Il golf è un faro che insegna i valori e il rispetto per se stessi e per l’avversario attraverso manifestazioni visibili e concrete.
Tra gli episodi recenti che devono essere d’insegnamento a chiunque, professionisti e dilettanti, vogliamo ricordare quello accaduto nel Mayakoba Golf Classic 2020, gara del PGA Tour. Una vera e propria lezione di vita, per tutti.
Protagonista l’americano Russell Henley, che dopo aver chiuso in 69 colpi il suo secondo giro, era ampiamente dentro la linea del taglio con un totale di -7.
Dopo aver firmato il suo score e averlo consegnato, si è fermato a firmare autografi e regalare palline ai tanti ragazzini presenti.
Ed è proprio prendendo dalla sua sacca una pallina che l’americano si accorse che era segnata con un piccolo trattino, diversa dalle Titleist Pro V1x abitualmente giocate.
A quel punto Henley è andato subito ad autodenunciarsi dai giudici arbitri per aver violato la regola della “One ball condition“, che obbliga un giocatore a utilizzare sempre una pallina della stessa marca o dello stesso modello dalla prima all’ultima buca di un ogni giro.
I giudici decisero quindi di sanzionarlo infliggendogli due colpi di penalità per le buche 9, 10, 11 e 12.
Risultato: ben otto colpi in più sullo score, l’uscita dal taglio ma l’immensa stima da parte di tutti.
Una storia da raccontare, stampare e imprimere indelebilmente nella testa di tutti quei “furbetti del green” che, di rifa o di rafa, hanno il coraggio di segnarsi colpi in meno, buttare “accidentalmente” palline in rough o magicamente modificare il proprio score…
Ora però la domanda sorge spontanea: chi al posto di Henley avrebbe agito nello stesso modo?