La Ryder CUP, i nostri campioni e i giovani che crescono, i circoli, le nuove generazioni e un golf sempre più accessibile. Questi alcuni dei temi toccati in una chiacchierata a 360° sul movimento italiano in compagnia del Presidente della Federgolf, Franco Chimenti.

La conferenza stampa al Foro Italico lo scorso 9 luglio di fronte a tutta la stampa nazionale e internazionale ha di fatto certificato in senso assoluto lo storico risultato ottenuto a livello economico dalla Ryder Cup di Roma.

Roma meglio di Parigi

Ricordo molto bene quando, subito dopo l’edizione di Parigi nel 2018, molti sentenziarono che sarebbe stato impossibile fare meglio dei francesi.

Il benchmark fissato dai nostri cugini era in effetti parecchio alto, ma si sa, a noi italiani le sfide, soprattutto quelle sulla carta più complicate, piacciono parecchio.

Il Professor Franco Chimenti, da quando è alla guida della Federazione Italiana Golf, di sfide ne ha affrontate diverse, e lo ha fatto sempre senza mai tirarsi indietro, anzi, mettendo ogni volta il cuore oltre l’ostacolo, superando anche quelle che parevano proibitive.

Merito dell’intuito, della visione e della determinazione di un uomo che ha contribuito con le sue scelte a portare il golf italiano su un altro livello, alla pari delle altre grandi potenze internazionali.

A parlare, numeri a parte, ci sono i fatti: l’incremento di golfisti attivi, la continua nascita di nuovi ed eccezionali talenti, il conseguimento di successi sportivi su tutti i principali circuiti e, ultima in ordine di tempo, la Ryder Cup.

“Sarà la più bella di sempre – ci confidava con lo sguardo brillante alla vigilia della sfida romana – ne sono certo, abbiamo lavorato bene, sarà un successo su tutta la linea”.

Il resto è ormai storia, sotto gli occhi di tutti.

A dieci mesi da quella indimenticabile settimana romana lo abbiamo incontrato nuovamente negli uffici della Federazione per parlare di presente e futuro del golf italiano. 

Professor Chimenti, il golf italiano ci sta regalando l’ennesima stagione di successi. I trionfi di Manassero e Migliozzi, il record di nove italiani sul DP World Tour, gli ottimi risultati delle ragazze e, non ultimo, l’esplosione di nuovi talenti della Nazionale Dilettanti maschile e femminile. L’Italia del calcio ha deluso agli Europei, il tennis va alla grande con Sinner e non solo. Ma alla sua guida, la Federazione Italiana Golf è sempre tra le migliori. Qual è il segreto dell’eccezionale continuità di risultati ottenuti in questi anni?

Il segreto è soltanto uno: la grande attenzione che da sempre viene riservata a un settore determinante, che deve rappresentare la vocazione della Federazione.

I risultati sportivi sono propri e appartengono alle federazioni, specie se queste sono olimpiche. Io sono stato da sempre un uomo di sport, dapprima come dirigente sportivo e presidente della Lazio, poi in FIG, e allo sport ho sempre dato la massima importanza.

I risultati sono il frutto del grande lavoro svolto dai nostri tecnici, che anno dopo anno, continuano a sformare nuovi talenti. Il nostro movimento è l’invidia di tutto il mondo, considerando che il nostro bacino non è certo quello dei grandi Paesi.

Un lavoro che dimostra come la Scuola Italiana sia all’avanguardia ormai da molti decenni e non si ferma, anzi.

I risultati degli azzurri

Guido Migliozzi e Matteo Manassero sono tornati al successo sul DP World Tour e hanno disputato un ottimo Open Championship a Troon.

Abbiamo per la prima volta nella storia ben nove giocatori sul circuito principale, senza dimenticare i tanti giovani talenti impegnati su Challenge e Alps.

Le ragazze stanno facendo benissimo sia sul LPGA che sul LET, e abbiamo delle giovanissime in piena esplosione, come Francesca Fiorellini.

