Il caddie-filosofo: Estetica, campi, il gioco e LIV Golf
Un’amica, manager e appassionata golfista mi ha chiesto: “Cosa ne pensi di LIV Golf? Mi sembra una grande idea mettere insieme una lega con i migliori giocatori al mondo uniti in squadre seguendo l’esempio di sport più evoluti da un punto di vista di marketing tipo NBA, tutti vorranno seguire ‘il campionato’ e il merchandising andrà a ruba!”
Non so se abbia ragione e se i soldi Sauditi cambieranno per sempre il golf professionistico ma una domanda mi è venuta prepotentemente in testa: il golf è come gli altri sport o è in qualche modo speciale?
Tom Watson una volta ha detto: “Nessun altro gioco combina la meraviglia della natura con la disciplina dello sport in modi così attentamente pianificati. Un grande campo da golf libera e sfida la mente del giocatore.”
Il golf è l’unico sport ‘con la palla’, almeno per quel che risulta a me, nel quale il campo di gioco non ha una lunghezza o una larghezza specificata dalle regole. Quando un tennista entra in campo, entra sempre ‘nello stesso campo’: potrà cambiare il fondo ma sarà sempre un rettangolo lungo 23,77 m e largo 8,23 m per il singolo.
Lo stesso vale per il calcio, il basket e così via. Il campo non cambia, a far la differenza è solo l’avversario. Nel golf no, anzi in qualche modo il campo è il primo avversario.
Se per un appassionato di tennis avere come avversario in una partita vera Nadal, Sinner o Berrettini è solo un sogno irrealizzabile, il golfista se ne ha i mezzi, l’handicap adeguato e un briciolo di fortuna può seriamente pensare di sfidare l’Old Course o Valderrama.
Una league che voglia attrarre l’attenzione degli appassionati di golf, che sono giocatori prima che spettatori, può veramente organizzare un circuito che non preveda un proprio event ad Augusta (vero sogno proibito di ogni golfista)? Certo Tiger in campo attira l’attenzione di tutti, ma Tiger a Peeble Beach ha un altro fascino.
Puntare tutta l’attenzione sui giocatori, rendendo i campi quasi ininfluenti, è davvero un progresso per il golf professionistico?
Uno dei motivi del successo planetario del golf, secondo me, ha a che fare con la dimensione estetica del gioco, cioè con la sua bellezza intrinseca. Più precisamente, l’ambiente in cui si gioca a golf e le norme di comportamento a cui ci si aspetta che i giocatori aderiscano sono entrambi oggetti di ammirazione estetica.
Il filosofo Immanuel Kant (1724-1804) sostiene che la soddisfazione propria dell’atteggiamento estetico è la medesima che si prova nel comportamento ludico, proprio di chi gioca, e in entrambi i casi l’unico fine è l’autoprocastinarsi, il durare più a lungo possibile nel tempo. Per questo giochiamo a golf e vorremmo giocare ancora di più.
Giocare a golf è un’esperienza estetica oltre che sportiva, spostare troppo l’attenzione sulla parte sportiva, sul ‘campione’ non credo sarà un buon servizio per la crescita del nostro sport
Si attireranno forse più spettatori, ma si rischia di allontanare gli appassionati giocatori, che poi sono quelli che comprano attrezzature, vanno in vacanza nei golf resort e pagano i greenfee.
Se volete approfondire i temi trattati potete scrivermi a: stefano@stefanoscolari.it