Per fronteggiare l’avanzata del Liv Golf, il PGA Tour ha creato un sistema di bonus e montepremi che riempirà le tasche dei top player rendendoli ancora più ricchi, a discapito dei giocatori di fascia media.
Ma da dove arrivano esattamente queste ingenti somme di denaro?
Se i cervelloni del LIV Golf prendessero di mira i loro più ambiti detrattori, Jon Rahm avrebbe un bersaglio grosso come una casa sulla schiena. Parliamo infatti di una star internazionale, attuale numero uno del mondo, che supporta il PGA e il DP World Tour, fedele alla Ryder Cup e vincitore di un major a meno di 30 anni, con due decenni buoni di competizioni davanti.
Rahm è brusco e diretto quando dice che non è in vendita: “Se avessi avuto in mente i soldi, probabilmente sarei andato al LIV Golf, giusto? Se il denaro è il tuo obiettivo, quella è chiaramente la strada da seguire. Ogni decisione che prendo si basa sul diventare il miglior giocatore del pianeta”.
Campioni come Jon Rahm, Rory McIlroy, Tiger Woods e Scottie Scheffler sono stati molto schietti nel loro sostegno all’eredità del PGA Tour rispetto al libretto degli assegni aperto dalla Superlega araba.
Grazie a un’iniezione di denaro senza precedenti, i top player rimasti fedeli al massimo circuito americano non faranno certo fatica ad arrivare a fine mese. Il nuovo programma di remunerazione, infatti, progettato in diretta risposta alla continua minaccia del LIV e ai suoi tentativi di adescare altre sue stelle, mette in palio oltre 150 milioni di dollari quest’anno. La maggior parte di essi finirà nelle tasche delle star più affermate che sostengono i cosiddetti “eventi premium”.
Parliamo di ben 153 milioni di dollari splittati tra il Player Impact Program (il programma che premia i top player più influenti a livello mediatico) e l’aumento del montepremi, soprattutto quei 13 tornei “designati”, che includono: il Sentry Tournament of Champions, il WM Phoenix Open, il Players Championship, il World Golf Championships-Dell Match Play, l’RBC Heritage, il Wells Fargo Championship, il Travelers Championship, tre tornei a inviti, e i tre tornei finali della FedEx Cup. Il valore dei montepremi per questi eventi sarà compreso tra i 15 e i 25 milioni di dollari. Per darvi un’idea, il montepremi più alto, escluso il Players e i quattro major nel 2022, è stato di 15 milioni di dollari in occasione del Tour Championship.
Secondo i modelli e le analisi del PGA Tour, il giocatore che finirà 30° a fine stagione guadagnerà sette milioni di dollari, inclusi i bonus. L’anno scorso nella stessa posizione K.H. Lee si è portato a casa 3,85 milioni di dollari. Insomma, un aumento dell’82%…
E in vetta alla classifica? Nel 2022 Scheffler ha giocato 25 tornei vincendone quattro e guadagnando 14 milioni di dollari. Fosse successo quest’anno i milioni sarebbero stati 25. Dustin Johnson, in confronto, ha guadagnato 35,6 milioni di dollari in montepremi per i tornei giocati sul LIV Golf nel 2022…
Un’altra parte di questo afflusso di denaro andrà a contrattaccare direttamente uno dei benefit del LIV, cioè andrà a coprire le spese di viaggio per lo staff e l’intero entourage di un giocatore. Tutti i rookie e giocatori che tornano sul circuito americano dopo un’assenza di tre anni riceveranno un anticipo di 500.000 dollari in contanti che copriranno le spese. E tutti coloro che a fine della stagione non guadagneranno 500.000 dollari saranno rimborsati per la differenza. Se, inoltre, un giocatore non dovesse passare il taglio, guadagnerà comunque 5.000 dollari che aiuteranno a coprire i costi di viaggio e del caddie.
Il nuovo sistema di incassi come abbiamo detto si affiancherà ai due programmi bonus più importanti del PGA Tour: i playoff della FedEx Cup e il Player Impact Program. Al termine dell’ordine di merito americano, che verrà decretato con gli ultimi tre tornei della stagione, il vincitore si porterà a casa una prima moneta di 18 milioni di dollari.
Mentre per il PIP, i top player che rientrano tra i primi 20 di questa speciale classifica sono tenuti a giocare in tutti i “tornei premium” ai quali hanno diritto (avendo una sola possibilità di rinunciare). Pena il taglio del 75% del bonus finale. Con questo i 20 eletti continueranno a spartirsi 100 milioni di dollari, ma la classifica sarà stabilita in modo diverso. La presenza sui social media era solita dare una mano ad alcuni giocatori (come Phil Mickelson, che è arrivato secondo, dopo Tiger nel 2021).
Ora questa lascia spazio a nuovi criteri di selezione che si concretizzeranno sulle ricerche sul web, sulle menzioni sui diversi media e sui diversi sondaggi messi in pista dal pubblico. Tiger, ad esempio, ha guadagnato 15 milioni di dollari con il Player Impact Program in una stagione in cui ha giocato solo nove giri in tornei ufficiali del PGA Tour. McIlroy è arrivato secondo e ha guadagnato 12 milioni, mentre Jordan Spieth, terzo, ne ha intascati nove.
Il risultato? Sempre più Paperon de Paperoni del golf. Se si è un giocatore popolare e di successo si è in lizza per giocare in eventi con montepremi davvero astronomici che ti daranno sempre più possibilità di guadagnare denaro, fama e gloria.
In questa lista di ricconi c’è qualcuno che ci rimetterà?