Le nostre squadre dilettanti sono sempre protagoniste a ogni campionato, e non dimentichiamoci che due anni fa per la prima volta abbiamo conquistato l’Eisenhower Trophy, la Coppa del Mondo a squadre, con tre straordinari campioni, Pietro Bovari, Filippo Celli e Marco Florioli.

È chiaro, si può sempre migliorare e bisogna ambire a farlo, in ogni aspetto della propria vita e attività.

Ma partiamo da una base solidissima che mi rende orgoglioso di quanto è stato fatto in questi anni e sicuro che ci porterà altre nuove grandi soddisfazioni molto presto.

Abbiamo un gruppo tecnico e un vivaio in prima linea, non solo a livello europeo ma mondiale. 

Nel corso della sua presidenza è riuscito trasformare i tesserati in golfisti attivi. Se si dovesse porre un obiettivo, a che numero le piacerebbe arrivare? 

Quando sono stato eletto Presidente della FIG tra i tesserati c’era una percentuale importante di giocatori di carte, che frequentavano i circoli di golf trascorrendo la maggior parte del loro tempo libero in club house e che di fatto non andavano quasi mai in campo.

Con il tempo siamo stati in grado di aumentare il numero di golfisti attivi, portando nuovi appassionati a iniziare, parallelamente all’arrivo di importanti risultati sportivi dei nostri giocatori dilettanti e professionisti, che hanno alzato ulteriormente l’interesse per il nostro sport a livello mediatico.

Abbiamo vinto con Francesco Molinari il primo major del golf italiano e Chicco è arrivato a essere il numero 5 del mondo.

Sono convinto che se Matteo Manassero non fosse incappato in quella sfortunata parentesi della sua carriera oggi anche lui sarebbe tra i primissimi.

Resta il fatto che i nostri giocatori di punta sono un esempio e uno stimolo per tutti i giovani che sognano di ottenere i loro successi e che si avvicinano al golf.

Più che di un numero preferisco pensare a un movimento in salute che cresce e una disciplina che riscuote sempre più interesse a livello nazionale, non solo tra i giovanissimi ma anche tra le generazioni dei trenta/quarantenni.

L’81° Open d’Italia presented by Regione Emilia-Romagna all’Adriatic Golf Club Cervia e il Ladies Italian Open al Golf Nazionale sono stati un grande successo. La conferma che l’idea di portare i nostri Open in diverse regioni ha permesso al pubblico internazionale di conoscere le meraviglie del territorio italiano e i nostri golf club. E il numero di stranieri che vengono a giocare in Italia è in crescita esponenziale. Immagino sia soddisfatto del lavoro e dei risultati ottenuti.  

La mia più grande soddisfazione al termine dei nostri due Open d’Italia di quest’anno, ma soprattutto di quello maschile a Cervia, sono stati i complimenti del nostro advisor, Infront, nei panni di Alessandro Giacomini, che mi ha confidato di essere rimasto piacevolmente colpito dal successo di pubblico di questa edizione e di essersi ricreduto sulla sede del torneo.

Non solo: i giocatori hanno espresso un grandissimo apprezzamento per la sede di gara e per la località che li ha ospitati.

L’Emilia-Romagna meritava questo Open per la tragedia dell’alluvione dello scorso anno, e ha dimostrato ancora una volta di saper fare le cose in maniera superlativa.

È stato un trionfo, un risultato fantastico sia di pubblico che organizzativo, con grande soddisfazione anche dei giocatori e delle famiglie al seguito. I

l campo poi, che a detta di alcuni poteva non essere all’altezza di un evento del DP World Tour, si è comportato egregiamente dando filo da torcere ai protagonisti.

Cito un dato significativo: dall’inizio della stagione 2023/24 del DP World Tour, l’Open d’Italia a Cervia è quello in cui si è vinto con il punteggio più alto, -10.

La dimostrazione che la scelta è stata più che corretta e che il percorso è stato competitivo al massimo e preparato in modo ottimale, rappresentando per i giocatori un test importante. 

