Il caddie-filosofo: Golf, filosofia e un caddie speciale
Era la primavera di più di 30 anni fa quando un’allieva di un mio corso di formazione mi invitò a Zoate a provare il golf e ancora oggi, se chiudo gli occhi, rivivo le sensazioni di quel primo colpo che mi sembrò allora altissimo e lunghissimo.
Fu un’emozione forte e piacevole che mi ricordò la volta in cui, pochi anni prima, avevo presentato con successo un mio lavoro al Convegno Nazionale di Filosofia.
Mi chiamo Stefano Scolari, sono un filosofo e anche un golfista
In quest’ordine: decisamente migliore come filosofo che come golfista. Da allora golf e filosofia sono una costante nella mia vita e per questo ho pensato di scrivere questa rubrica che con grande cortesia Golf&Turismo ha accettato di ospitare: per incrociare le idee della grande tradizione filosofica con alcuni aspetti del nostro gioco.
Non preoccupatevi, la rubrica è scritta per i golfisti, non userò termini incomprensibili ai più pur mantenendo la necessaria precisione filosofica. Scriverò con rigore, ma senza grigiore!
Gli amanti della saggezza e della bella vita sono amanti del golf
Quando i grandi campioni si ritirano dal calcio e da altri sport, di solito iniziano a calcare i fairway di tutto il mondo. In effetti, se ne hanno la possibilità, la maggior parte delle persone desidera praticare questa attività. Quasi tutti possono farlo, è un gioco che non richiede, almeno a livello amatoriale, chissà quale prestanza fisica ma, ironia della sorte, il principale motivo per cui si continua a giocare è che il golf è come un rompicapo che non può essere risolto: più giochi più si complica.
I pensatori amano la filosofia per lo stesso motivo per cui i golfisti amano il golf, perché più domande ti fai più te ne vengono.
Della filosofia e del golf non puoi stufarti: non sarai mai ‘arrivato’!
Nel numero di novembre 2022 di Golf&Turismo dedicato alla figura del caddie si legge: “Capire il carattere del professionista, entrare in empatia al punto di determinarne le decisioni durante i momenti clou dei tornei. Insomma, è diventato il primo consulente del golfista, a volte più importante del maestro stesso.”
Da qui nasce l’idea della rubrica: immagina che il tuo caddie sia un filosofo, cosa ti suggerirebbe attingendo alla saggezza di oltre 2.500 anni di storia della filosofia?
Platone ti sosterrebbe nella tua ricerca del ‘colpo perfetto’? Aristotele suggerirebbe un lay-up o di tirare alla bandiera?
Per il filosofo George Berkeley (1685–1753) tutti gli alberi, i bunker e gli ostacoli d’acqua che abbiamo davanti sono solo percezioni. Non c’è un mondo materiale indipendente dalla nostra osservazione. Per Bertrand Russell (1872–1970) invece, il fatto che se continuiamo a vedere le cose è perché queste sono reali: se non percepisco più l’enorme laghetto che ho di fronte perché chiudo gli occhi, quando li riapro sarà ancora lì.
Che suggerimento ne ricaviamo per il nostro gioco?
Russell ci suggerisce di tenere conto della realtà che incontreremo in campo e perciò ci invita ad allenarci in tutti quei colpi – lob, punch shot e così via – che ci consentono di ovviare alle difficoltà che tale realtà ci metterà davanti.
Berkeley invece ci ricorda che la paura che ci fa fare un cattivo colpo nasce dalla nostra percezione dell’ostacolo d’acqua come insormontabile, ma questa appunto è la nostra percezione, non la realtà.
Quindi, appuntamento ogni mercoledì con il caddie-filosofo… e se ti ha aiutato a vincere un torneo, parlane agli amici!
Se volete approfondire i temi trattati potete scrivermi a: stefano@stefanoscolari.it