Ian Poulter ha detto la sua: “I protocolli sanitari dell’European Tour sono troppo rigidi e molto più stringenti di quelli previsti dal PGA Tour. Sono difficili da affrontare, ti limitano e non ti consentono di interagire con persone all’esterno della bolla”.
Così Ian Poulter, in occasione del BMW PGA Championship, terzo torneo stagionale delle Rolex Series European Tour, terminato domenica 11 ottobre, ha spiegato le differenze tra i due più importanti circuiti maschile a livello mondiale messe in atto per limitare al massimo i rischi di contagio.
“In America, usando il buon senso, si hanno delle possibilità in più. Ad esempio indossando una mascherina i giocatori possono uscire dalle loro sistemazioni per andare a comprare del cibo. Hanno la facoltà di andare a cena in un ristorante a condizione che ci si attenga al protocollo in vigore. L’European Tour questo non lo permette. Noi giocatori accettiamo queste politiche che però sono certamente stressanti. Non è facile abituarsi a questo nuovo stile di vita che prevede la possibilità di giocare a golf, mangiare in albergo e poi andare a dormire”.
Una sorta di collegiale che non sembra entusiasmare un big come Poulter.
Che insiste: “In via generale i giocatori in azione sul PGA Tour stanno facendo un buon lavoro nell’osservare le regole e tutelare al massimo anche i propri colleghi attraverso comportamenti responsabili. Credo debba dunque esserci un livello di sensibilità tale nel pensare di permettere ai giocatori di andare a fare la spesa oppure di muoversi responsabilmente in libertà”.
Misure così rigide ce le aveva raccontate anche Edoardo Molinari nell’editoriale di ottobre. “La vita sul Tour non è facile devi abituarti a stare sempre da solo. Puoi scegliere un giocatore a inizio settimana e cenare con lui nel ristorante dell’hotel. Per il resto del tempo si è chiusi in camera di albergo”.