È uno dei manager sportivi più influenti e apprezzati al mondo con alle spalle una lunghissima esperienza. Stiamo parlando di Guy Kinnings, 57 anni di cui oltre 30 trascorsi alla IMG, società che gestisce molti dei più celebri atleti professionistici, in qualità di Vice Presidente e Responsabile dell’Area Golf.
Dal 2018 ricopre la carica di Deputy CEO e Chief Commercial Officer dell’European Tour e Direttore della Ryder Cup, un ruolo chiave dal punto di vista continentale nella gestione dell’evento più importante e remunerativo del calendario internazionale.
Lo abbiamo incontrato per fare insieme a lui il punto sul momento del golf europeo, uno sguardo a 360 gradi tra presente e futuro, con l’edizione al Marco Simone ormai quasi dietro l’angolo.
Ci racconta com’è composto il board della Ryder Cup di cui è a capo?
La Ryder Cup è una joint venture tra la Ryder Cup Europe e la PGA of America, con ciascuna organizzazione che possiede i diritti dell’evento quando si gioca nel rispettivo continente.
In termini di struttura la Ryder Cup Europe è composta da rappresentanti dell’European Tour, della PGA di Gran Bretagna e Irlanda come partner fondatori e da quella dei professionisti del nostro circuito. L’European Tour rappresenta il 60% di questa struttura, mentre le altre due organizzazioni figurano entrambe con il 20%, con il Tour che si occupa a livello manageriale di tutte le questioni riguardanti il team europeo. Nel 2019 abbiamo anche introdotto il Comitato di Ryder Cup con l’obiettivo di migliorare il valore commerciale del brand Ryder. È presieduto da Damon Buffini, ex membro del consiglio di amministrazione dell’European Tour, da Ian Ritchie e Richard Scudamore, entrambi con una vasta esperienza nell’organizzazione di eventi sportivi di alto livello, dall’ex capitano di Ryder Paul McGinley, da me stesso in qualità di direttore della Ryder e da Keith Pelley, CEO dell’European Tour.
La sconfitta di Whistling Straits ha sollevato anche dei dubbi sul diverso criterio di selezione tra Stati Uniti ed Europa. Per quale motivo non si è deciso per un regolamento comune?
I criteri di qualificazione della squadra europea sono attentamente considerati dal capitano, dalla Ryder Cup Europe e dal Comitato dell’European Tour. Ogni capitano dice la sua ma il nostro sistema, sebbene sia stato modificato in vari punti negli ultimi 30 anni, ha portato i suoi frutti se consideriamo che abbiamo vinto nove delle ultime 13 Ryder. Quest’anno sono state introdotte in corsa alcune modifiche ai criteri di selezione di entrambi i team a causa degli stop dei calendari per la pandemia. Ognuno ha fatto le sue scelte. Noi ne riparleremo senz’altro con il prossimo capitano e faremo ovviamente le valutazioni del caso se modificarlo o meno per il 2023.
Il campo ha mostrato oggi un netto divario: siamo alla fine di un ciclo? Come fare per valorizzare i nostri talenti europei senza che questi vadano a giocare in America?
La squadra degli Stati Uniti è stata una delle più forti mai viste e hanno giocato molto bene. Dopo ogni sconfitta è normale cercare di capire cosa va modificato ma bisogna essere equilibrati nell’analisi: come dicevo prima, abbiamo vinto nove delle ultime 13 edizioni e, oltre a un avversario fortissimo, il Covid ci ha costretto a giocare praticamente senza i nostri fan. Come valorizzare i nostri talenti? Oggi i Top Player sono professionisti globali non più legati a realtà territoriali e questo non può che essere un beneficio per il loro gioco. La nostra partnership con il PGA Tour consentirà a sempre più giocatori europei di competere su entrambe le sponde dell’Atlantico, e lo stesso varrà per quelli americani.
Il calendario 2021/22 dell’European Tour avrà qualche novità?
