione mondiale di golf per la gestione dei tornei e alcuni satelliti per l’accesso al Tour maggiore.
E fra dieci anni Dodo giocherà ancora, insegnerà, oppure verrà qualche volta in telecronaca per aiutarmi a dire cose più intelligenti?
Avrò 49 anni, posso provare a rimanere sul Tour ma ne parliamo quando ci arriviamo. Non credo poi di fare il Senior, preferisco dedicarmi all’Academy e a quell’idea che ti sta facendo saltare sulla sedia.
Edo, stiamo per chiudere. Svelaci un tuo segreto, magari non troppo intimo che poi mi censurano.
Non gioco mai palline con il numero 2, è scaramanzia.
Cambiando discorso ti vorrei ricordare che mi hai picchiato con un giornale arrotolato all’Open d’Italia al Royal Park anni fa per un’intervista fatta di corsa ma ti ringrazio perché ho fatto record di ascolti.
Non ricordo, davvero. Ma vedo che ha fatto benone!
Come sai, a fine intervista, strappo una promessa, anzi due. La prima è venire a casa tua e vedere tutti i cimeli che hai raccolto in questi anni, so che sono tanti. La seconda è portarne a casa uno, quindi impacchettalo per bene come sai fare tu.
Vieni quando vuoi, per il cimelio fammi pensare… ok, ci sono! Ne creo uno fake e sarà tutto tuo, tanto uno come te non se ne accorgerà mai.
Ecco, immaginavo, ciao Dodo e grazie mille.