Abbiamo partecipato a inizio anno a una riunione tra lei e il Governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in cui avete nuovamente sancito l’accordo tra FIG e Scuola. La leva dei giovani è una di quelle per arrivare al suo numero dei sogni in termini di golfisti attivi?

Per quello che riguarda il progetto Golf a Scuola, l’accordo tra FIG e Regione Lombardia, è stato un passo molto importante ma, mi pace sottolineare, all’interno di un quadro nazionale quale il Protocollo d’Intesa triennale con il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il Ministro per lo Sport e i Giovani.

Golf a Scuola, che vede anche la collaborazione di lunga data con l’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, è dedicato principalmente alla scuola primaria e tramite l’inserimento nel Piano dell’offerta formativa, mira a integrare o sostituire l’ora di educazione motoria / fisica con la lezione di golf.

Nel 2024 ha coinvolto, a livello nazionale, 64 scuole primarie e oltre 220 classi. L’intenzione per il prossimo anno scolastico 2024-2025 è quella di aprire anche alla scuola secondaria inferiore.

L’obiettivo principale è chiaro e preciso: favorire la promozione e la diffusione del gioco e, soprattutto, portare nuova linfa vitale all’attività giovanile nei Club dei Giovani dei Circoli.

Agli Istituti Scolastici aderenti al progetto verrà messo a disposizione gratuitamente un kit da gioco, con attrezzature specifiche per la pratica e un kit didattico (libricini, quartini per gli insegnanti e poster).

È inoltre previsto il tesseramento FIG gratuito “progetto Scuola” per tutti gli alunni, le alunne e gli insegnanti partecipanti al Progetto e un contributo corrisposto dalla FIG al maestro di golf che guiderà gli studenti nel percorso di avviamento al golf.

Lei viaggia molto e non si è mai risparmiato nel visitare ogni realtà golfistica della nostra penisola. La FIG è stata sempre al fianco dei golf club supportandoli con diversi progetti. Qual è la loro situazione attuale? 

C’è un aspetto che stiamo analizzando con i circoli, i tempi di gioco.

Come sappiamo il nostro è uno sport che, nella sua formula a 18 buche, necessita di molte ore, tempistiche che si dilatano ancora di più se uno deve partecipare a una gara. I tempi di golf oggi non sono competitivi con quelli di altri sport come il tennis, il padel o il calcio.

Senza nulla togliere ai campi storici e importanti del nostro Paese, io dico che dobbiamo continuare a insistere nel proporre formule di ingaggio nuove e accattivanti per le nuove generazioni, più snelle delle classiche 18 buche in gara.

Resta il fatto che le 18 buche sono un patrimonio del nostro sport e fanno parte del suo DNA ma si possono vedere come qualcosa a cui uno arriva attraverso un percorso di crescita sportiva.

Se per arrivare a questo ci fossero più competizioni veloci e divertenti su 9 buche sarebbe certamente molto più facile attirare sia i ragazzi sia gli adulti che già si sono avvicinati al golf, andando incontro alle esigenze di un mondo che va sempre più veloce e in cui il tempo è prezioso. 

Questa è sicuramente una delle ragioni per cui la gente ha difficoltà ad avvicinarsi definitivamente al golf.

Abbiamo fatto una Ryder Cup che ha portato al Marco Simone una marea umana di gente giunta da ogni parte del mondo.

Cosa vuol dire? Che il golf è uno sport diffusissimo e conta milioni di appassionati ovunque.

La conferenza stampa con i numeri ufficiali della Ryder Cup

Al Foro Italico l’abbiamo celebrata con una conferenza che ha visto l’European Tour Group capitanato da Guy Kinnings annunciarne i numeri, risultati che hanno entusiasmato ministri e tutti i presenti.

Numeri che dimostrano che il golf gode di un seguito indiscutibile e immenso, confermato dal fatto che è lo sport più praticato al mondo insieme al calcio. 

Stiamo percorrendo diverse strade per avvicinare sempre più i ragazzi al golf, un’altra molto importante è l’accordo con l’ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, che prevede una sensibilità particolare da parte dei comuni stessi per dare concessioni ai golf club venendo incontro alle loro esigenze, così come autorizzazioni per la creazione di nuovi campi pubblici.

