Pochi uomini hanno tracciato la storia di questo sport come lui. Gary Player ha celebrato domenica 1° novembre il suo 85° compleanno e lo ha fatto come sempre contornato dalla sua numerosissima famiglia a Sun City, in Sud Africa.
La sua carriera è già leggenda ormai da tempo ma lui, oggi il più anziano Open Champion ancora in vita, si sente tutt’altro che arrivato.
Dietro a questo minuto uomo dal grande carisma si nascondono un’infinità di aneddoti incredibili che hanno contribuito a crearne la sua straordinaria fama in tutto il mondo.
Nato nel 1935 da una famiglia tutt’altro che benestante a Johannesburg (il padre Harry era un minatore), si innamorò del golf a 14 anni e a 16 già dichiarava: “Voglio diventare il miglior giocatore del mondo”.
Il suo più celebre soprannome, The Black Knight (il Cavaliere Nero), è stato coniato anche per ricordare proprio il padre minatore, i cui vestiti erano sempre ricoperti di nero, e per il fatto che amava giocare indossando sempre questo colore, quello che gli ricordava un cavaliere, pronto ogni settimana alla sua battaglia sportiva in campo.
In carriera ha vinto 160 tornei in sei differenti continenti tra cui nove major (3 Masters, due PGA Championship, uno U.S. Open e 3 Open Championship) e alrettanti sul circuito senior.
A 29 anni, nel 1965, conquistando lo U.S. Open, è diventato il primo giocatore non americano a realizzare il Grande Slam alla carriera, ossia ad aver ottenuto almeno una volta tutti e quattro i major del golf professionistico.
Ha fatto del suo nome uno dei brand più riconosciuti al mondo, creando un vero e proprio impero, la Black Knight International, società che include la Gary Player Design (con oltre 400 campi da golf realizzati in cinque continenti), la Player Real Estate, la Player Foundation, la Gary Player Academies e la Black Knight Enterprises, rami d’azienda che vanno dalla vendita di vino e abbigliamento agli immobili sino alla realizzazione di eventi a scopo benefico.
La sua fondazione, nata per aiutare i bambini meno fortunati, ha raccolto dal 1983 a oggi oltre 100 milioni di dollari.
Infiniti i premi e onorificenze ricevute in questi anni: dal Bobby Jones Award, massimo riconoscimento della USGA per chi ha contribuito con le sue gesta a far crescere il gioco del golf nel mondo, alla World Golf Hall of Fame, club in cui è entrato già nel 1974.
Primo esempio di atleta nella storia del golf, ha fatto del fitness e del vivere sano il suo mantra e, ancora oggi, si allena come fosse un ragazzino in palestra.
La sua longevità sportiva è diventata un record nel club che più di ogni altro ama, l’Augusta National, dove ha disputato ben 52 Masters dal 1957 al 2009 (escluso il 1973 in cui era stato ricoverato per un piccolo intervento).
Dal 2011 apre il major georgiano con il tradizionale Honorary Start, prima con i suoi due grandi amici rivali di un tempo, Arnold Palmer e Jack Nicklaus, dal 2017 dopo la morte di The King con il solo Orso d’Oro. E siamo certi che anche quest’anno, come sempre, non mancherà di sfidarlo come ai vecchi tempi a chi è in grado di tirarla più lunga…