Per i giocatori in cima alla classifica c’è un aumento di retribuzione enorme, ma il quadro diventa più complicato per la cosiddetta “classe media”. Dopo il numero 70 dell’ordine di merito americano la matematica cambia e in misura drastica. In questo 2023 non saranno più i primi 125 in classifica a garantirsi la carta per l’anno successivo ma si qualificheranno solo i primi 70.
Ciò lascerà più di 50 giocatori a contendersi il posto insieme alle possibili new entry che arrivano dal Korn Ferry Tour e i giocatori dei college, che potrebbero essere ammessi tramite il nuovo programma che permette di accedere direttamente al circuito. Questa “classe media” quindi affollerà i tornei ‘non premium’ e otterrà solo occasionalmente un posto o un invito in eventi con montepremi alti, perdendo così la possibilità di rientrare tra i 70 eletti e tenersi ben stretta la carta per l’anno successivo.
L’unico a storcere il naso e a dirsi contrario a questa nuova struttura è stato James Hahn, membro del consiglio direttivo del PGA Tour, affermando che gli ‘stipendi base’ sono solo un piccolo cambiamento rispetto ai vantaggi che un ristretto gruppo di giocatori d’élite otterrà. Hahn ha detto sarcasticamente: “Tutto ciò suona come un buon compromesso per due fasce di giocatori: i primi 20 del PIP con 100 milioni di dollari in palio e gli ultimi in classifica che comunque si porteranno a casa 5.000 dollari a torneo”.
Ora la domanda è: ma da dove arrivano tutti questi soldi?
Il PGA Tour è un business da 1,5 miliardi di dollari che guadagna la maggior parte delle sue entrate da cinque canali: gli incassi dei tornei (660 milioni), i diritti media nazionali e internazionali (634 milioni), i Tournament Players Clubs – gli oltre 30 campi pubblici e privati in tutto il mondo sotto le insegne TPC – (142 milioni), le licenze aziendali (65 milioni) e gli investimenti (21 milioni).
Nel 2022, il Tour ha pagato 685 milioni ai giocatori sotto forma di montepremi, bonus, assicurazione sanitaria e vari altri benefit. Ha anche trasferito 153 milioni raccolti dagli sponsor ai giocatori, in forma di introiti commerciali.
Ha speso 716 milioni per gestire le sue operazioni: 212 per le spese dei tornei, 183 per gli stipendi del personale e 132 per la rete TPC. L’infusione di nuovi bonus in denaro l’anno scorso ha prodotto un deficit di 32 milioni che il circuito ha coperto con i soldi del suo fondo di riserva nominato “Rainy Day”.
Nel 2023 quindi il PGA Tour dovrà trovare il modo di coprire questi 153 milioni di dollari che serviranno a pagare i giocatori. In quanto società senza scopo di lucro non quotata in borsa non può assumere altre forme di investimento esterno e ciò significa che dovrà guadagnare più soldi dalle sue fonti di reddito esistenti. Qualche cifra si presenterà sicuramente sotto forma di aumento annuo nei pagamenti e negli accordi media attivi con CBS, NBC ed ESPN, che dureranno fino al 2030.
Sarebbe poi ingenuo pensare che agli sponsor principali – il cui contributo parte da circa 15 milioni di dollari – non verrà chiesto di investire più denaro. C’è un motivo per cui le 750.000 birre vendute ogni anno al WM Phoenix Open costano 9 dollari ciascuna e non costeranno meno neanche l’anno prossimo. Chissà, forse gli aumenti ai green fee di alcuni dei campi TPC ad accesso pubblico aiuteranno la causa, anche se potrebbe non esserci molto ossigeno al di sopra degli 800 dollari che il TPC Sawgrass chiede durante il periodo di alta stagione.
Un’altra fonte di reddito?
Se avete sentito Woods e McIlroy parlare della loro nuova avventura TMRW Sports durante le conferenze stampa agli eventi del PGA Tour una buona ragione esiste. The Golf League di TMRW sarà lanciata nel 2024 e vedrà sei squadre di giocatori del PGA Tour competere su dei simulatori, di fronte ad arene stracolme di spettatori.
Il PGA Tour ha una quota azionaria, così come ce l’hanno anche una serie di celebrità e atleti famosi di altri sport. Se la Golf League guadagnerà denaro attraverso la vendita di biglietti e attraverso gli sponsor, il tour ne uscirà vincente.
E veniamo all’ultimo tassello ancora da smarcare: il fondo pensionistico.
Partendo dal presupposto che il circuito americano abbia davvero 1,48 miliardi di dollari in investimenti, è pur vero che la stragrande maggioranza di questi soldi, cioè 1,18 miliardi, fa parte del redditizio programma di pensionamento dei suoi giocatori considerato il migliore in assoluto nello sport.
Il Tour versa contributi a un piano di remunerazione ogni volta che un suo giocatore passa il taglio, con un bonus finale per i tornei della FedEx Cup. Nell’arco di una carriera avrà così diritto alla pensione completa se passerà un totale di 150 tagli, il 50% se invece i tagli saranno solo 75.
Nel 2021 sul PGA Tour 500 giocatori hanno guadagnato più di 500mila dollari e 114 più di tre milioni. McIlroy ha intascato 18 milioni per aver vinto la FedEx Cup 2022, un milione dei quali è andato sul suo conto pensionistico. Non è irragionevole quindi stimare che decine di giocatori attualmente in attività si ritireranno a 50 anni con decine di milioni a loro disposizione. Qualora dovesse venir meno questo sistema pensionistico, al Tour rimarrebbero disponibili 300 milioni di dollari.
Ora, alla luce di quanto detto la domanda da 153 milioni di dollari resta sempre la stessa: tutto questo sarà sufficiente a far restare in piedi il massimo circuito americano?