Lo annunceremo a breve e posso anticiparvi che sarà molto completo. Stiamo tornando alla normalità dopo la pandemia, abbiamo diversi partner che ci sostengono e lo faranno anche nei prossimi anni. Non possiamo che ringraziarli per il loro grande supporto. Stiamo lavorando per realizzare un calendario che sia sempre più globale, in grado di fornire a tutti i nostri giocatori fantastiche opportunità di gioco in moltissimi Paesi.
Quali sono le basi su cui si fonda l’accordo con il PGA Tour?
Da quando è nata questa alleanza strategica nel novembre del 2020 entrambi i Tour hanno mostrato un incredibile impegno per rafforzare l’immagine del golf a livello globale. Ad agosto abbiamo inserito tre eventi ‘co-sanctioned’, il Barbasol Championship, il Barracuda Championship e lo Scottish Open, che ha anche ottenuto un nuovo sponsor, Genesis. Abbiamo annunciato un ulteriore supporto economico per l’Irish Open, con il montepremi che è più che raddoppiato sino a 6 milioni. Siamo molto soddisfatti e stiamo lavorando senza tregua dietro le quinte per ufficializzare altre grandi novità.
Come avviene la selezione del capitano europeo e quando è prevista quella per Roma 2023?
Il capitano europeo viene scelto da un comitato composto da un rappresentante della Ryder Cup Europe, da uno dell’European Tour e dagli ultimi tre gicatori che hanno ricoperto tale carica, ovvero Darren Clarke, Thomas Bjørn e Pádraig Harrington. Contiamo di dare l’annuncio del nuovo capitano già all’inizio del 2022.
Quanto influisce il pensiero dei giocatori nella sua scelta?
Il comitato prende in considerazione ogni aspetto per selezionare il miglior candidato possibile e uno dei motivi per cui abbiamo voluto un rappresentante dell’European Tour è proprio quello di dare valore anche alle opinioni dei giocatori. Siamo fortunati ad avere un numero di giocatori forti ed esperti che possono ricoprire questo ruolo, non solo per il 2023 ma anche per le successive Ryder Cup.
Cosa ha lasciato Whistling Straits in ottica Marco Simone 2023?
È stata una fantastica esperienza. Ovviamente non è arrivato il risultato che speravamo ma, come evento sportivo e come spettacolo in sé, è stato di prim’ordine. I colleghi della PGA of America e la famiglia Kohler, proprietaria di Whistling Straits, sono stati dei padroni di casa eccezionali. Sia noi che gli americani ci sforziamo per far sì che ogni edizione sia migliore della precedente. Alcuni aspetti dell’evento di quest’anno erano chiaramente un po’ diversi a causa dei rigidi protocolli Covid, soprattutto per quanto riguarda i fan al seguito. Sfortunatamente, a causa delle restrizioni, solo una piccola rappresentanza del Marco Simone e della Federazione Italiana Golf ha potuto essere presente e ricevere formalmente il passaggio di consegne, ma sono rimasti entusiasti di ciò che hanno visto e insieme abbiamo avuto molti spunti in ottica 2023.
Abbiamo scoperto il nuovo Marco Simone all’Open d’Italia. Cosa gli manca perché sia una location perfetta per la Ryder Cup?
L’Open d’Italia è stata una vetrina eccezionale. Dopo il grande lavoro svolto sul campo è stata una grande soddisfazione presentarlo al grande pubblico internazionale. Il feedback dei giocatori è stato molto positivo, quindi abbiamo superato il primo importante test. Il tracciato è creato per esaltare il format del match play e ospitare una moderna Ryder. Il Marco Simone inoltre si trova a soli 35 minuti da una delle più iconiche città del mondo, Roma, e i fan presenti non solo potranno godersi uno delle più grandi eventi sportivi internazionali ma anche visitare le bellezze della Città Eterna. Abbiamo quindi tutti gli ingredienti per rendere la prossima edizione una delle più belle di sempre. Passeremo i prossimi due anni, comprese le edizioni 2022 e 2023 dell’Open d’Italia al Marco Simone, a perfezionare ogni singolo dettaglio, per regalare a giocatori e fan uno spettacolo che non potranno mai dimenticare.