“Farai degli errori. La chiave è imparare da loro il più velocemente possibile e apportare modifiche il prima possibile”. Questa è una citazione di Tiger Woods che fa riferimento ad una diffusa convinzione: che per avere successo bisogna imparare dai propri sbagli.
Ma è veramente così?
Eravamo sul tee della 6, un par 4 nemmeno tanto lungo e stavamo aspettando che il gruppo precedente liberasse il green.
Ci fermammo ad osservare un giocatore che sembrava non avere ben chiaro cosa stesse facendo: ad un colpo troppo pesante ne seguiva uno tutto a sinistra, poi una flappa e così via. Al che il mio compagno di gioco esclamò: “Ma non impara dai suoi errori?”
Mi soffermai con maggiore attenzione e mi resi conto di una cosa: non rifaceva mai lo stesso errore, ne faceva di nuovi. Ovvero sembrava imparare a non rifare il medesimo errore, ma non sembrava in grado di fare un colpo ben fatto.
Mi ricordava Willy il Coyote che escogita in continuazione nuovi metodi, tutti sbagliati, per catturare Beep Beep. Anche lui non ripete mai lo stesso errore.
Si può dire quindi che impari da questi, ma il risultato non cambia
Willy il Coyote è molto caparbio e resiliente, ma gli manca l’esperienza del successo: se solo riuscisse a catturare Beep Beep una volta saprebbe come rifarlo in futuro.
A tre condizioni: che abbia capito qual è stata la chiave del successo. Che sia in grado di riprodurre i comportamenti che l’hanno portato al successo. E che le condizioni non cambino e se cambiano che sappia cosa deve di conseguenza cambiare nel proprio metodo.
Un elemento essenziale per il successo, quindi, è la conoscenza: sapere cosa fare e come farlo. Nel golf come nella vita il modo migliore e più rapido per acquisire tale conoscenza, evitando un lungo percorso per prove ed errori, è che qualcuno con più esperienza e competenza di me mi dica cosa fare.
Se solo qualcuno avesse detto a Willy che la sua specie è in grado di correre attorno ai 60 Km/ora mentre Geococcyx californianus, la specie cui appartiene Beep Beep, arriva al massimo a una quarantina di Km/ora, Willy avrebbe saputo che per catturare Beep Beep basta correre senza inventarsi fantasiosi meccanismi.
Ecco perché un punto di partenza irrinunciabile è affidarsi ad un buon maestro che mi insegni cosa fare, cosa non fare e a cosa prestare maggior attenzione.
C’è un’altra ragione importante per cui non basta continuare a provare a fare qualcosa, anche se la tenacia è encomiabile, ma è necessario riuscire a farlo.
Il primo successo è l’inizio del viaggio che stiamo intraprendendo, ci apre le porte a ciò che potremo fare in seguito. Porte che resterebbero chiuse senza quella prima esperienza positiva.
Ad esempio, riuscire a fare per la prima volta una serie continua di buoni colpi dal tee non è solo un successo in sé ma ci apre la strada per poter giocare divertendoci su tutti (o quasi) i campi da golf del mondo. I successi sono punti di partenza, non di arrivo ma se non si parte non si arriva.
Gli errori, quindi, sono solo un fastidio dal quale non apprendiamo nulla?
No, come ben spiega il filosofo Massimo Donà nel suo libro Filosofia dell’errore, sbagliare è un’occasione di crescita che ci ricorda l’inesauribile complessità della realtà. Attraverso gli errori commessi possiamo crescere e migliorarci. Ci aiutano a vedere fatti e situazioni da una prospettiva diversa e ci spingono a raffinare o modificare le nostre idee e le nostre soluzioni.
Nel caso del golf, ci spingono a provare e fare nostre tecniche nuove, anche poco ortodosse talvolta.
“Concedersi la possibilità di sbagliare è una condizione essenziale per aprirsi totalmente al ventaglio della vita, che è complessa e va affrontata affidandosi anche al dubbio, all’erranza, all’incertezza” afferma Donà.
In questo il golf è un grande maestro di vita: con la sua infinità di variabili fisiche, psicologiche e ambientali ci obbliga ad essere sempre pronti ad affrontare l’inatteso, la situazione di cui non abbiamo esperienza ma che se affrontiamo, e superiamo, con un po’ di coraggio ci farà acquisire nuove conoscenze e capacità.
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