Siamo alla 50esima settimana dell’anno solare ma ormai l’Official World Golf Ranking ha definitivamente emesso le sue sentenze per il 2019.
Con il solo European Tour ancora impegnato nel Australian PGA Championship questa settimana al Royal Pines Resort, torneo in collaborazione con l’Australasian Tour, poco cambierà nella classifica mondiale di fine anno, considerando che al torneo nel Queensland non parteciperanno grandi nomi se si esclude il campione in carica Cameron Smith, numero 53 del ranking, reduce da una buona Presidents Cup la scorsa settimana.
Questione di major
Brooks Koepka finisce il 2019 là dove lo aveva iniziato: da numero 1 del mondo. Solo una piccola parentesi di Dustin Johnson, tra il 14 aprile e il 18 maggio, gli ha strappato la prima posizione per poco più di un mese.
Ma il Kopeka visto quest’anno è stato stratosferico, mostrando una costanza di rendimento nei grandi appuntamenti davvero impressionante che lo ha riportato in fretta al primo posto mondiale: negli ultimi sette major disputati ne ha conquistati tre, per due volte è arrivato secondo e una volta quarto e, non ultimo, ha portato a casa quest’anno a luglio un WGC, il St Jude Invitational.
Profumo di vetta
Kopeka è numero 1 da ormai 31 settimane consecutive e in totale da 40 ma dovrà difendere il suo trono con i denti già dalle prime uscite del 2020. Il suo avversario più diretto resta Rory McIlroy, che ha ridotto lo svantaggio ai minimi termini grazie a un 2019 eccezionale al netto dei major: quattro titoli, il Players Championship a marzo, il Canadian Open a giugno, il Tour Championship ad agosto che gli ha regalato la FedEx Cup e l’ultimo WGC della stagione, l’HSBC Champions a novembre.
Eletto PGA Tour Player of the Year, ha solo un rimpianto: non avere confermato il suo enorme talento anche nei major, dove nel 2019 non è andato oltre un 8° posto al PGA Championship come miglior risultato, con l’indelebile macchia del taglio mancato all’Open Championship giocato in casa, da grande favorito, al Royal Portrush.
McIlroy è stato numero 1 del mondo per 95 settimane non consecutive tra il 2012 e il 2015 e non vince un major da ormai sei anni (PGA Championship 2014). Nel 2020, se vorrà davvero togliere lo scettro a Koepka, dovrà inesorabilmente mettere fine a questa sua lunga astinenza, magari proprio a partire dal Masters di aprile, unico major che gli manca per realizzare il Grande Slam della carriera.
Nel segno di Seve
Completa il podio mondiale Jon Rahm, vincitore della Race to Dubai ed European Tour Player of the Year 2019. Lo spagnolo è ormai una certezza assoluta tra i Top Player, ha scalato la classifica mondiale in tempi rapidissimi (è passato pro nel 2016), ha vinto quest’anno tre tornei sul circuito europeo (Irish Open, Open de España e DP World Tour Championship) e uno sul PGA Tour (Zurich Classic in coppia con Ryan Palmer) e ha per ora solo sfiorato il primo acuto in un major (3° nello U.S. Open il suo miglior risultato nei tornei dello Slam nel 2019).
Difficile non pensare a lui tra coloro che nel 2020 alzeranno per la prima volta un trofeo major e con soli 25 anni rimane potenzialmente il giocatore con i maggiori margini di crescita.
Fenomeno da record
Tiger Woods, che detiene il record assoluto di settimane in testa al World Ranking in carriera (ben 683), ha chiuso il 2019 al 6° posto partendo dal 13° grazie a un anno che lo ha visto tornare al successo in un major al Masters e poi dominare lo Zozo Championship a ottobre in Giappone, titolo che lo ha fatto entrare nella storia del PGA Tour eguagliando gli 82 titoli di Sam Snead.
