Non sta attraversando un periodo di grande forma Guido Migliozzi ma la sua disponibilità e gentilezza non sono scalfite. In lui non c’è traccia di cattivo umore quando lo raggiungo telefonicamente.
Viene da prestazioni non esaltanti di inizio stagione negli Emirati ma ora, dopo una sessione di allenamento a casa (a Dubai) è pronto a ripartire per una stagione ancora lunghissima.
L’atteggiamento è probabilmente l’aspetto nel quale è maggiormente cambiato quel ragazzino, un po’ testa calda, che passava ore e ore con Niccolò Bisazza in campo pratica a La Montecchia. Oggi è un esempio ed è calato nel ruolo del campione che tutti conosciamo.
Ci siamo lasciati al termine di una stagione entusiasmante. Come sei cambiato in un anno tornando con la mente a marzo 2021?
Non tantissimo. O meglio. In realtà il percorso di un golfista è quello di migliorarsi ogni singolo giorno e ogni 18 buche. Un anno fa ho alternato risultati buoni, come il secondo posto del Qatar, riuscendo ad avere ottimi acuti nel corso della stagione con un calo nel finale. Ora sto cercando di ritrovare la fiducia che avevo nei momenti migliori.
Il quarto posto allo U.S. Open, l’ingresso tra i primi 100 giocatori del mondo e l’azzurro più avanti nel ranking. Questi sono solo alcuni degli highlights della scorsa stagione. Dopo un anno così hai avvertito maggiori pressioni per riconfermarti?
Nella mia testa c’è la voglia di giocare bene a ogni torneo. L’obiettivo di inizio stagione era prendere punti per la classifica mondiale per entrare nei tornei più importanti in preparazione dei major. Le cose non sempre vanno come ci si aspetta. Però nello sport non bisogna fermarsi a guardare una singola gara ma seguire un percorso a lungo termine. Sono convinto del lavoro che sto facendo e sicuro che i risultati arriveranno.
Che tipo di lavoro hai fatto in inverno?
Dopo il DP World Tour Championship ho preso una pausa di una decina di giorni e poi sono tornato in campo pratica e sul campo. Le idee con il mio team sono state subito chiare: porsi obiettivi e trovare le sensazioni che mi aiutassero ad avere uno swing più solido e ripetitivo.
Ho lavorato molto, in quantità maggiore rispetto agli anni passati. Forse anche troppo. Stavo riflettendo ultimamente che probabilmente dovrei andare più in campo a giocare piuttosto che passare tante ore in driving rangea alla ricerca del colpo giusto e della buona sensazione. In realtà il campo pratica serve nella fase invernale ma credo che ora sia il momento di “sciogliere i cani”, andare là fuori a fare 65.
Hai già preso parte a due major, pensi che il Masters sarà un’emozione differente?
Non lo so. Non saprei bene cosa aspettarmi. Augusta è Augusta. Una volta lì realizzerò cosa sto vivendo e il posto meraviglioso nel quale mi troverò. Mi sto preparando per il Masters ma non solo. Ho una lunga e importante stagione da vivere al meglio.
Quella in Georgia sarà una settimana speciale perché sarò lì con parte della mia famiglia in un posto nuovo nel quale sognavo di andare sino da quando ero bambino.
Come arriva l’invito al Masters? Mandano una mail?
No, è tutto come una volta! Arriva una lettera a casa con l’invito. Busta verde, sigillo giallo.
Come ci si sente?
In realtà non l’ho aperta io…. è arrivata all’indirizzo italiano a casa dei miei genitori. Non hanno resistito e l’hanno aperta, poi mi hanno chiamato via Whatsapp per mostrarmela. Vedere sopra scritto a mano il mio nome è stata sicuramente una grande emozione.
Hai già provato il campo o lo hai solo giocato alla Playstation?
No mai, nemmeno con i videogame, ma è un torneo che seguo tutti gli anni davanti alla TV. Quest’anno farne parte è una grande soddisfazione. Ho parlato con diversi golfisti che sono stati lì da giocatori e spettatori. Mi hanno dato vari consigli su come affrontare la settimana. Sarà impegnativa ma allo stesso tempo sarà importante stare con i piedi per terra. Non mi sono fatto nessuna idea. So che alcuni tee shot prediligono palla da destra a sinistra ma un buon golfista si sposta e gioca il colpo che più si sente. Se controlli bene gli effetti puoi performare dappertutto.
Come arrivi al Masters?
Ho raccolto risultati inferiori alle aspettative. Se fosse sempre domenica sarebbe bello per tutti. Sto lavorando e mi sto facendo seguire. Sono fiducioso. I risultati arriveranno. L’importante per me è divertirmi in campo ed essere sempre positivo.
Hai delle aspettative?
Sarei molto contento di vincere ovviamente. Una top ten mi darebbe grande soddisfazione.
E per la stagione?
Un piano vero e proprio non l’ho fatto. Voglio sfruttare l’opportunità dei quattro major facendo esperienza e crescendo come giocatore. Voglio anche giocare bene mettendomi in mostra nei grandi palcoscenici. Ho la certezza di essere presente ai tornei più importanti al mondo. Devo prepararmi al meglio fisicamente per sfruttare nel migliore dei modi tutte le opportunità.
Hai giocato in USA, Europa e Africa. Che ne pensi del nuovo DP World Tour, della Superlega e della polemica con il PGA Tour?
Scusa la franchezza ma non ne so nulla! Nel senso, leggo quello che si dice in giro ma sono voci e pettegolezzi ai quali non do peso. Ho visto molti giocatori aprire alla Superlega salvo poi fare marcia indietro. Il PGA Tour ha tornei fantastici con i migliori giocatori al mondo. Senza niente togliere a quello europeo, che ha gare prestigiose e storiche. Giocare a Crans, in Spagna al PGA de Catalunya o all’Open d’Italia è un segno di riconoscimento verso il Tour che sta cercando di fare tanto. È un peccato vedere molti giocatori andare Oltreoceano anche se è comprensibile per i montepremi molto più alti. Il bello di questa stagione è che si tornerà a giocare su campi di grande livello dove non sarà facile vincere. Io cercherò di sfruttare ogni occasione e a fine anno tirerò le somme.