L’obiettivo è agevolare le strutture esistenti e farne proliferare di nuove, dando spazio a più circoli aggregati alla Federazione oltre a quelli affiliati.

Possono e devono diventare questi la linfa di un futuro che mi aspetto ancora ricco di soddisfazioni e i circoli sono concordi con questa strategia.

Sono del parere anche che bisognerebbe riunire i golf club in leghe di differenti tipologie, ovvero quelli a 18 buche, quelli a 9, gli aggregati, i campi pratica, ognuno con delle esigenze specifiche, rappresentati anche a livello nazionale.

Sarebbe rivoluzionario e a mio avviso molto utile per tutte le strutture e per l’intero movimento”. 

Dopo la Ryder Cup ha dichiarato che le piacerebbe portare anche la Solheim in Italia. Professor Chimenti è ancora solo un pensiero o vi siete già attivati per una candidatura ufficiale?

Abbiamo già iniziato a studiare attentamente il tutto, abbiamo verificato che prima del 2030 sarà ovviamente impossibile perché le sedi europee sono state sino a quell’anno già assegnate.

Sarà un’idea che verrà portata avanti da qualcun altro ma l’esperienza che abbiamo vissuto con la Ryder Cup può insegnare molto, primo su tutto il fatto che ospitare un evento simile potrà essere solo un bene per il nostro movimento e per l’intero Paese, come i numeri della Ryder di Roma hanno ampiamente dimostrato.

Nel corso della sua presidenza ha avuto molti meriti, primo su tutti quello di aver condotto l’Italia in una nuova dimensione, oggi considerata una vera e propria ‘Golf Destination’ mondiale. A settembre ci saranno le elezioni per il rinnovo delle cariche federali. Quali sono i punti salienti del suo programma per il prossimo quadriennio federale?

Nel caso io fossi rieletto, e sono convinto di sì, sarebbe il mio ultimo impegno alla guida della FIG.

Questo è un ruolo che richiede un impegno quotidiano enorme per poter portare ai risultati che abbiamo raggiunto in questi anni.

Nel prossimo quadriennio dobbiamo attivare nuove iniziative che abbiamo già individuato, che portino la gente a vedere il golf in modo diverso, presentarlo al grande pubblico sotto un’ottica diversa.

È il momento di abbandonare definitivamente il concetto che il golf sia uno sport d’élite perché non lo è più nemmeno in Italia.

Dobbiamo far convivere e crescere realtà distinte, quelle più tradizionali e quelle meno, generando un’offerta completa per tutti ma insistendo sul concetto che stiamo parlando di uno sport meraviglioso alla portata di tutti, in termini sia di accessibilità economica che sociale.

In ogni Paese esiste una base e una élite che convivono perfettamente.

Se c’è un club che vuole perseguire obiettivi diversi è chiaramente libero di farlo e avrà soddisfazione con i soci su cui punta, ma in generale dobbiamo portare nei circoli nuova linfa, perché il golf è uno sport per tutti.

Basta osservare i grandi eventi come l’Open Championship, dove decine di migliaia di persone, di qualsiasi età e ceto sociale, accorrono a vedere i propri beniamini spinti da una passione comune, quella per il gioco. 

Da uomo di sport, ma soprattutto da Presidente della Federazione Italiana Golf, le piacerebbe portare un giorno Tiger Woods all’Open d’Italia?

Sarebbe un sogno anche se lo vedo difficilissimo. Tiger è stata una stella troppo grande perché oggi decida di scendere in campo al di fuori dei tornei che gioca, ovvero i major e poco altro.

Credo anche che gli sia venuto meno il piacere di esibirsi, probabilmente per le sue condizioni fisiche, se non in gare del tutto eccezionali.

In più i risultati non certo brillanti che sta ottenendo non aiutano, anche se lui ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di smettere.

Vedremo, magari mi sorprende, e io sorprenderò ancora una volta tutti.