Il Tiger visto in Presidents Cup fa sognare i tifosi e gli amanti di golf per un 2020 che promette di regalarare grande spettacolo e forti emozioni. Woods è ora a sole tre lunghezze dal record di Jack Nicklaus negli Slam e, se il suo fisico continuerà a sostenerlo, l’impresa di raggiungere l’Orso d’Oro e addirittura superarlo non sembra ormai così impossibile. Molto ci diranno le prime uscite della nuova stagione e come il Fenomeno arriverà fisicamente ad Augusta sarà determinante per capire le sue ambizioni.
La sorpresa Cantlay
Il meno chiacchierato tra i Top 10 è senz’altro Patrick Cantlay: il 27enne californiano chiude un 2019 da record personale, raggiungendo a fine anno la settima posizione del World Ranking grazie al successo nel Memorial Tournament a giugno, due Top 10 nei major e il 4° posto nell’ordine di merito del PGA Tour con oltre sei milioni di dollari all’attivo.
Pronti per il riscatto
Escono dai primi dieci Bryson DeChambeau e il nostro Francesco Molinari, entrambi reduci da una stagione non esaltante come la precedente ma pronti a rientrare a ridosso dei primi grazie alla loro classe e determinazione. Chicco chiude il 2019 al 14° posto dal 7° di fine 2018, ha messo in bacheca il suo secondo titolo sul PGA Tour a marzo nell’Arnold Palmer Invitational, ha sfiorato l’impresa epica al Masters e poi è andato in calando, forse provato metalmente come da lui stesso confidato dall’enorme amarezza del finale shock di Augusta che lo ha privato della sua prima Giacca Verde.
Rose e DJ
Perdono posizioni ma restano nei Top Ten invece Justin Rose, da 2° a 8°, e Dustin Johnson, da 3° a 5°. L’inglese nel 2018 ha vinto la FedEx Cup mentre nel 2019, dopo un avvio brillante e il titolo nel Farmers Insurance Open a Torrey Pines che gli ha regalato il numero 1 del ranking, ha perso la sua continuità ad altissimi livelli, facendo segnare solo un 3° posto nello U.S. Open a Pebble Beach e chiudendo la stagione senza ulteriori acuti.
Dustin Johnson invece ha vinto il Saudi International sull’European Tour a gennaio e il Mexico Championship a febbraio, il suo sesto WGC in carriera e ha ottenuto ottimi risultati nei major, con un secondo posto al Masters a un colpo da Woods, e ancora secondo al PGA Championship a due colpi da Koepka, diventando l’ottavo giocatore nella storia del golf ad aver chiuso tutti e quattro i tornei dello Slam almeno una volta secondo.
Un austriaco nella storia
Ultima nota per Bernd Wiesberger: l’austriaco, reduce da un infortunio che gli ha fatto saltare la seconda parte del 2018 e l’inizio del 2019, è esploso da maggio in avanti conquistando tre titoli sull’European Tour, tra cui due Rolex Series, e ha chiuso al terzo posto la Race to Dubai. Alla fine del 2018 era numero 185, oggi, a distanza di soli 12 mesi, ha raggiunto il numero 22 del mondo, il miglior risultato nella storia per un giocatore austriaco.
Questi i Top 10, i relativi punteggi e la posizione che occupavano 12 mesi fa. Tra i primi dieci del mondo sei sono statunitensi, due inglesi, uno spagnolo e un nord irlandese:
1° Brooks Koepka (USA) – 10,8265 punti – Posizione a fine 2018: 1
2° Rory McIlroy (Irlanda del Nord) – 9,6472 punti – Posizione a fine 2018: 8
3° Jon Rahm (Spagna) – 8,3391 punti – Posizione a fine 2018: 6
4° Justin Thomas (USA) – 7,3370 punti – Posizione a fine 2018: 4
5° Dustin Johnson (USA) – 7,2586 punti – Posizione a fine 2018: 3
6° Tiger Woods (USA) – 6,7926 punti – Posizione a fine 2018: 13
7° Patrick Cantlay (USA) – 6,4791 punti – Posizione a fine 2018: 18
8° Justin Rose (Inghilterra) – 6,3874 punti – Posizione a fine 2018: 2
9° Xander Schauffele (USA) – 5,8754 punti – Posizione a fine 2018: 10
10° Tommy Fleetwood (Inghilterra) – 5,7459 punti – Posizione a fine 2018: 12