Forse per più di un attimo ci aveva addirittura creduto domenica scorsa, quando è partito in testa al via delle ultime decisive 18 buche della CJ Cup.
Rickie Fowler non assapora il gusto della vittoria da ormai tanto, troppo tempo. L’ultimo suo acuto risale ormai al febbraio del 2019, quasi 4 anni fa.
Reduce da un periodo buio in cui ha perso una delle parti più incisive e vincenti del suo gioco, il putt, Fowler era scivolato addirittura oltre il centesimo posto del World Ranking e addirittura al 128° la settimana scorsa, alla vigilia della CJ Cup.
Colpa di tanti, troppi risultati deludenti e di qualche sporadico exploit, lontanissimo dai tempi in cui tutti si aspettavano a ogni major il suo primo meritatissimo alloro in un torneo del Grande Slam.
E invece Rickie, l’idolo dei ragazzini, si è fermato a quei 9 titoli in carriera che oggi sembrano davvero pochini per un giovane dall’immenso talento.
Ma in uno scenario che apparentemente sembra tutto tranne che idilliaco, c’è un dato che certamente fa sorridere, e non poco, il 32enne californiano.
Il terzo posto finale conquistato al Summit Club domenica al termine di una serrata battaglia con Rory McIlroy non gli avrà regalato il tanto sospirato decimo alloro in carriera ma gli ha permesso di superare una soglia davvero invidiabile.
Quella stratosferica dei 40 milioni di dollari: questa la cifra guadagnata da Fowler (in soli premi, al netto degli esorbitanti contratti pubblicitari) in 13 stagioni sul PGA Tour, ovvero dal 2009.
Fowler è il 24 giocatore nella storia del circuito statunitense a riuscire in tale impresa. Per intenderci, splittando i 40.555.982 dollari esatti guadagnati, Fowler ha viaggiato nei suoi 13 anni di permanenza sul PGA Tour a una media di 3.119.690 dollari a stagione, che significano 149.653 ad evento e 43.329 dollari a giro.
Non sarà certo come avere in casa la Giacca Verde o la Claret Jug ma siamo certi che, almeno per questa volta, il sapore dell’insuccesso è stato per Rickie più dolce che mai.