Sul finire dello scorso anno, l’Italia ha organizzato il suo primo IGTM. Per i non addetti ai lavori, ricordiamo che l’International Golf Travel Market è la più importante rassegna dedicata al turismo golfistico.
Molto diversa dalle fiere tradizionali, l’IGTM (non aperta al pubblico) è un punto d’incontro fondamentale fra operatori, con agende precise di appuntamenti, promossa dalla International Association of Golf Tour Operators (IAGTO) fin dal 1998.
Pur con qualche sbavatura, inevitabile per una première, l’organizzazione ha retto bene e la sede di Villa Erba, sul lago di Como, a Cernobbio, ha conquistato gli operatori stranieri.
Oltre 500 gli espositori (campi da golf, resort e alberghi) che si sono confrontati con 362 buyer (tour operator e agenzie di viaggi). In totale 65 i Paesi rappresentati.
E per la prima volta l’Italia era presente in maniera massiccia, con 62 espositori, sintomo concreto del fatto che l’interesse per il turismo golfistico è in forte crescita anche da noi.
Fin qui la cronaca dell’evento che, per fortuna, ha ottenuto un successo meritato e che rappresenta uno dei primi mattoni per aprire il nostro Paese ai flussi turistici internazionali del golf.
Ma questo cosa interessa a noi, zappatori domenicali? Seguiteci un attimo e lo scopriremo insieme.
Nell’editoriale dello scorso numero (“Ogni tessera al suo posto”) avevamo affrontato il problema della diminuzione dei giocatori in Italia. Con la tendenza – peraltro mondiale – che sta spostando i ricavi dalle quote associative ai green fee, per non perdere altro terreno molto deve cambiare nella gestione della maggioranza dei circoli. E anche in tempi rapidi.
Siamo stati quasi stupiti dal seguito riscontrato dal nostro articolo via e-mail, sito e Facebook. Decine e decine gli interventi, da semplici battute ad argomentate disamine, che ci hanno confermato come questo argomento sia molto sentito.
Sono cento i motivi per cui le cose non vanno come dovrebbero, a cominciare dalla profonda crisi in cui si dibatte non solo l’Italia, e altrettante le soluzioni che si potrebbero tentare per contrastare il declino.
Una di queste, forse la più rilevante, è appunto legata al turismo golfistico straniero.
Durante la presentazione all’IGTM di un’indagine su come è percepito – golfisticamente parlando – il nostro Paese dai giocatori europei, sono emersi dati incoraggianti.
Tre tedeschi e svedesi su quattro vorrebbero giocare da noi con grande piacere e solo in queste due nazioni stiamo parlando di milioni di golfisti.
Per rimpinguare le casse dei circoli nostrani ci sono quindi mercati su cui molti, riunendo le forze, potrebbero promuoversi con successo.
Gli introiti dei green fee “turistici” sarebbero di grande aiuto per non abbassare il livello dei servizi, rischio concreto legato all’eccessivo contenimento dei costi per far tornare i bilanci dei nostri club.
E magari anche dare una mano a ridurre le quote associative.
Quindi porte aperte all’Europa, ma senza dimenticare che il golf è in forte crescita soprattutto in Asia…