Augusta, 8 aprile
Rieccomi a scrivere in questo incredibile sabato ad Augusta.
In questa rocambolesca giornata di ripresa del gioco per permettere a chi era ancora in campo di finire il secondo giro, purtroppo sotto una pioggia battente, non posso non soffermarmi sul pubblico di Augusta. L’intero parterre si è schierato a favore dei giocatori rimasti fedeli al PGA Tour. Forse sarebbe più corretto dire che ha definitivamente staccato la spina in quanto “supporter” dei giocatori entrati nella lega araba.
Fatta esclusione per il leader del torneo dopo 36 buche, Brooks Koepka. Effettivamente sarebbe stato difficile non esultare per i suoi 11 birdies e l’eagle alla 8 del secondo giro.
I giocatori del LIV abbandonati dal pubblico
Vi ho raccontato il mio stupore nel vedere Phil Mickelson quasi abbandonato dal suo pubblico. La stessa sorte è capitata anche a quel simpaticone di Patrick Reed e al bombardiere Bryson DeChambeau. Certo, è troppo facile non essere stregati dal campione Masters 2018: viste la sua discutibile empatia e la totale assenza di carisma, l’affetto e il supporto da parte degli spettatori viene meno di conseguenza.
Per Bryson il discorso è diverso. A lui si deve l’aver rivoluzionato il nostro sport grazie alla sua straordinaria conoscenza della biomeccanica e le evidenti qualità fisiche. Forse, però, l’arroganza trasmessa è stata maggiormente percepita dai fan quando qualche anno fa ha affermato con convinzione che il campo georgiano fosse un par 68, obbligandolo di fatto a prestazioni sempre superlative (mai avvenute su questo campo), creando così un’aspettativa mai ripagata da parte del pubblico.
Anche Dustin Johnson, seppur meno degli altri, sembra abbia contaminato il comportamento dei patrons dopo il suo passaggio al LIV. Non fraintendetemi, il pubblico continua ad adorare i suoi colpi e la sua potenza, ma non si avverte più quell’empatia che prima contraddistingueva il rapporto tra le due parti.
Il campione del Masters del 2020 ottenne lo score più basso di sempre, 268 colpi, ben due in meno di quelli di Tiger del 1997. Complice di quel risultato da record fu anche il periodo in cui si giocò il primo major della stagione. Infatti, quell’anno, a causa della pandemia e delle sue restrizioni, il Grande Evento fu rimandato a novembre, con meno difficoltà organizzative e a porte chiuse.
E poi c’è Bubba Watson, forse il giocatore più atipico di tutti. Fin dai suoi esordi sul Tour, l’altro mancino – oltre a Mickelson – famoso per la sua potenza e la sua stravaganza nella scelta dei colori, ha sempre avuto un’atteggiamento diverso rispetto ai suoi colleghi.
Celebre fu la sua affermazione attraverso la quale sosteneva che il lavoro dei coach fosse decisamente poco utile alla vittoria dei giocatori. Watson è famoso per essersi formato da solo, non ha mai preso lezioni di golf e ha uno swing contrario a ogni regola tecnica. La sua affermazione, seppur azzardata, conteneva la verità dei fatti: Bubba si portò a casa la vittoria del Masters per ben due anni, nel 2012 e nel 2014. Carisma e talento innati, che tanto ci fanno capire del campione anticonvenzionale.
Nonostante ciò, la magia che lo legava al suo pubblico sembra essersi assopita, decisamente calata, quasi fosse un giocatore del Vecchio Continente.
Insomma, in un momento dove i tribunali danno ragione al PGA Tour, l’Augusta National – nella persona del suo chairman Fred Ridley – afferma l’importanza di continuare ad offrire il meglio del golf mondiale e ai transfughi del LIV le porte del Magnolia Lane sono aperte, gli appassionati di golf a stelle e strisce hanno mostrato la loro preferenza.